Finalmente
la parolina magica è stata pronunciata; genocidio. Si signori, e forse è
il caso di cominciare ad usare espressioni ancora più forti, ad esempio
olocausto. E non venite a raccontarci per l’ennesima volta che questi
termini non possono essere utilizzati perché rischierebbero di mettere
in ombra o quasi snaturare lo sterminio degli ebrei ad opera dei
nazisti.
I miliziani dell’Isis, se volete, si stanno rivelando anche peggiori dei nazisti,
e questo non significa riabilitare Hitler o le SS, né minimizzare
quello che i tedeschi hanno fatto, ma prendere atto che ogni epoca ha i
suoi mostri, ha i suoi sonni della ragione, ha i suoi martiri innocenti
Il termine genocidio è stato utilizzato a sproposito in occasione della
guerra dei Balcani; oggi il Tribunale Internazionale dell’Aja ci
ha fatto sapere che fu eccessivo utilizzarlo con riferimento ai
massacri compiuti dai serbi nei confronti dei croati prima, dei
bosniaci poi, dei kosovari albanesi in seguito; non si trattò in quel
caso di genocidio ma di operazioni di guerra, non vi fu un chiaro ed
evidente tentativo di “epurazione” o “cancellazione” di popoli o etnie,
ma soltanto la volontà da parte di uno Stato, la Serbia, di mantenere il
controllo su tutti i paesi dell’ex Jugoslavia.
E i massacri non ci furono solo ed unicamente da una parte, anche i serbi ne furono vittime ad esempio ad opera dei croati. C’è uno Stato, la Turchia,
che ancora si ostina a negare il genocidio degli armeni e di tutte le
minoranze cristiane compiuto ai tempi dell’Impero ottomano ed in
particolare sotto la scellerata gestione dei cosiddetti “giovani
turchi”, nonostante sia stato evidente in quel caso il tentativo di
epurare le minoranze etniche e religiose.
Oggi finalmente il termine genocidio è entrato anche nel vocabolario
internazionale con esplicito riferimento all’Isis e ai massacri compiuti
ogni giorno in Iraq, in Siria, in Libia, contro le popolazioni
purtroppo cadute sotto il dominio di questi macellai. Le ultime notizie
riferiscono di atrocità in atto in un villaggio nelle colline del
nord-est della Siria, popolato in maggioranza da cristiani assiro-caldei
–siriaci, di uomini presi in ostaggio, donne e bambini tenuti
prigionieri e separati dai propri familiari, di una delle più antiche
chiese della Siria distrutta, di deportazioni in piena regola, con i
prigionieri trasportati come animali, chiusi dentro le gabbie e
recintati come bestie in cattività e poi bruciati vivi o crocefissi.
Siamo oltre le camere a gas signori, senza dubbio, Hitler sta superando
se stesso, sotto altre vesti, altre sembianze, quelle sembianze dietro
le quali Pio XII intravedeva il volto di Satana.
E’ giunto il momento di mettere da parte le ipocrisie e parlare il
linguaggio della verità, perché non si può restare impiccati al buonismo
delle parole. Genocidio è il termine da usare con riferimento alle
atrocità compiute dai miliziani dell’Isis in Iraq, in Siria, in Libia,
un genocidio sistematico e pianificato con l’obiettivo di cancellare
l’identità storica e culturale di popolazioni che da secoli sono
radicate in quei luoghi. Se non è genocidio questo a quale altro tipo di
atrocità dovrebbe essere applicato questo termine? Per una volta forse
siamo d’accordo con Angela Merkel nell’affermare che per fermare un
genocidio ogni soluzione diventa giusta pur magari non condividendo al
100% la strategia tedesca di inviare armi ai curdi e a quanti si oppongono al Califfato; armi che potrebbero poi finire nella disponibilità dei terroristi.
Tuttavia di fronte a ciò che sta avvenendo non si può continuare a
traccheggiare come sta facendo l’Onu incapace di prendere una decisione
chiara sulla Libia, lasciando il governo legittimo riconosciuto dalla
comunità internazionale nell’impossibilità di riprendere il
controllo della situazione, soccombendo al governo “abusivo” instaurato
dai fondamentalisti. E intanto l’Isis avanza fino alle porte dell’Europa, cioè in Italia.
Chissà che finalmente anche con l’utilizzo di termini appropriati,
non si cominci a comprendere la naturale portata del pericolo che sta
incombendo sul mondo? Perché, sembra strano, eppure si ha come
l’impressione che ancora si tenti di ridimensionare l’entità del rischio
quasi a far intendere che l’Isis sia quasi una montatura, costruita con
i moderni strumenti della tecnologia al punto da mettere in dubbio
persino l’autenticità dei video delle stesse cruente esecuzioni. Come se
la storia alla fine avesse insegnato poco, o nulla.
Amaerigo Mascarucci - 24 febbraio 2015
fonte: http://www.intelligonews.it
Nessun commento:
Posta un commento