Due storie identiche: di Lucia Annibali abbiamo parlato ieri, stigmatizzando la possibile candidatura alle europee proposta dal Pd.
Un anno prima, il 22 settembre 2012, un’altra vittima subiva la
vendetta dell’acido. Stesso movente: la gelosia, la mancata
rassegnazione per un amore finito. Uguale dinamica: un esecutore che
agisce per conto del mandante.
A rendere diverse le due storie è solo il sesso delle vittime e dei
carnefici: se nel caso di Lucia Annibali la sfregiata è una donna e il
mandante l’ex fidanzato, in quello accaduto un anno prima i ruoli si
sono ribaltati. La vittima si chiama infatti William Pezzullo, ad
ordinare ma anche compartecipare all’aggressione è stata invece Elena
Perotti. A dare manforte alla donna un buttafuori, Dario Bertelli.
Questa la ricostruzione della sentenza di primo grado. Ci si
aspetterebbero condanne simili, invece no. Se nel caso di Lucia
Annibali, come abbiamo visto, l’ex fidanzato mandante è stato condannato
a venti anni e i due esecutori a 14, in quello di William la giustizia
ha usato un metro diverso: Elena Perotti, la moglie gelosa che ha ideato
e portato a termine l’aggressione, è stata condannata soltanto a 10
anni. Ed essendo diventata madre da poco al momento della condanna,
probabilmente ne sconterà ben pochi in carcere.
Oltre ad aspettare un bambino, Elena Perotti aveva altre “attenuanti”:
era “innamorata, distrutta e pentita” e “non voleva arrivare a tanto”.
Però è stata lei acquistare l’acido solforico al supermercato e poi a
gettarlo in testa al suo ex, dopo che il suo amico buttafuori l’ha
malmenato, reso inoffensivo e immobilizzato.
Il figlio non era di William Pezzullo, nonostante la donna abbia
insistito affinché lo riconoscesse. Ed ora la vittima di una così
brutale aggressione non ha più una vita: ha perso l’occhio destro e vede
due decimi dal sinistro, è praticamente cieco, non ha più le orecchie,
buona parte del corpo è dilaniata dalle cicatrici. L’acido gli ha
mangiato la pelle e parte dei muscoli. La sua quotidianità è scandita da
esercizi riabilitativi e docce speciali. Ed è ancora un miracolo che
sia sopravvissuto: è stato due mesi e mezzo in terapia intensiva a
Genova e poi operato ben undici volte. Le cure gli sono costate
ventimila euro, per permettersele ha dovuto vendere il suo bar. Eppure
non porta rancore. Parlando di Elena, dice: “Non
ce l’ho con lei. Siamo stati insieme sei mesi. È finita perché
raccontava bugie e il suo era un amore malato. Era così gelosa che mi
tagliava le gomme dell’auto, una volta mi ha persino chiuso in casa e
sono dovuto scappare dalla finestra. Quel figlio non era mio“.
La vita rovinata di quest’uomo vale solo dieci anni di condanna per
colei che gliel’ha cambiata in peggio. Imbarazzante il paragone con le
condanne comminate agli aggressori di Lucia Annibali, la quale,
peraltro, è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’ordine al
merito della repubblica italiana. Un riconoscimento che il presidente della repubblica non ha mai pensato di attribuire a William Pezzullo.
Il dualismo tra le vicende è da evitare, trattando di bersagli di un
medesimo ignobile reato. Non è nostra intenzione, qualora fosse
necessario specificarlo, mettere William contro Lucia o azzardare un
confronto. Riteniamo però giusto sensibilizzare i lettori sullo scarso
interesse mediatico-giudiziario suscitato da una delle due vittime.
Perché?
Ad azzardare un’ipotesi ha provato il sito adiantum.it, in un interessante post pubblicato pochi giorni dopo l’aggressione
Vi sono delle eccezioni quando il mandante è di genere femminile. Giudici particolarmente distratti, particolarmente incoerenti o particolarmente cavalieri? Non so.
Però so che Patrizia Reggiani (caso Gucci) per aver commissionato l’omicidio del marito ha avuto una pena inferiore a quelle inflitte ai sicari da lei assoldati.
Il mandante è la mente criminale senza la quale l’omicidio non sarebbe avvenuto, inoltre la Reggiani è colei che intendeva trarre i maggiori benefici dall’evento delittuoso: ha pagato 200 milioni ai sicari per ereditare un impero plurimiliardario. Però a lei una pena inferiore, giustizia è fatta. Forse era innamorata?
Inutile dire che neppure il Pd ha pensato a William Pezzullo: non risultato richieste di candidatura. La moda del parlamento di questi ultimi due anni, in effetti, è stata il “femminicidio”.
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