Dopo l’ennesima tragedia nelle acque tra la Libia e Lampedusa è
ricominciato il pressing per ripristinare l’operazione di salvataggio
Mare Nostrum. Lo schema politico e mediatico utilizzato per sostenere la
necessità di riprendere l’operazione che in un anno ha fatto sbarcare
in Italia 200 mila clandestini è lo stesso impiegato per giustificarne
l’avvio: il “senso di colpa” e la “vergogna” di non impedire che tante
persone muoiano in mare per raggiungere l’Italia.
Eppure si tratta di un esodo di cui certo non abbiamo colpa e di
fronte al quale abbiamo mostrato accoglienza e tolleranza senza pari nel
mondo. Una campagna mediatica evidentemente scorretta che sorvola sul
fatto che i responsabili di queste tragedie sono gli stessi clandestini e
i trafficanti di esseri umani legati alle organizzazioni terroristiche
islamiche come Analisi Difesa sostiene da moltissimo tempo insieme a
poche altre voci “fuori dal coro” e come finalmente oggi riconoscono
quasi tutti.
L’ultima
tragedia del mare con 29 morti assiderati poi “gonfiati” a oltre 300 in
base alle dichiarazioni dei superstiti e non al recupero di cadaveri
spiega in modo chiaro quale strategia mediatica sui stia giocando per
ripristinare Mare Nostrum, operazione che favorisce economicamente i
trafficanti arabi e un bel po’ di organizzazioni ed enti legati a
diversi carri politici e attivi nell’assistenza agli immigrati.
Connection sulla quale indaga la procura di Roma e ben esemplificata
dalla celebre intercettazione in cui si sosteneva che “si fanno più
soldi con rom e clandestini che con la droga” .
Gli ultimi morti in mare, che siano 29 o 300, non sono certo casuali.
I sopravvissuti dicono di essere stati costretti a imbarcarsi
nonostante il mare forza 8. Condizioni che avrebbero dovuto scoraggiare
le partenze di gommoni e barconi dalla costa libica e infatti i due
pattugliatori d’altura della flotta di Triton (l’operazione di
sorveglianza gestita dall’agenzia europea per le frontiere Frontex), uno
italiano e uno islandese, nel momento della tragedia si trovavano in
porto per rifornirsi e cambiare gli equipaggi.
Affermare
oggi che Triton è inadeguata perché opera a sole 30 miglia dalle acque
italiane e non è prettamente una missione di soccorso è pura
speculazione. Perché nessuno si chiede invece per quale ragione quel
gommone è salpato con quelle condizioni meteo?
I trafficanti volevano evidentemente la strage per ottenere il
ripristino di Mare Nostrum grazie a cui per un anno hanno incassato quei
miliardi con i quali probabilmente oggi lo Stato Islamico sta
conquistando la Libia.
Quando le navi italiane incrociavano davanti alle coste libiche i
trafficanti mettevano in mare barche di ogni genere con il carburante
contato per uscire dalle acque territoriali libiche. Un lavoro facile,
facile anche se in molti sono morti ugualmente perché diverse bagnarole
erano talmente precarie c he non reggevano le onde neppure per poche
miglia.
Riempire
l’Italia di clandestini e le loro tasche di soldi è un obiettivo
legittimo per criminali e terroristi. Un po’ meno che questo obiettivo
venga perseguito e sostenuto anche qui da noi dalla solita mobilitazione
buonista che, per ingenuità o malafede, vorrebbe colpevolizzare
l’Italia e la Ue ogni volta che un clandestino muore in mare.
Le marine europee, soprattutto quella italiana durante l’operazione
Mare Nostrum e persino gli equipaggi dei mercantili in transito nel
Canale di Sicilia hanno soccorso migliaia di persone incoscienti. Senza
l’Italia e la Marina Militare i morti sarebbero stati decine di migliaia
solo nell’estate scorsa anche se persino con Mare Nostrum, missione
prettamente di salvataggio, i clandestini morivano tra le onde.
Benché la flotta italiana si spingesse fino a poche miglia dalle
coste libiche diverse imbarcazioni sono affondate subito dopo essere
salpate trascinando sul fondo si stima 3 mila persone, forse molte di
più tenuto conto che di molte imbarcazioni si sono perse le tracce e i
morti si valutano contando i cadaveri recuperati e raccogliendo le
testimonianze di eventuali sopravvissuti.
Rimpiangere
Mare Nostrum come fanno la sinistra e parte del mondo cattolico è
un’assurdità sotto tutti i punti di vista e significa soprattutto non
voler guardare in faccia la realtà. Le responsabilità dei morti in mare
sono dei trafficanti e dei clandestini, non certo di un sistema di
soccorso che non potrà mai garantire che nessuna bagnarola stracarica si
rovescerà o che nessuno congelerà su un gommone.
