"" Ci serve al governo un premier tipo l’Ungherese Orban: ha messo a
posto la UE, pagato il debito contratto col FMI dal governo socialista,
ottenuto una crescita accettabile e dato la cittadinanza a mezzo milione
di nuovi ungheresi in un solo anno. Ci vedete Alfano in questo ruolo?
Renzi? Berlusconi? D’Alema? Casini? Grasso? Boldrini? Vendola? Passera?
A da passá a nuttata. ""
Tra Aprile e Maggio il mondo così come lo conosciamo si
trasformerà: dopo una inconsueta concentrazione di eventi elettorali,
dall’Afghanistan alla Tunisia, all’ Unione Europea, all’Ucraina,
all’Egitto, all’India, al Libano, all’Ungheria ( domenica), conosceremo
i nomi dei nuovi interlocutori internazionali rappresentanti i punti
più caldi del Globo, mentre alcune elezioni amministrative hanno già
definito nuovi ruoli:
in Francia lo sbiadito Ayrault scompare lasciando il posto al Matteo Renzi locale :un altro uomo capitato a sinistra per sbaglio, mentre in Turchia Tajip Erdoghan ha avuto l’appoggio della Turchia anatolica e profonda ( e anche di Istanbul la cosmopolita) mostrando che le illusioni americane sul progressismo democratico sono tali.
La sola persona con le idee chiare, o il coraggio di esprimerle a voce alta, sembra essere la Julia Timoshenko - corrotta ma non stupida – che ha lanciato sul Project Syndicate
( un sito che vende articoli di personalità politiche e del mondo
economico) un articolo dal titolo emblematico ” The Yalta Temptation”.
Nel mondo, prosegue la lotta per accaparrarsi le
risorse della terra, ma la confusione iniziale sembra lasciare
intravvedere gradatamente il disegno complessivo: La posta in gioco è
rappresentata dal Petrolio, il Gas e le Terre rare ( tutto il resto,
incluso il commercio internazionale e il mercato dei cambi, ne discende)
e i ruoli appaiono già assegnati: All’America il controllo del
Petrolio, all’Inghilterra il Gas e alla Francia le Terre rare.
Da questa strategia sono escluse Russia e Germania e i paesi BICS ( senza Russia)sono lasciati al loro destino.
La Russia perché con le sue immense risorse in tutti e tre questi ambiti dovrebbe avere un ruolo egemone e questo non le è consentito a pena di consegnarle il controllo del globo che non saprebbe comunque tenere.
Per questa ragione l’Iran deve uscire dall’orbita russa e dirigersi verso occidente. L’America sembra aver messo da parte la suggestione israeliana di distruggere il paese,
ostacolo ai suoi calcoli geopolitici di egemonia sul Medio oriente ed
ha adottato la strategia del negoziato che i Persiani avevano più volte
fatto balenare senza eco.
Putin ha reagito alla marginalizzazione in puro
stile KGB rafforzando i rapporti asiatici sia con l’India di cui è il
primo fornitore di armi che col Pakistan che alletta con progetti comuni
di indipendenza energetica ( il grande pipeline Iran Cina ecc). Il
gruppo di Shangai è la materializzazione di questa politica col rifiuto
di accettare la candidatura USA e la concessione dello status di
osservatore alla Bielorussia.
Alla grave perdita di credibilità internazionale
degli USA nella vicenda siriana, ha fatto da contrappunto la speculare
perdita di prestigio russo nella questione ucraina.
Vladimir Putin ha rispolverato, con ben altra credibilità, la minaccia di Saddam Hussein e di Muammar Gheddafi
di vendere petrolio al mondo in cambio di oro eliminando il dollaro da
queste e altre transazioni internazionali, ottenendo la dovuta
attenzione.
Adesso i duellanti sono a Parigi a colloquio e
vedremo se ne uscirà un accordo o se gli USA cercano di guadagnar tempo
per promuovere, magari anzitempo,l’uscita di scena di Putin e far
prevalere il più malleabile Medvediev.
Diverso il caso della Germania: La cancelliera
tedesca, ipnotizzata dalle scadenze elettorali interne o mal consigliata
dal suo Intelligence, non ha capito il movimento strategico in atto e
si è autoesclusa dalla operazione Libica e seguenti, a causa anche
della sua psicologia da Hausfrau cauta fino alla viltà. Ora, alleato
fedele degli USA, spera in un compenso e fornitore fedele della Russia,
spera in una Nuova Yalta che salverebbe capra e cavoli e che la
Timoshenko, dopo il soggiorno a Berlino ha immediatamente fiutato.
Il primo accordo di Yalta sancì la sorte della Germania per mezzo secolo, la Nuova Yalta potrebbe salvarle la vita per un analogo lasso di tempo.
Per ora ha La Germania ha ottenuto incarichi
“secondari” quali occuparsi della Turchia, rimediare al pasticcio
siriano e concentrarsi sull’Ucraina tanto necessaria all’equilibrio della bilancia commerciale tedesca
col suo potenziale agricolo indispensabile a sostituire quello
prussiano ( che diede la prosperità alla Germania Guglielmina) rovinato
dalla industrializzazione sovietica e quello francese, su cui poggiava
l’intesa franco tedesca del 67, distrutta dalla rivalità emersa sulla
vicenda delle Terre rare come si è visto nella attuale crisi
centroafricana dove la Merkel ha inviato, non richiesta, una compagnia
di soldati al gran completo.
E’ l’equivalente dell’incrociatore tedesco di Agadir nella crisi marocchina del 1908 che segnò l’inizio ufficiale del “build up”
della corsa agli armamenti che portò al primo conflitto mondiale,
esaltando la frustrazione tedesca per la marginalizzazione rispetto al
banchetto coloniale, come adesso sta salendo la frustrazione russa che
non capisce perché non possa essere ammessa nel bel mondo.
