Un articolo del 4 giugno, ma sempre attuale, ....e lo sarà fino a quando non saranno date delle risposte.........fino a quando non sarà fatta piena luce su questa indecente vicenda.
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I pizzini dei marò. Riceviamo e pubblichiamo.
Roma,
4 giu 2014 – Riceviamo e pubblichiamo. I pizzini dei marò. Ho
riflettuto molto prima di scrivere queste poche righe, sull’opportunità o
meno e sull’eventuale rischio che quanto segue potrà ben facilmente
essere strumentalizzato dagli amanti della militarità interventista o
dai nostalgici del ventennio stile ”armiamoci e partite”.
Purtroppo, o per mia fortuna, come ex militare e come cittadino
impegnato politicamente nella tutela dei diritti dei militari, dopo aver
ascoltato le dichiarazioni che i due fucilieri di marina, Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone, hanno fatto nel corso della video conferenza
con i membri delle commissioni parlamentari lo scorso due giugno, mi
pongo delle domande alle quali vorrei che proprio i due “marò” dessero
quelle doverose risposte che, a questo punto diventano irrinunciabili.
Non mi voglio soffermare sulla questione che ormai tutti conoscono:
la morte di due pescatori indiani. Non voglio commentare il senso di
disagio e forse di abbandono che esprimono in modo chiaro e diretto
all’interlocutore politico dall’altra parte della webcam. Non voglio
esprimermi pro o contro la loro presunta innocenza per fatti che li
hanno visti protagonisti, per questo ci sono i processi, i tribunali.
Anche in India.
Voglio soltanto riflettere su due particolari frasi delle accorate
dichiarazioni di Salvatore Girone: “abbiamo obbedito a degli ordini”,
“abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta di
mantenere”.
Il 15 Marzo scorso intervenendo ad un convegno sulla pirateria marittima e sulla questione dei due “marò”, organizzato da un istituto scolastico di Napoli, ho invitato Latorre e Girone a raccontare la loro verità e ascoltando quelle due frasi quasi gridate con rabbia ho avuto la netta impressione che quell’altra verità esista realmente. Una verità che non deve essere raccontata, che è soffocata da un patto scellerato che non ha nulla di dignitoso e che rischia di essere compromesso da chi, giustamente, oggi ha ragione di temere per la propria sorte. Il muro di solida omertà militaresca costruito attorno alla vicenda sembra vacillare e rischia di sgretolarsi. Adesso può bastare veramente poco per farlo cedere rovinosamente e neanche la dorata prigionia dell’ambasciata che i vertici militari e il governo gli hanno chiesto di sopportare potrebbe essere sufficiente a tenerlo in piedi.
Massimiliano e Salvatore rivolgendosi ai membri delle Commissioni parlamentari hanno chiesto agli italiani di riconoscere la loro innocenza. Bene, richiesta perfettamente legittima ma ora vorrei che rispondessero alle mie domande, alle domande che ormai troppi, tanti italiani si pongono perché la dignità e l’onore con cui dicono di aver adempiuto al loro dovere non può ammettere l’esecuzione di ordini contrari alla legge o l’esistenza di una patto che nasconde la verità.
Qual è dunque quell’ordine a cui hanno obbedito, qual’è questa “parola” data e a chi, e per quale ragione? Queste domande si fanno più inquietanti e allora le frasi pronunciate da Girone, se lette in relazione al radicale cambiamento del governo indiano e all’avvicinarsi della ripresa del processo in India, assomigliano a dei “pizzini”.
Luca Marco Comellini
Segretario del partito per la tutela dei diritti dei militari e delle Forze di polizia (Pdm)
fonte: http://www.forzearmate.org
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