RIPORTIAMOLI A CASA
Tre anni di menzogne ed errori «Facciamogli sentire la vicinanza dell’Italia»
«Per i marò una soluzione che preveda delle scuse? Ma vogliamo smettere
di calarci le braghe?» L’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente del
Gruppo Nazionale Leone di San Marco, già comandante dello storico
Reggimento, non usa mezze parole per manifestare delusione e amarezza. I
due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, facendo il loro
dovere di militari italiani, sono finiti nel tunnel della giustizia
indiana esattamente tre anni fa. E ancora non si vede la luce.
Ammiraglio Guglielmo Nardini, cosa significa essere un marò del San Marco?
«Il San Marco affonda le sue radici storiche negli equipaggi delle navi
che, nella prima Guerra Mondiale, dopo la sconfitta di Caporetto
scesero dalle imbarcazioni per difendere Venezia. All’epoca si chiamava
Reggimento Marina e quei coraggiosi tennero l’urto delle forze
austro-ungariche e consentirono poi all’Italia di sopravvanzare alla
sconfitta di Caporetto, riprendere le posizioni perse e vincere il
conflitto. Furono così valorosi che la città di Venezia, riconoscente,
il 17 marzo 1919, volle dare il nome del suo santo patrono a questo
reggimento».
Quali le caratteristiche dei marò?
«L’uomo del San Marco è prima di tutto un marinaio, ha più acqua di
mare che sangue, nelle vene. È legato fortissimamente ai suoi colleghi,
con i quali condivide le difficoltà della vita a bordo della nave. Oltre
tutto questo c’è il combattimento a terra, l’essere molto uniti e
dipendenti gli uni dagli altri. Il San Marco è un gruppo, estremamente
coeso e preparato. Per questo è una delle eccellenze delle Forze Armate
Italiane. Essere marinaio e fante è difficile, oltre che pesante, dal
punto di vista fisico e psichico».
E qual è il sentimento di un marinaio del San Marco per la vicenda dei marò Latorre e Girone?
«Con grande onestà, il sentimento è uno solo: delusione. Non,
ovviamente, nei confronti di Latorre e Girone per i quali ho la massima
stima e considerazione, ma delusione per tutti coloro che hanno fatto
grandi promesse, hanno sbandierato azioni ciclopiche ma, allo stato dei
fatti, concretamente, i due fedeli, onesti ed onorati servitori dello
Stato, sono abbandonati, uno in India e uno in Italia, per sbaglio,
perché già lo volevano indietro due mesi fa».
Chi li ha abbandonati?
«La politica, io ai miei tempi ho giurato fedeltà alla Repubblica, fino
all’estremo sacrificio, come tutti coloro che portano le stellette. Chi
viene a governarci invece non giura, o forse giura con le dita
incrociate, sono molto arrabbiato su questo, anzi, sono inferocito
perché poi sono loro che danno gli ordini alle Forze Armate, per gli
scopi confacenti agli interessi della Nazione. E allora chi fa parte
delle Forze Armate non può essere abbandonato. Ma la sorte di Latorre e
Girone è profondamente radicata nel cuore degli italiani. Altra cosa che
mi fa arrabbiare e mi provoca vergogna è subire supinamente il sopruso
che sta compiendo l’India che, in barba a tutte le convenzioni
internazionali, sta compiendo un’azione illegale».
Perché?
«Non può giudicare due cittadini di uno stato diverso che hanno
compiuto, secondo loro, un’azione in acque internazionali. Nave
italiana, bandiera italiana a giudicare dev’essere l’Italia e non certo
l’India».
Lei in passato ha lanciato iniziative molto polemiche, come l’astensione dal voto, cosa possiamo fare oggi?
«Non saprei più che fare, di azioni eclatanti ne sono state fatte a
sufficienza, abbiamo anche tentato di inviare delle mail al presidente
del Parlamento Europeo, Martin Schulz e non so se per caso o perché ne
ha ricevuto una tonnellata, dopo qualche giorno ha fatto una
dichiarazione in merito, che ha infastidito molto i governanti
dell’India. L’unica soluzione è che chi governa l’Italia punti i piedi e
se li riporti in Patria».
Si parla di una trattativa riservata, con riconoscimento di colpa e scuse.
«Latorre e Girone devono tornare con tutti gli onori, senza macchia. I
marinai qualche volta sono sboccati nel loro fraseggio: ci siamo già
calati le braghe una volta, quante volte lo dobbiamo fare? Mando a
Massimiliano e Salvatore il messaggio forte della vicinanza
dell’associazione e di tutti gli italiani. E chi deve fare faccia. Non
chiacchieri».
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