Mare Nostrum non ha avuto alcun effetto deterrente sui trafficanti e
gran parte degli scafisti arrestati sono già tornati in libertà….e al
loro lavoro.
In compenso ha invece portato in Italia 200 mila immigrati illegali
in appena 14 mesi favorendo l’arricchimento di trafficanti e terroristi
islamici senza peraltro riuscire a scongiurare la perdita di vite umane.
Un fallimento a meno che non ci si ponga l’obiettivo di svuotare
l’Africa dai suoi abitanti.
Nessuno
finora sembra volersi impegnare in armi per stabilizzare la Libia
neppure ora che ampie regioni sono sotto il controllo di qaedisti e
sostenitori dello Stato Islamico: condizioni che cointribuiranno a
rendere cronici i massicci flussi migratori verso l’Italia evidenziando
ulteriormente come nessuna missione di soccorso potrà mai gestire,
scongiurando incidenti e tragedie in mare, flussi così consistenti di
immigrati illegali.
Come avevamo previsto, con la fine di Mare Nostrum i barconi
avrebbero ripreso a muovere verso Lampedusa, primo lembo di territorio
italiano per chi proviene dalla Libia. In gennaio gli arrivi in Italia
sono stati oltre il 60% in più di quelli del gennaio 2014 e con la della
bella stagione le strutture d’accoglienza dell’isola verranno presto
messe a dura prova. A Roma nessuno sembra comprendere che il solo
modo per scongiurare i morti in mare è respingere i flussi di migranti
applicando una sorta di blocco navale alle coste libiche e utilizzando i
mezzi militari per riportarli indietro in condizioni di sicurezza.
Oltre
tutto si tratterebbe dell’unica soluzione che risponda agli interessi
nazionali, tema di cui la politica sembra da tempo disinteressarsi.
Eppure è evidente che l’Italia non ha né i mezzi né l’interesse ad
accogliere 200 mila clandestini all’anno tenuto conto del forte disagio
sociale che vivono milioni di italiani e che degli immigrati illegali
sbarcati l’anno scorso solo circa 66 mila sono ancora in Italia, 64 mila
hanno chiesto asilo ma appena poco più di 3 mila lo hanno ottenuto.
Oltre a questo non possiamo continuare a diffondere nel mondo il
messaggio che l’Italia accoglie chiunque paghi il pizzo a criminali e
terroristi islamici. Con quale faccia aderiamo alla Coalizione contro
lo Stato Islamico in Iraq o dichiariamo di volerlo “combattere” in
Libia (come ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni) e poi
arricchiamo a dismisura le casse jihadiste spalancando i confini ai
loro traffici?
Piaccia o non piaccia ai cultori del politically correct e alle tante organizzazioni che sull’assistenza agli immigrati incassano ingenti somme di denaro solo i respingimenti assistiti possono fermare esodo e morti.
Piaccia o non piaccia ai cultori del politically correct e alle tante organizzazioni che sull’assistenza agli immigrati incassano ingenti somme di denaro solo i respingimenti assistiti possono fermare esodo e morti.
Come
appare evidente nessun migrante spenderà più i suoi risparmi per un
viaggio che si concluderà sulla sponda africana del Mediterraneo, non su
quella europea.
I respingimenti azzereranno o quanto meno ridurranno i flussi e con
essi le morti in mare e gli incassi miliardari di malavita araba e
terrorismo islamico.
Se davver0 ci si preoccupa di salvare vite umane allora è un’ottima
idea ripristinare Mare Nostrum ma con una missione opposta a quella
ricoperta l’anno scorso, affidando cioè alla Marina il compito di
scortare barconi e immigrati illegali sulle coste libiche. Come fa da
tempo la Marina australiana con le imbarcazioni di clandestini
provenienti dall’Indonesia.
fonte: www.analisidifesa.it
Gianandrea Gaiani
Giornalista
nato nel 1963 a Bologna, dove si è laureato in Storia Contemporanea,
dal 1988 ha collaborato con numerose testate occupandosi di analisi
storico-strategiche, studio dei conflitti e reportages dai teatri di
guerra. Attualmente collabora con i quotidiani Il Sole 24 Ore, Il
Foglio, Libero, Il Corriere del Ticino e con il settimanale Panorama sul
sito del quale cura il blog “War Games”. Dal febbraio 2000 è direttore
responsabile di Analisi Difesa. Ha scritto Iraq Afghanistan - Guerre di
pace italiane.
www.presseurop.eu/en/content/author/269701-gianandrea-gaiani
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