Ma le Forze dell'Ordine non dovranno più essere lo sfogo di qualche imbecille per guerre personali.
Se è sancito il diritto allo sciopero e il permesso a manifestare lo è anche quello sull'integrità dei lavoratori .... i poliziotti.
Se dovranno essere identificabili ... quelli che difendono, a maggior ragione dovranno esserlo gli altri ... quelli che offendono, ai quali dovrà essere assolutamente vietato l'uso di caschi integrali, passamontagna, bastoni, scudi e spranghe .... Siamo o no in uno Stato di diritto ? Possibile che il giorno prima di una manifestazione prefetto e questore debbano andare a controllare il percorso interessato e pianificare come se fosse un campo di battaglia ??
Se dovranno essere identificabili ... quelli che difendono, a maggior ragione dovranno esserlo gli altri ... quelli che offendono, ai quali dovrà essere assolutamente vietato l'uso di caschi integrali, passamontagna, bastoni, scudi e spranghe .... Siamo o no in uno Stato di diritto ? Possibile che il giorno prima di una manifestazione prefetto e questore debbano andare a controllare il percorso interessato e pianificare come se fosse un campo di battaglia ??
e.emme
In settimana inizia l'esame al Senato dei ddl. Strumento di garanzia o schedatura degli agenti?
«L’idea
è nata nel 2001, subito dopo gli incidenti del G8 di Genova». Il
senatore Peppe De Cristofaro all’epoca era uno dei portavoce del Genoa
Social Forum. Oggi, eletto con Sinistra Ecologia e Libertà a Palazzo
Madama, racconta quella che quindici anni dopo si è trasformata in una
«battaglia storica dei movimenti pacifisti». L'introduzione di un codice
identificativo per le forze dell'ordine. E in particolare
l'obbligatoria applicazione di specifici contrassegni sui caschi degli
agenti. «Nessuna criminalizzazione» ci tiene a precisare più volte.
Piuttosto, così racconta, la necessità di introdurre anche in Italia uno
strumento di garanzia, «a tutela anche della stragrande maggioranza
delle forze dell’ordine, persone serie che svolgono il proprio lavoro
con responsabilità e salari fin troppo bassi».
Dopo anni di attesa, adesso il disegno di legge è a un passo
dall'esame dell’Aula. Terminato l’iter in commissione, il ddl De
Cristofaro è arrivato in assemblea. Secondo il calendario dei lavori, il
Senato dovrà iniziare a votare giovedì prossimo, 12 marzo. Al massimo
si posticiperà di qualche giorno, visto che l’arrivo da Montecitorio del
provvedimento sul divorzio breve potrebbe creare più problemi del
previsto.
Sulla carta l'approvazione non sembra in discussione. Assieme al
disegno di legge di De Cristofaro, in commissione Affari costituzionali
ne sono stati depositati altri tre. C’è il documento dell'esponente del
Pd Luigi Manconi, da tempo attivo sull’argomento. E quelli di matrice
grillina, presentati da Marco Scibona e Lorenzo Battista (ex M5s).
L’impegno dei pentastellati sul tema non è una novità: quasi un anno fa
era apparso sul sito di Beppe Grillo un post che chiedeva di introdurre
anche in Italia numeri identificativi per le forze dell’ordine. Resta la
forte contrarietà di alcuni esponenti di centrodestra, che temono il
rischio di ritorsioni o intimidazioni per gli agenti. O peggio ancora,
come denuncia qualcuno, il tentativo di schedare i poliziotti.
«Un'assurdità colossale da stroncare immediatamente», ha spiegato
qualche settimana fa il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
Insomma, il dibattito resta aperto. Tanto più che all’interno del gruppo
Pd ancora deve essere aperta un riflessione sul provvedimento in esame,
come raccontano alcuni senatori dem.
Ma cosa prevede il provvedimento? «Lo scopo - si legge nel testo - è
di introdurre delle modalità di individuazione che, ove fosse richiesto
dalle circostanze, tutelino quanti tengono, e sono naturalmente la
maggioranza, comportamenti conformi alle norme e alle circostanze».
Un’accortezza necessaria per risalire ai colpevoli in caso di abusi. La
norma prevede quindi l’obbligatorietà di identificare gli agenti che
indossano un casco di protezione «mediante l’applicazione di
contrassegni univoci sullo stesso». Si tratta di una “sigla univoca”
impressa sui due lati e la parte posteriore del casco, in grado di
identificare l’operatore che lo indossa. Niente nomi, ovviamente. Come
precisa l’articolo 4 del disegno di legge, sarà l'amministrazione di
appartenenza a tenere «un registro aggiornato degli agenti, funzionari,
sottufficiali e ufficiali ai quali è stato assegnato il casco». Nessuna
caccia alle streghe, giura De Cristofaro. Anzi, nel suo ddl cita una
nota del Silp, un sindacato di Polizia della Cgil, secondo cui «il casco
identificativo alfanumerico ha un duplice effetto trasparenza: verso
l’opinione pubblica, che sa chi ha di fronte, e a garanzia di tutti i
poliziotti che svolgono correttamente il loro servizio».
Non è tutto. il provvedimento impone poi agli operatori delle forze
di polizia impiegati in servizi di ordine pubblico - qualora non
indossino l’uniforme prescritta - di portare indumenti che li
identifichino «univocamente e a distanza come appartenenti delle Forze
dell’Ordine». Pettorine, ad esempio. Oppure la «sciarpa tricolore» per i
funzionari responsabili. Il motivo è presto detto. Come si legge nel
ddl presentato dal Partito democratico, la norma nasce per «evitare che
si generino equivoci o confusioni che, nella tensione inevitabile di
talune manifestazioni di piazza, potrebbero degenerare o acuire le
tensioni».
Infine, il ddl prevede il divieto assoluto di indossare, da parte di
agenti, «segni distintivi propri di alcune professioni per le quali le
norme e l’uso hanno sempre garantito speciali salvaguardie per
assicurare la libertà di informazione, per quanto riguarda i
giornalisti, o la libertà di movimento per quanti, medici o vigili del
fuoco, garantiscono i servizi di emergenza». Ma perché questa
disposizione? Le note introduttive del disegno di legge del Pd a prima
firma Manconi si soffermano ulteriormente su questo aspetto. E tornano
ancora una volta al G8 di Genova. «In occasione dei fatti di Genova del
luglio 2001 - si legge - lo stesso segretario della Federazione
nazionale della stampa, Paolo Serventi Longhi, ha più volte denunciato
l’uso di pettorine in dotazione ai giornalisti da parte di poliziotti
non meglio identificati. E alcune foto degli scontri mostrano persone
con tali pettorine che impugnavano pistole in prossimità di gruppi di
poliziotti, il che fa escludere che si trattasse di dimostranti
travisati e armati»
Marco Sarti - 9 marzo 2015
fonte: linkiesta.it
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