Ennesimo rinvio. Ulteriore presa in giro, verrebbe da dire.
Di sicuro ancora una volta è stato calpestato il diritto: quello
formale, ad essere giudicati da un tribunale internazionale, e quello
naturale, che non può vedere un essere umano “imprigionato” per tre anni
senza che contro di lui sia emessa alcuna condanna. Il tribunale
speciale indiano di New Delhi ha infatti rinviato al 12 marzo la
discussione sul caso dei Marò italiani, Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre, indagati in India ormai da tre anni.
Un tempo lunghissimo, rotto solo da dichiarazioni di intenti e da nessun risultato,
che offendono l’Italia, le sue tradizioni e la sua cultura. Trentasei
mesi durante i quali la sovranità italiana è stata cancellata per
proteggere interessi economici. Una storia senza fine, inaccettabile ed
in cui le parole dominanti sono state sempre “riservatezza e profilo
basso”. Anni caratterizzati da un’indifferenza totale e quasi
generalizzata a livello politico, incomprensibile da parte di chi invece
avrebbe dovuto far sentire la propria voce in maniera incisiva.
Un periodo in cui si sono succeduti tre Governi che sembra si siano passati “il testimone” su come gestire il caso.
Quello del Presidente Monti che ha deciso di rispedire in India i due
Fucilieri di Marina con un Ministro della Difesa attento a non
abbandonare una nave ormai alla deriva e prossima all’approdo, pur di
non rischiare posizioni di privilegio future. Quello Letta, piuttosto
disattento alla vicenda con un Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli
pronto a dichiarare di aver concordato con l’India “regole di ingaggio”
avanzando anche l’ipotesi di una disponibilità italiana di accettare una
mite condanna indiana a seguito della quale far rientrare i due
militari in Italia nel quadro dello scambio di condannati, così come
previsto da un accordo bilaterale sottoscritto nell’agosto 2012.
Un terzo Governo, l’attuale, con il Presidente del Consiglio pronto a dichiarare agli italiani la sua vicinanza ai due Marò
con telefonate ed altre azioni di facciata, ma poco concreto nei
risultati. Un Primo Ministro che in base alle sue consolidate esperienze
in tema di politica estera preferisce ricorrere ad una “Diplomazia
Tranquilla”, sinonimo in questo caso di “Diplomazia Dormiente”, visti i
risultati fino ad ora raggiunti. Un Renzi pronto ad ostentare ottimismo
dopo quattro parole scambiate con il Premier indiano Modi in occasione
dell’ultimo G20, ma altrettanto “timido” nel portare avanti iniziative
internazionali, nonostante che lo stesso Premier indiano avesse qualche
giorno prima del G20 che di fronte alla pirateria marittima doveva
applicarsi il Diritto Internazionale.
Gli italiani, invece, continuano ad attendere che due concittadini rientrino in Italia liberi ed a testa alta
e le Forze Armate aspettano un segnale che garantisca loro la tutela
dello Stato quando impiegate in operazioni fuori dal territorio
nazionale.
di Fernando Termentini - 20 febbraio 2015
fonte: http://www.interris.it
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