L'ITALIA ACCOGLIE ..... L'AFRICA RINGRAZIA.
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Il capitano della nave Idra Q., Sandro De Simone di Silvi (Teramo), e il direttore di macchina Massimo Liberati di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), sono stati fermati 10 giorni fa da militari armati del Gambia perché una rete a bordo del loro peschereccio avrebbe presentato maglie irregolari: sono in carcere senza acqua né cibo
Paura per la sorte di due pescatori italiani rinchiusi da una settimana in un carcere di Banjul, capitale del Gambia, come dei delinquenti comuni. I due non avrebbero accesso a servizi igienici di alcun tipo,
e ci sarebbero enormi problemi anche per quel che riguarda il cibo. Si
teme per la loro vita. "Sono rinchiusi in celle sovraffollate, senza
bagni, senza servizi e senza acqua, e si trovano in due bracci diversi
del carcere, reclusi con veri criminali" dice la società per cui
lavorano.
Il capitano della nave Idra Q., Sandro De Simone di Silvi (Teramo), e il direttore di macchina Massimo Liberati
di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), sono stati fermati 10
giorni fa da militari armati del Gambia perché una rete a bordo del loro
peschereccio avrebbe presentato maglie irregolari: 68 millimetri di
larghezza invece di 72. Sembra incredibile, ma è tutto vero. I due
italiani sono isolati, non hanno potuto mai chiamare le famiglie in
Italia né gli avvocati.
Sei giorni fa si è tenuta una prima
udienza in tribunale e i due italiani sono stati incarcerati. Il console
onorario in Gambia, giovedì 5 marzo, ha potuto vederli per qualche
minuto "Non sono in buone condizioni, né fisiche, né mentali" ha detto all'uscita dal carcere.
"Non abbiamo modo di parlarci, non sappiamo neanche se siano ancora
vivi e temiamo per ciò che potrebbe accadere andando avanti così" dicono
dalla Italfish, società armatrice della barca su cui lavoravano.
L’ufficio della Italfish srl che si sta occupando di gestire la crisi
riferisce di aver saputo da fonti locali che i due italiani sono senza cibo fin dal giorno dell’arresto.
Sono
al lavoro due rappresentanti della società armatrice, uno a Dakar
(Senegal) dove si trova l'ambasciata competente per territorio, e
l'altro in Gambia. L'obiettivo è quello di ottenere la revoca del provvedimento di arresto - avvenuto al termine di quella che la Italfish definisce come "udienza sommaria" - e il rilascio dei due marinai. A bordo dell'imbarcazione era presente anche un terzo italiano, il nostromo Vincenzino Mora, di Torano Nuovo, non coinvolto nella vicenda giudiziaria.
8 marzo 2015
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