Un ombrello rosso protegge la caricatura di Obama e quella di
George Clooney ma copre la vista del marmo bianco del Rio de la Plata.
Le pennellate che riproducono il Pantheon e il Colosseo esposte sui cavalletti nascondono la Fontana del Moro, le miniature in vendita su un grande pannello cancellano le sculture dei Quattro Fiumi, chi sta seduto sulla panchina può solo immaginarle. Gli occhiali, le sciarpe, le borse, i mostri di gomma, i cappellini finiscono nell’obiettivo di chi vorrebbe un’immagine ricordo del capolavoro del Bernini e invece si ritrova in memoria foto dove non c’è traccia di arte o di bellezza: per immortalare una fiera di paese non c’era bisogno di prendere l’aereo. Una cornice di tendoni bianchi deforma la prospettiva barocca. Ma piazza Navona dov’è? Fortunato chi riesce a vederla oltre quel muro di tele, banchetti e cartelli.
Meglio rinunciare alle foto, in qualsiasi punto il turista si piazza per lo scatto ecco in primo piano decine di ambulanti con i sacchi sulle spalle e le fasulle Vuitton in mano, il fachiro metropolitano, il mimo vestito d’oro, le cassette di plastica cariche di custodie per smartphone. «È un mercato del pesce», anche i pittori e i ritrattisti si sentono a disagio in tutto quel caos, da 30 che erano ora sono più di 70.
L’ESPOSTO
Gli ambulanti abusivi non sono mai stati così tanti, «andrebbero subito mandati via, questo spettacolo deturpa la piazza», la delusione di chi la ricorda com’era. Un paio di anni fa il coordinamento residenti città storica presentò un esposto alla Procura di Roma: lasciare quest’opera d’arte senza tutela, la tesi sostenuta, può equivalere a un reato, quello di danneggiamento di un bene culturale. L’esposto non ebbe seguito. «C’è un vulnus legislativo», sostiene il segretario del coordinamento Paolo Gelsomini. «La delibera sul riordino dei pittori, più volte annunciata, non ha mai visto al luce. Quella presentata qualche mese fa sugli artisti di strada si è arenata, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Manca una legge sul decoro urbano nel senso che la legislazione attuale è carente e frammentaria. Ma soprattutto manca un’idea di città, tutto viene lasciato all’anarchia e all’improvvisazione».
Controlli nemmeno a parlarne in questa capitale dove le regole sembrano sparite insieme ai vigili. Capita così che su via Nazionale le panchine di marmo siano diventate qualcos’altro, stand dove gli ambulanti allineano la loro merce, dai cappelli alle mini macchine per cucire. C’è chi copre la seduta con un telo colorato e ne fa una vetrina accanto alla fermata del bus. Anche questa strada non si riconosce più, come Roma, d’altra parte.
Le pennellate che riproducono il Pantheon e il Colosseo esposte sui cavalletti nascondono la Fontana del Moro, le miniature in vendita su un grande pannello cancellano le sculture dei Quattro Fiumi, chi sta seduto sulla panchina può solo immaginarle. Gli occhiali, le sciarpe, le borse, i mostri di gomma, i cappellini finiscono nell’obiettivo di chi vorrebbe un’immagine ricordo del capolavoro del Bernini e invece si ritrova in memoria foto dove non c’è traccia di arte o di bellezza: per immortalare una fiera di paese non c’era bisogno di prendere l’aereo. Una cornice di tendoni bianchi deforma la prospettiva barocca. Ma piazza Navona dov’è? Fortunato chi riesce a vederla oltre quel muro di tele, banchetti e cartelli.
L'invasione di ambulanti abusivi a piazza Navona (Foto Toiati/Gabrielli)
Meglio rinunciare alle foto, in qualsiasi punto il turista si piazza per lo scatto ecco in primo piano decine di ambulanti con i sacchi sulle spalle e le fasulle Vuitton in mano, il fachiro metropolitano, il mimo vestito d’oro, le cassette di plastica cariche di custodie per smartphone. «È un mercato del pesce», anche i pittori e i ritrattisti si sentono a disagio in tutto quel caos, da 30 che erano ora sono più di 70.
L’ESPOSTO
Gli ambulanti abusivi non sono mai stati così tanti, «andrebbero subito mandati via, questo spettacolo deturpa la piazza», la delusione di chi la ricorda com’era. Un paio di anni fa il coordinamento residenti città storica presentò un esposto alla Procura di Roma: lasciare quest’opera d’arte senza tutela, la tesi sostenuta, può equivalere a un reato, quello di danneggiamento di un bene culturale. L’esposto non ebbe seguito. «C’è un vulnus legislativo», sostiene il segretario del coordinamento Paolo Gelsomini. «La delibera sul riordino dei pittori, più volte annunciata, non ha mai visto al luce. Quella presentata qualche mese fa sugli artisti di strada si è arenata, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Manca una legge sul decoro urbano nel senso che la legislazione attuale è carente e frammentaria. Ma soprattutto manca un’idea di città, tutto viene lasciato all’anarchia e all’improvvisazione».
Controlli nemmeno a parlarne in questa capitale dove le regole sembrano sparite insieme ai vigili. Capita così che su via Nazionale le panchine di marmo siano diventate qualcos’altro, stand dove gli ambulanti allineano la loro merce, dai cappelli alle mini macchine per cucire. C’è chi copre la seduta con un telo colorato e ne fa una vetrina accanto alla fermata del bus. Anche questa strada non si riconosce più, come Roma, d’altra parte.
di Maria Lombardi
Mercoledì 09 Aprile 2014fonte: http://www.ilmessaggero.it
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