Continua la tradizione tutta italiana di ricorrere al ”segreto di Stato” in tutte quelle vicende in cui sarebbe difficile riferire e motivare al popolo su vicende complesse.
Una tradizione politica le cui origini si perdono nel tempo in
fatti recenti o meno recenti. Ricordiamo qualcuno.
La strage di Ustica. Una sentenza di Tribunale ha stabilito la
certezza che sia stato un missile ad
abbattere l’aereo dell’Itavia sulla verticale di Ustica, ma alcuni atti sono
stati segretati ed dopo anni ancora non è stato chiarito il motivo per cui alti
Ufficiali dell’Aeronautica Militare hanno fornito prove testimoniali non chiare
e contraddittorie su quanto avvenuto quella notte nei cieli del Tirreno
meridionale.
Terra dei Fuochi. La confessione di un pentito di camorra
sull’interramento di rifiuti tossici nella Provincia di Caserta viene
verbalizzata ed il verbale segretato e
reso pubblico solo dopo venti anni, senza che dal momento della deposizione ad
oggi nessuno abbia provveduto ad iniziare la bonifica.
Stato- Mafia.Vicende di mafia coperte dai segreti istruttori e
processuali legati alla durata di azioni giudiziarie infinite. Un segreto
destinato forse a non essere mai svelato dal momento che un Tribunale, almeno per
quanto dato da sapere, ha accettato
dichiarazioni di “non conoscenza dei fatti” formalizzate con lettera
sottoscritta da chi invece avrebbe dovuto fornire testimonianza di fronte ad
una Corte giudicante.
Il caso dei due Fucilieri di Marina Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone.
Nulla per ora è stato classificato segreto ma, di fatto, tutto è segreto. In
particolare le notizie più importanti che
riguardano responsabilità specifiche o i motivi della rinuncia ad atti ufficiali internazionali -
primi fra tutti l’Arbitrato - che non sono mai stati chiariti né tantomeno sono
state fornite spiegazioni (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/i-due-maro-e-le-mancanze-dello-stato.html).
Febbre Emorragica Ebola. Fino ad ora il Mistero della Salute ha
gestito la vicenda di una possibile propagazione della febbre emorragica,
l’Ebola, già endemica in alcune regioni dell’Africa, con il rischio di propagazione
nei Paese come l’Italia meta di migliaia di migranti africani per lo più
clandestini.
L’Organizzazione Mondiale
della Sanità ha classificato l’epidemia 2014 “serious
public health impact” ed il nostro
Ministero della Salute ha fatto scattare l’allerta in Italia con una circolare
del 4 aprile non diramata al pubblico (viene riferito segreta), con la quale
raccomanda attenta vigilanza alle frontiere.
La
nota è stata inviata all’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana, al Ministero della Difesa. Un
elenco di procedure attivate dai responsabili della
sanità nazionale che prevedono controlli
agli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero
degli Esteri, degli italiani presenti nei paesi colpiti dall’epidemia.
Nessun
cenno, però, ai flussi migratori in
corso. Quattromila africani arrivano ogni giorno senza controlli, un dato che il Ministero sembra ignorare limitandosi ad
attivare la sorveglianza la ‘sorveglianza’ negli aeroporti. I clandestini
arrivano via mare e molti di essi, quasi giornalmente spariscono dai centri di
raccolta prima di essere identificati ed
aver subito un minimo monitoraggio medico specifico, peraltro possibile solo
presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, unico laboratorio italiano in grado di
effettuare gli esami specifici.
Un’allerta
molto riservata e comunque limitata agli aeroporti e porti e che non sembra
tenere conto del tempo di incubazione del virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la
trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni
per contagio derivante dallo sperma.
Un’analisi della minaccia
troppo limitativa perché condizionata dal modello di “riservatezza a tutti i
costi”. Le Direttive, infatti, non tengono conto che molte delle clandestine
africane che sbarcano in Italia, spariscono rapidamente dai centri di
accoglienza per essere posizionate lungo le strade ad esercitare il mestiere
più antico del mondo. La segretezza e la riservatezza adottate vanno ad
incidere negativamente sulla salute pubblica nel momento che lasciano i
cittadini all’oscuro delle possibili conseguenze indotte da un contatti
impropri con gente ammalata.
Forse
siamo di fronte ad un’altra delle strategie segrete italiane che rientra nella
cultura istituzionale del nostro Paese e si aggiunge a quella adottata da 26
mesi, peraltro con scarso successo dal dott. de Mistura, Commissario di Governo per la vicenda dei due
Marò.
Viviamo
ormai in un Paese dove di certo c’è solo il sole che brilla nei nostri cieli,
dove i cittadini non hanno il diritto di sapere, dove anche la verità più
elementare non viene raccontata ma riferita nel rispetto delle “note di linguaggio” dettate dai poteri forti.
Un
modello che si pensava ormai abbandonato dopo la caduta del muro di Berlino, ma
che invece torna sempre più in auge con conseguenze che sicuramente non
aiuteranno la nostra
Nazione ad uscire dalla cattiva informazione o informazione
pilotata che sta imperversando da almeno tre anni.
Fernando Termentini, 14 aprile 2014 - ore
14,00
Fonti
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