da Wikilao
Si pianifica un’operazione in ‘stile Siria’ per distruggere le armi chimiche ancora su suolo libico. Ce ne sono per oltre ottocento tonnellate metriche. E’ tutto materiale classificato di ‘categoria due’. In pratica, secondo quanto riferito, sono precursori. Solo l’isopropanolo può essere messo in grado di non nuocere direttamente nel Paese nordafricano. Le altre sostanze – settecento tonnellate di tricloruro di fosforo, cloruro di tionile, fluoruro di sodio – devono essere portate via, come ora chiedono insistentemente da Tripoli.
Gli agenti chimici si trovano in un complesso della località sudorientale di Ruwagha. L’area è considerata meno turbolenta di altre, ma qualche giorno fa, sulla strada per Rabta, ci sono stati scontri che hanno allarmato tutti. Una fonte qualificata di WikiLao rivela: “qualcuno è riuscito a intrufolarsi nel sito” in cui sono custodite le sostanze. Non è dato sapere chi. E nessuno sa se ha portato via qualcosa.
A protezione del compound è stata successivamente dispiegata una piccola compagnia di militari ma, raccontano fonti qualificate, “si tratta di poche decine di uomini che non ricevono lo stipendio da mesi”.
Nessuno, fra l’altro, conserva con la necessaria cura i delicatissimi contenitori che “hanno rilasciato piccole ma significative quantità” di sostanze, come certificato dall’OPAC, l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche.
Il problema è come trasferire all’estero – in sicurezza – il materiale. Pare che occorrano una ventina di container speciali, da trasferire verso una città portuale libica dalla quale far poi salpare una nave. La distruzione, proprio come avvenuto per l’arsenale proibito di Bashar al-Assad, verrebbe portata a termine da imprese private.
L’intera operazione costerebbe meno di venti milioni di euro. Non è una somma impossibile, ma ancora non si è capito chi dovrebbe metterci questi soldi, atteso che i libici dicono di non averne.
30 sett. 2014
Foto Reuters
fonte: http://www.analisidifesa.it
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