Analisi Difesa sottolinea da tempo la necessità di attuare
“respingimenti assistiti” degli immigrati clandestini in arrivo dalla
Libia per contrastare criminalità e terrorismo e scoraggiare flussi che
altrimenti saranno senza fine. Qualcosa sembra finalmente muoversi in
questo senso anche nel governo italiano dopo che l’agenzia Askanews ha
rivelato che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha presentato il
12 marzo a Bruxelles ai colleghi dell’Ue un “non paper”, che propone di
“coinvolgere direttamente i paesi terzi affidabili nella sorveglianza
marittima e nelle attività di ricerca e salvataggio”.
Una proposta basata sull’impiego di “meccanismi di cooperazione
operativa ad hoc”, in particolare al largo della Libia, l’area più
interessate dal fenomeno delle migrazioni clandestine dal Nordafrica.
Si
tratta di una proposta confidenziale, due pagine in 14 punti in tutto,
di cui Askanews ha preso visione. Questa cooperazione, che in primo
tempo mira soprattutto alla Tunisia (ma potrebbe riguardare anche
l’Egitto), “dovrebbe essere adeguatamente sostenuta dall’Ue, attraverso
finanziamenti e fornitura di assistenza tecnica”, con l’obiettivo,
evidentemente, di costituire a termine una efficiente guardia costiera.
L’aspetto più interessante della proposta, comunque, sta nel fatto
che le eventuali navi tunisine che raccogliessero i migranti
clandestini, li sbarcherebbero in Tunisia, nel rispetto del principio
del luogo sicuro più vicino, previsto dalla Legge del Mare.
A terra, i rappresentanti degli Stati membri dell’Ue e delle due
agenzie Onu dei rifugiati (Unhcr) e dei dei migranti (Iom)
assisterebbero le autorità tunisine fornendo la loro “expertise” nel
campo della “gestione dei flussi migratori, delle procedure
internazionali di protezione, dell’assistenza alle persone vulnerabili e
del ritorno dei migranti irregolari ai loro paesi d’origine”.
Naturalmente,
dovrebbero esserci anche garanzie che i migranti, di qualunque
nazionalità, non subiscano maltrattamenti o persecuzioni in Tunisia, e
che sia rispettato il principio di “non respingimento” previsto dalle
norme Ue e internazionali, ossia il divieto di deportare i migranti nei
paesi di transito o di origine che non rispettino i diritti umani e dove
sarebbe a rischio la loro vita e la loro integrità fisica.
Tutta la questione è, in realtà, assai delicata, perché potrebbe
essere vista, in particolare dalle Ong umanitarie e dal Parlamento
europeo, come un tentativo di “aggirare” proprio il principio di non
respingimento che non può però limitare la sovranità dei singoli Paesi
che restano padroni di respingere l’immigrazione illegale come fanno del
resto altri Paesi della Ue.
Secondo
il “non paper” di Alfano, che è stato discusso in una riunione
ristretta con i ministri dell’Interno di Francia,Germania, Spagna, e con
il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, “questo nuovo
possibile modello” di cooperazione con i paesi terzi “produrrebbe
anche un effetto deterrente, così che sempre meno migranti sarebbero
pronti a mettere a rischio la loro vita per raggiungere le coste
europee”, e potrebbe portare a “una riduzione della portata del fenomeno
nel medio-lungo termine”.
di Redazione 14 marzo 2015
fonte: http://www.analisidifesa.it
Foto: Marina Militare
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