Ankara bastione orientale dell’Alleanza Atlantica. Ieri. Oggi la Turchia di Erdogan è ancora uno Stato laico?
La Nato che non sai più che cosa sia e cosa ancora potrà
essere. Vecchia Guerra fredda e le nuove tensioni sull’Ucraina. La Nato
voluta da alcuni come ‘sceriffo del mondo’, ma non di tutto il mondo. Su
quello islamico le incertezze ‘petrolifere’ americane e il problema
Turchia col velo di Erdogan
Più passa il tempo e meno si capisce quali siano, oggi, ruolo e
funzione della NATO. Di certo siamo ben distanti dai compiti che le
furono assegnati all’atto della fondazione, che risale all’ormai lontano
1949. A quei tempi la situazione internazionale era assai diversa da
quella attuale.
In piena Guerra Fredda gli Stati Uniti e i loro alleati ritenevano
che la contrapposizione ideologica con l’Unione Sovietica potesse ben
presto trasformarsi in un vero e proprio conflitto armato.
La potenza militare dell’URSS nel periodo staliniano era all’apice, e
si temeva che i sovietici, non contenti della cintura di Paesi
satelliti creata nell’Europa orientale, intendessero procedere a
un’ulteriore espansione della loro sfera d’influenza.
Inutile dire che, in campo opposto, si pensavano più o meno le stesse
cose, considerando gli USA quali potenziali aggressori. Dopo nacque
infatti il Patto di Varsavia, e mette conto notare che entrambi gli
schieramenti si basavano sul concetto di “difesa collettiva”. Questo in
teoria, poiché le decisioni importanti venivano assunte soltanto a
Washington da un lato, e a Mosca dall’altro.
Dopo il crollo dell’URSS e la conseguente scomparsa del Patto di
Varsavia, l’Alleanza Atlantica ha iniziato ben presto a espandere il suo
raggio d’azione, senza punto preoccuparsi di verificare se l’opinione
pubblica dei Paesi membri fosse o meno d’accordo. Oggi troviamo la Nato
impegnata in svariate aree del mondo, e molte di queste sono assai
lontane dal perimetro d’azione fissato quando venne fondata.
Stiamo pure assistendo a fatti quanto meno curiosi. L’Alleanza
occidentale è sensibilissima al problema ucraino. L’intento è quello di
attirare Kiev al proprio interno, con la scusa di una presunta volontà
russa di ricreare un’entità simile alla defunta URSS. Il ragionamento
non sta in piedi, ma su tale argomento non mette conto insistere perché
se n’è già parlato molto.
Molto minore sembra però l’interesse per la Libia e il Mediterraneo,
zone che invece dovrebbero – almeno in teoria – essere al centro
dell’attenzione dell’Alleanza. Circa la crisi libica, del resto
innescata proprio dall’intervento armato di alcuni importanti Paesi
membri, la NATO è rimasta piuttosto silente, pur essendo chiarissimi i
pericoli della presenza jihadista soprattutto per le nazioni alleate
dell’Europa meridionale (tra le quali, in primo luogo, l’Italia).
Forse una spiegazione si può trovare pensando all’attuale ruolo della
Turchia, entrata nella NATO pochi anni dopo la fondazione, nel febbraio
del 1952 (prima, dunque, della Germania e della Spagna). Si dà tuttavia
il caso che la Turchia di allora, nazione musulmana che s’ispirava –
almeno ai vertici – al laicismo di Ataturk, fosse ben diversa da quella
attuale. E lo rimase per decenni, tanto che Ankara fu per lungo tempo
considerata il bastione orientale dell’Alleanza.
Con l’avvento di Erdogan tutto è cambiato, e anche in modo radicale.
La Turchia è (per ora) rimasta nella NATO, ma il nuovo leader ha
promosso senza remore un processo di islamizzazione sempre più spinto,
riuscendo in pochi anni a emarginare le forze armate che erano
ufficialmente le custodi della costituzione laica. Le conseguenze sono
di grande portata. Da un lato Erdogan sta perseguendo il disegno di
rivitalizzare lo spirito del vecchio impero ottomano. Dall’altro strizza
l’occhio – e forse qualcosa di più – alle formazioni del
fondamentalismo islamista, Isis incluso.
Non è solo la vicenda di Kobane a testimoniarlo. I sospetti circa gli
appoggi e i finanziamenti turchi alle formazioni anzidette sono ormai
di dominio pubblico, ed è probabile che parlare solo di “sospetti” sia
riduttivo, anche nel caso libico.
Nell’Alleanza Atlantica i vari Paesi membri condividono le
informazioni militari. Lecita quindi una domanda. Come si può combattere
efficacemente il fondamentalismo se uno degli alleati gioca in proprio,
fornendo a esso un sostegno neanche troppo nascosto? La risposta è che,
ovviamente, non si può.
Di qui reticenze e incertezze in Libia e aree simili, e in
contemporanea la voce grossa in Ucraina con la Federazione russa. Penso
che tali fatti vadano opportunamente sottolineati, se non altro per
contrastare la retorica della “espansione della democrazia” che ci viene
quotidianamente propinata da stampa e mass media compiacenti.
Nessun commento:
Posta un commento