Gli stipendi d’oro dei dirigenti pubblici nel mirino. L’ad di Fs: è rischioso.
Ma il premier tira dritto: «Quando vedrà la ratio sarà d’accordo con me
Ma il premier tira dritto: «Quando vedrà la ratio sarà d’accordo con me
Matteo Renzi all’attacco. Nel mirino evasori e stipendi d’oro dei manager pubblici. A Bruxelles per il consiglio europeo, il premier fornisce una serie di indicazioni in attesa delle decisioni politiche sul “menù” fornito nei giorni scorsi da Carlo Cottarelli, il supercommissario alla spending review, oggi bacchettato dalla Camera che ha definito sbagliati i numeri delle sue slides sui costi di Montecitorio. E se da un lato sembra sempre meno probabile un intervento sulle pensioni (Renzi si lascia solo uno spiraglio sulle pensioni d’oro), dall’altro una certezza Renzi la fornisce: ci sarà il taglio agli stipendi dei manager. Protesta l’ad di Ferrovie, Mauro Moretti ma appare decisamente critico anche il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi. «Non si possono dare voti - dice Squinzi rivolgendosi a Renzi - credo che sia ancora a casa che si sta preparando alle interrogazioni». Poi critica con una battuta anche le lungaggini della burocrazia italiana per ottenere i permessi, parlando in un confronto pubblico con il governatore lombardo Roberto Maroni, pur parlando della necessità che le imprese italiane rimangano in lombardia, racconta la sua esperienza: «Anche oggi mi hanno offerto il Canton Ticino per il nuovo head quarter aziendale: se le lungaggini burocratiche mi fanno aspettare 4-5 anni - aggiunge - ci penso».
Intanto si consuma uno scontro a distanza tra l’ad di Ferrovie e il premier. «Io prendo 850 mila euro l’anno, - dice Moretti - il mio omologo tedesco ne prender tre volte e mezzo tanti». Poi avverte che molti manager, lui compreso, potrebbero decidere di andare via dall’Italia. Ironici i commenti: «se Moretti vuole andare via - dice ad esempio il Codacons - gli paghiamo il biglietto dell’aereo». A Moretti dopo molti commenti (da Loredana De Petris di Sel che dice «parole inaccettabili» a Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia «espatri pure») risponde direttamente Renzi: «Confermo l’intervento sugli stipendi dei dirigenti pubblici. Sono convinto che quando Moretti vedrà la ratio sarà d’accordo con me». Risponde Moretti: «di lui mi fido». Rilancia il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che chiede di intervenire anche sugli stipendi dei manager delle molte municipalizzate.
Dunque qualche certezza ma tra pensioni, difesa, forze di polizia, sono molti i capitoli della spending attualmente in bilico. E allo stato sembra allontanarsi l’ipotesi di appesantire il deficit portandolo dal 2,6% stimato a ridosso (ma sotto) il 3% del limite europeo. Qualche indicazione in più arriverà comunque a breve con la presentazione del Def al Parlamento. E sul supercommissario si abbatte intanto la censura della Camera dei deputati. «Non corrisponde al vero per ciò che riguarda l’andamento della spesa della Camera dei deputati» quanto sostengono le slide di Cottarelli, pubblicate nei giorni scorsi, secondo le quali dal 2009 non sono calati i costi degli organi costituzionali.
Il “coniglio dal cilindro” di Renzi, con tutti i rischi del caso, potrebbe essere una nuova stagione di lotta all’evasione. Fatta però stavolta con strumenti più moderni. Una “cyber-guerra” agli evasori insomma. Renzi lo spiega con un tweet a chi gli chiede se aumenterà le tasse: «contro l’evasione ho intenzione di combatterla anche attraverso l’innovazione digitale e l’incrocio dei dati. Ne parliamo presto». Così le novità potrebbero arrivare a breve, cioè nel pacchetto di `riforma fiscale´ annunciato prima dell’estate. Ma come noto la strada della lotta all’evasione fiscale (260 miliardi sottratti ogni anno alle casse pubbliche) è assai difficile da percorrere. E ben lo sanno tutti i ministri che si sono alternati in questi anni al Tesoro che infatti, nelle varie leggi finanziarie, postavano cifre sempre molto prudenti su questo capitolo. Certo è che l’incrocio dei dati annunciato dal premier, in epoca di Agenda digitale, potrebbe tornare assai utile. Anche per “mirare” meglio il recupero dell’evasione che poi viene dato in carico ad Equitalia (60-70 miliardi su cui “lavorare” e circa 8 miliardi di recupero l’anno).
Economia -21/03/2014
fonte: http://www.lastampa.it
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