Alfred Milner fa ancora scuola tra gli anglosassoni e nessuno nel resto del mondo lo conosce ancora….
Anche la Germania ha predisposto un attacco economico agli
anglosassoni sotto forma delle informazioni fatte trapelare dalla B.C.E.
di Mario Draghi: mille miliardi di euro sono pronti per attuare il famoso quantitative easing che
segnerebbe – oltre ad una nostra temporanea risalita – la risposta
europea all’egemonia del dollaro e lo affosserebbe, dato che un secondo quantitative easing di risposta ormai gli USA non potranno più farlo.
Il Q.E. è come l’arma nucleare: si può usare solo una volta. Dubito
che sia più di una minaccia, ma è indicativo dell’aria che tira.
Gli USA comunque seguono la pista del petrolio:
hanno recuperato un filo di fiducia con l’Arabia Saudita, premono sul
Caucaso e Kerry è andato in visita in Algeria – dopo anni di isolamento –
per discutere di “collaborazione e antiterrorismo” ( quindici anni di
ritardo almeno…). In realtà deve concordare i rifornimenti e prezzi
alternativi di Gas in caso la Russia continuasse a minacciarne il
razionamento all’Europa. Altro segnale che il “gas americano e canadese”
è un rifornimento della fantasia.
La Gran Bretagna ha iniziato dal 2011, a dare la
caccia ai giacimenti libici ( e la BP li ha ottenuti off shore, è più
sicuro) e si sta dando un gran daffare attorno a Cipro , sua ex colonia e
attuale base. Il ministro degli esteri Hague ha visitato il Libano –
dove le attribuzioni delle zone di prospezione sono state fermate per la
terza volta – ha visitato tutti i paesi limitrofi e non e si è inserito
autorevolmente nel gioco offrendosi anche di “liquidare la partita
siriana “. Non c’ è riuscito, ma si è sbarazzato dei confratelli
francesi e insiste contro Assad.
Con noi italiani, molte smancerie, perché sono anni che manteniamo
oltre duemila uomini al confine israelo-libanese-siriano ( oltre ad
alcune cacciatorpediniere) e ci associano al business. In questa ottica
va vista la visita della Regina Elisabetta al Quirinale, palesemente più
interessata a Napolitano che al Papa.
D’altronde, la presenza contemporanea all’ambasciata inglese di
Grillo e Letta è un chiaro sintomo di iperattività inglese, mentre la
dichiarazione di Obama ” siamo favorevoli ad una leadership italiana nel
Mediterraneo” mostra il giusto distacco di chi non si cura dei
dettagli.
Per adesso, dagli inglesi abbiamo ottenuto sono l’ammissione in
semifinale di Fognini e Seppi alla Coppa Davis e la candidatura di Emma
Bonino a sostituire Lady Ashton coma alto rppresentante europeo: Lady
Ashton non è una lady, ma una proletaria promossa da Blair che avrebbe
dovuto andarsene comunque. E’ come farsi regalare un abito smesso.
La Francia si è lanciata anima e corpo in Africa –
finalmente liberata dalla spina nel fianco di Gheddafi col quale ha
guerreggiato oltre un decennio in Chad – e incurante del ventesimo
anniversario della strage di ottocentomila innocenti Hutu ( pende un
processo anche in Francia ed è ormai chiaro che ci fu la complicità
francese avvallata da Mitterand) marcia trionfalmente in Centro Africa,
mentre il Chad ha ormai mangiato la foglia ed ha ordinato il ritiro del
proprio contingente.
L’Italia può in questa fase giocare più carte: Anzitutto in Iran :
l’allentamento dell’embargo ha reso disponibile petrolio sottocosto in
quantità crescenti, le industrie stanno riprendendo a produrre ed hanno
bisogno di riprendere i rapporti coi fornitori; l’Egitto deve mantenere
rapporti tiepidi con gli USA e detesta gli inglesi, ex potenza
coloniale, noi possiamo rifornirli e collaborare; L’Algeria ha ormai un
ruolo chiave nel mediterraneo e non si fida certo di Kerry.
Possiamo forzare i tempi e i modi di una collaborazione proficua a
patto di non farci battere dai francesi ed aumentare la nostra capacità
competitiva ( ad esempio evitando che la SACE si riassucuri con la
COFACE francese per non partire con un 2% di costi in più fin dal primo
giorno). È così difficile trovare esperti di rischio-paese in Italia?
In Libano, anche in collaborazione col Vaticano possiamo spingere la
candidatura di un Presidente amico e sfruttare la cosa dal punto di
vista petrolifero. Dobbiamo anche puntare alla conclusione della pace
in Siria ed a gestire la sua ricostruzione.
Per noi è un momento difficile perché l’ENi è in cambio della guardia
e al ministero degli esteri abbiamo una ragazzina che si fa gabbare dai
funzionari adottando una spending review da Pulcinella: annunzia la
chiusura di alcuni consolati onorari tipo quello in Honduras o in
Mauritania, dove, quando l’ambasciatore in Senegal che è titolare del
rapporto, va in visita annuale, la nostra buon console onoraria paga lei
il pranzo.
Ci serve al governo un premier tipo l’Ungherese Orban: ha messo a
posto la UE, pagato il debito contratto col FMI dal governo socialista,
ottenuto una crescita accettabile e dato la cittadinanza a mezzo milione
di nuovi ungheresi in un solo anno. Ci vedete Alfano in questo ruolo?
Renzi? Berlusconi? D’Alema? Casini? Grasso? Boldrini? Vendola? Passera?
A da passá a nuttata.
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