L'obiettivo diviene oggi quanto più primario per il Potere, poiché la situazione, ormai spinta più che mai verso il crollo assoluto, mostra sempre più limpidamente le sue enormi contraddizioni e i suoi schemi costrittivi, e ciò potrebbe causare un primo vero risentimento critico delle masse verso il sistema, ed unirle, quindi, in un unico canale di dissidenza.
Sempre più frequentemente
il sistema mediatico televisione in testa, focalizza l’attenzione sulle
drammatiche vicende che affliggono centinaia di famiglie italiane:
assassini, suicidi, omicidi. E’ ormai nota la forte influenza che tali
mezzi trasmettono al telespettatore passivo e la continua reiterazione a
pubblicizzare fatti del genere, induce un forte aumento di paura nei
cittadini, che ne rimangono amaramente colpiti, giungendo alla
conclusione che “non ci si può fidare di nessuno, nemmeno in famiglia”.
Può sembrar di poco conto ma bisogna rammentare che la televisione,
essendo mezzo del potere, viene manovrata appunto, per degli scopi, e
questi sono costantemente precisi e ben determinati. E quali ne cela
tale bombardamento mediatico se non la spinta verso la massima assoluta
del sistema? Ossia il divide et impera? La divisione tra tanti
crea facoltà di potere tra pochi, e chi ne detiene in grande quantità,
non nutre certo volontà comunitarie o di riappacificazione. Nella storia
quanti avvenimenti rivoluzionari sono poi terminati in guerra civile?
Ed è proprio questo che fortifica il potere precostituito, lo status quo. La
situazione caotica globale; guerre, epidemie, maltempo, crisi
economiche, richiama il bisogno di mettere “l’uno contro l’altro” e di
concentrare l’attenzione non sul quadro generale (drammatico), ma sul
fatto singolo – in questo caso, d’odio e violenza – proprio per
alimentare confusione e diffidenza, anche, o meglio addirittura, nella
propria famiglia.
Lo sgretolamento di valori solidali e
comunitari è da osservare proprio partendo dalla famiglia, e in ciò il
diritto (che la definisce come prima “istituzione naturale”) ne
rispecchia una larga visione imposta dalla società. Le migliaia di norme
che regolano i rapporti tra famigliari e parenti dimostrano
l’assolutizzazione dell’individualismo capitalistico: puoi contare solo
sulle tue forze, la vita è una continua battaglia. Non è forse quello
che dicono molti genitori ai figli, fin da piccoli? Questa è
assuefazione. Se già i rapporti personali più intimi, come quelli in una
famiglia, vengono assiduamente veicolati da parametri, norme e regole
(peraltro spesso molto confuse poichè intrecciate tra loro in una maglia
di infiniti cavilli, deleghe, proroghe e deroghe) come si può
pretendere di non creare divisioni? Si pensi ad esempio alle “battaglie
d’eredità” che sempre più spesso caratterizzano processi civili; ognuno
lotta per la propria quota, per il proprio piccolo Capitale, chi per
necessita, chi per paura, chi per avarizia. Questi sono esempi che
dimostrano il continuo tentativo di rivestire ogni aspetto della società
in modo da dividere, quanto più sia possibile, gli attori del gioco.
Dall’altra parte c’è da considerare un
ulteriore effetto che viene causato: l’incitamento alla violenza e alla
disperazione. Se è vero che se a guerra si risponde guerra questa non
terminerà mai è vero pure che se, per fare un esempio, un padre in
difficoltà economiche e/o famigliari si vede trasmettere costantemente
padri “di buona famiglia” (come se ce ne fossero di “cattive”) che si
uccidono e uccidono questo di certo non potrà agevolargli la
situazione, come non la potrà migliorare all’imprenditore che viene
bombardato quotidianamente da storie simili alla sua finite in tragedia.
Con il Mass media l’opinione pubblica
viene indirizzata, guidata mano per mano, dove più fa comodo al potere,
quindi, per esempio, si creano dibattiti su un dato argomento con
polveroni confusionari giganteschi che distolgono l’attenzione dal
fulcro del problema o magari per nasconderne uno molto più serio: vedi,
per esempio, i diritti gay. L’obiettivo diviene oggi quanto più primario
per il Potere, poiché la situazione, ormai spinta più che mai verso il
crollo assoluto, mostra sempre più limpidamente le sue enormi
contraddizioni e i suoi schemi costrittivi, e ciò potrebbe causare un
primo vero risentimento critico delle masse verso il sistema, ed unirle,
quindi, in un unico canale di dissidenza.
Più ci si avvicina a quel fondo che
sembra non avere fine, più le forze di difesa del potere alzano il tiro
cercando disperatamente (vedi progetto-Renzi) l’autoconservazione. C’è
da porsi una domanda allora – arrivati a tale degenerazione è più
sensato combattere per fermare, o contribuire per accelerare?
di Lorenzo Lipparelli - 1 settembre 2014
fonte:http://www.lintellettualedissidente.it
Nessun commento:
Posta un commento