Avviso per il Cav che, presentando ieri le liste per le elezioni europee, ha sensatamente ricordato che “L'Europa non è un'unione politica e rispetto alla crisi in Ucraina fa la figura di un'Europa ignava, senza politica estera e senza strategie": c’erano due militari italiani in India detenuti illegalmente, ci sono ancora, ne faccia, per la serie meglio tardi che mai, materia scottante di campagna elettorale. Sappia se non lo hanno adeguatamente informato che qui nessuno fa niente, tantomeno il Renzi degli annunci ad effetto a cui non seguono azioni, che si è giocato il giorno dell’insediamento la telefonata spot a Delhi e poi è finita lì, ha riconfermato contro ogni logica l’incapace incaricato Staffan De Mistura, tiene in Italia da due mesi, forse in vacanza, l’ambasciatore italiano in India; tantomeno fa qualcosa il ministro degli Esteri, che va alle riunioni degli affari esteri a Bruxelles e non ne parla, fornendo così un alibi perfetto agli ignavi senza strategie, e neppure il ministro della Difesa, che qualche giorno fa, ricevendo i rappresentanti del Cocer, ha scoperto un impegno urgente e si è dileguata non appena l’argomento è arrivato ai due marò.
A chiacchiere questo governo non lo batte nessuno, e anche se i due precedenti avevano la faccia tosta di fingere che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non fossero un problema e che il processo illegale in India fosse una procedura normale, se il governo Monti glieli ha proprio consegnati come gentile cadeaux costringendo un ottimo ministro degli Esteri, Giulio Terzi, a dimissioni, e quello Letta li ha trattati da presunti colpevoli; anche se il peggio sembrava non raggiungibile, ecco che ci siamo, tanto è vero che dal 18 febbraio l’ambasciata italiana a Delhi è priva del capo missione, per poco brillante che si sia dimostrato, ma del ritiro di fatto di Mancini noi italiani, il Parlamento, non abbiamo notizia né informazione.
Al Ministero degli Esteri mi dicono che l’ambasciatore dovrebbe, sic, essere in Italia; da Delhi confermano, non è una notizia segreta che Mancini sia in Italia già da qualche tempo, richiamato per consultazioni quando ancora a fare il ministro c’era Emma Bonino.
L’ambasciatore dovrebbe stare in sede come garanzia dell’inviolabilità della sede, e dovrebbe girare come una trottola per le varie occasioni di incontri elettorali dei candidati a ripetere come un mantra che il comportamento loro è illegale, che l’Italia sta facendo anche se in ritardo ricorso all’arbitrato internazionale obbligatorio, al tribunale del mare, a tutte le istituzioni che si occupano e si preoccupano delle missioni contro la pirateria, che non è un problema solo italiano.
Se invece la sede è priva del capo missione perché il governo italiano intende così protestare per l’ignobile e illegale comportamento di quella nazione, allora, sempre se io non sono disinformata del tutto ma anche il buon senso è sufficiente, si tratta di una decisione grave, di una pre rottura delle relazioni diplomatiche, che deve riguardare anche l’ambasciatore indiano che sta in Italia, le relazioni commerciali e culturali, soprattutto una scelta che va resa pubblica, ufficiale, qui, all’Unione Europea, agli alleati, alle Nazioni Unite.
Che risponde il governo dei giovani e carini? Sono in grado di gestire una crisi così seria della sovranità nazionale? Forse si occupano anche loro solo degli affari, magari si accontentato di promesse e aspettative di affari, in questo l’India si è già dimostrata un campione. D’altra parte l’ambasciatore Mancini era caro al ministro Corrado Passera quando fu nominato, e quel ministro resta il primo responsabile della riconsegna all’India di Latorre e Girone in nome del business.
Siamo in attesa di risposte, qualcuno ricordi ai partiti in campagna elettorale che la vicenda non è più così indifferente e sconosciuta ai più. Ieri intervenendo a una trasmissione Rai, Uno mattina, l’ammiraglio Guglielmo Nardini, presidente del Gruppo Nazionale Leone di San Marco, gia' comandante del Reggimento San Marco,ha detto che i militari sono delusi e stanchi,li ha invitati a disertare il voto del 25 maggio. Dagli torto, semmai è troppo poco e troppo tardi.
MARIA GIOVANNA MAGLIE - 18 aprile 2014
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