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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

10/03/14

All’India che non molla i marò non basta il boom economico


NON DIMENTICHIAMOLI


B__WEB
C'è qualcosa di barbarico e di ingiusto nell'India che non vuole far tornare in Italia i nostri due marò. Barbarico perché il Paese, nato da una lotta contro il colonialismo, si mostra coloniale senza però avere l'equilibrio della democrazia britannica. Come se un contrappasso storico, culturale, di rapporto con il mondo si fosse impossessato degli indiani. Spirituali, profondi, così vengono visti dagli intellettuali della sinistra italiana i luoghi delle Indie, al plurale nell'errore di Cristoforo Colombo, scopritore a sua insaputa, dell'America. Ma al plurale anche per noi perché due anni e passa in attesa di giudizio sono il segno di una barbarie plurale e ripetuta.
È tempo che l'India rimandi in Italia i nostri due fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, e non li usi come pretesto per le proprie beghe elettorali, per i suoi conflitti interni. Per i fatti propri insomma. Le cronache di un Paese esotico alla democrazia, nonostante venga considerata la più popolosa democrazia del mondo, dicono che i problemi per Nuova Delhi e dintorni sono parecchi. Accade ad esempio che la polizia della città arresti 14 persone dopo che attivisti di due partiti politici rivali si sono scontrati nelle strade della capitale provocando decine di feriti. A dirlo è il portavoce della polizia Rajan Bhagat, che afferma che i 14 sono stati arrestati con l'accusa di disordini e assemblea illegale. Le violenze si sono verificate nei giorni scorsi, alcune ore dopo che la Commissione elettorale aveva annunciato che le elezioni parlamentari si svolgeranno in più tappe fra il 7 aprile e il 12 maggio. Secondo la ricostruzione della polizia i sostenitori del partito Aam Aadmi hanno attaccato la sede principale nella capitale dello schieramento di opposizione Bharatiya Janata.
Scontri simili si sono verificati a Luknow, la capitale dello Stato settentrionale dell'Uttar Pradesh. Un dettaglio che svela tutta la barbarie che l'India sta vivendo, sulle regole intendiamo. Se le democrazie scelgono di concentrare il voto elettorale in uno o due giorni il motivo c'è ed è lapalissiano. Evitare brogli. Più si dilata il periodo in cui si può votare, magari cambiandolo anche a seconda delle zone, e più si rischiano manipolazioni e trucchetti. A tappe si fanno le corse ciclistiche non i Parlamenti. E in India addirittura hanno scelto di votare in 35 giorni. Che sarebbero 35 giorni di urne aperte. Ma dove siamo? Le anime belle che paragonano il boom economico e le prime fasi democratiche dell'India a quelle vissute nel nostro Paese dopo la II Guerra mondiale, sbagliano. Eccome. L'Italia dal tempo dei romani codifica e applica un sistema di diritto, ed il nostro referendum tra monarchia e Repubblica, il voto per la Costituente e le prime elezioni politiche del 1948 sono state e sono tuttora un modello di democrazia partecipata e popolare da studiare.


A Nuova Delhi dovrebbero cominciare a lavorarci su ed a rileggersi anche le garanzie di libertà che uno Stato democratico ha il dovere di rispettare. Dove è finito il rispetto verso i nostri due marò? Ce li rimandino e per favore evitino, gli indiani, il ruolo di vittime del colonialismo culturale italiano. Gli unici colonialisti fuori dal tempo sono rimasti loro. Certo, economicamente hanno grandi potenzialità e attraggono i desideri economici del mondo, lo sappiamo.
La casa automobilistica tedesca Daimler, per fare un esempio, ha iniziato dappoco la costruzione di una nuova fabbrica per produrre autobus nel sud dell'India. Il nuovo stabilimento dovrebbe essere completato a marzo 2015. L'impianto, che costerà 69 milioni di dollari, avrà una capacità iniziale di 1.500 autobus all'anno, ma Daimler conta di estenderla a 4.000 veicoli all'anno nel medio termine. Daimler conta di aumentare le vendite nel secondo più grande mercato al mondo per gli autobus, dove il produttore locale Tata è leader. Questo piccolo fatto di cronaca è il segno che l'economia respira aria di boom e che in molti vogliono l'India. Ma non basta un boom economico a far arrivare la democrazia piena (vedi anche esempio della Cina). L'Italia nel periodo 1946-60 è riuscita a mettere insieme entrambi, democrazia e boom, e per questo gli indiani dovrebbero studiarci con ammirazione e rispetto. Un rispetto che deve cominciare dal liberare subito i nostri due marò.












Massimiliano Lenzi 

fonte: http://www.iltempo.it - 10/3/14

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