Sul fronte iracheno ancora attentati contro la comunità sciita attribuiti all'Isis e al fondamentalismo sunnita
La Turchia consentirà ai peshmerga curdi iracheni di entrare in
Siria per sostenere i difensori di Kobane assediata da Isis. Ankara,
finora restia a dare aiuti alle milizie curde siriane dell’Ypg, che
considera terroristi pericolosi per la stessa Turchia, ora cede alle
pressioni internazionali
Dunque la Turchia alla fine è costretta a cedere. Da quasi un
mese nell’occhio del ciclone per non essere intervenuta militarmente di
terra contro il Califfato e per avere chiuso il confine anche per gli
aiuti di uomini e di armi agli assediati, alla fine si arrende. O forse
sente che non sarà Isis a vincere a Kobane e non vuole finire tra gli
sconfitti. Peggio, il suo chiamarsi fuori dal campo di battaglia è
costato parecchio dal punto di vista della sicurezza interna con curdi,
ultra nazionalisti e filoislamici ad ammazzarsi per strada nel sudest
dell’Anatolia con un bilancio di 42 morti e centinaia di feriti.Concessione da parte della Turchia per rimanere in campo nella guerra di Erdogan contro Bashar al-Assad, e la speranza di riuscire ad imporre una no-fly zone per gli aerei governativi di Damasco. La versione del No turco imposto sino a ieri ad aiuti verso Kobane. Data dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Il partito curdo siriano dell’Unione democratica e il suo braccio armato Ypg, ha affermato il presidente, altro non sono che una “organizzazione terroristica” al pari del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Ma, ammette oggi Ankara, una telefonata Erdogan e Obama avrebbe sbloccato tutto.
Americani che proprio ieri hanno iniziato a paracadutare armi ai guerriglieri curdi che stanno combattendo con un certo successo contro gli integralisti che assediano Kobane. Le milizie curde dell’Ypg resistono da settimane, grazie anche ai raid aerei della Coalizione. Ora da parte curda si chiede anche di aprire “corridoi di sicurezza” all’interno della Siria per collegare Kobane con due zone a maggioranza curda nel nord del Paese: “Abbiamo decine di migliaia di uomini e armi pesanti a Hasaka e Afrin, vogliamo solo farle arrivare qui”, ha detto il comandante militare curdo di Kobane.
http://www.remocontro.it - 21 ottobre 2014
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