Ali di Libertà
Grandi attestati di sostegno per il direttore del Tg1 Orfeo attaccato da Grillo, neanche una parola per Magdi Cristiano Allam, accusato di "islamofobia". L'Ordine polemizza: nessun bavaglio, non è una condanna
Magdi Cristiano Allam viene processato dal Consiglio di disciplina
nazionale dell'Ordine dei giornalisti per le sue idee sul
fondamentalismo islamico? Beh, è affar suo, e al massimo del Giornale
che tra aprile e dicembre del 2011 ha pubblicato quegli articoli.
In un Paese in cui i professionisti della solidarietà abbondano, la
storia scomoda dell'ex eurodeputato e giornalista che viene sottoposto a
procedimento disciplinare dai colleghi per le sue opinioni non
solletica in nessuno la voglia di schierarsi al suo fianco, fosse solo
per dire che le idee non si toccano. Sono poche, pochissime, le
attestazioni di sostegno e solo dal centrodestra. E da gauche ? Buio
pesto, neanche una virgola.
Silenzio, dunque, che se la sbrighi lui. Quel silenzio che nel 2005,
parlando della «morte civile» che viene imposta ai predicatori scomodi
di verità, Oriana Fallaci raccontava così, a proposito dei giornalisti,
nel discorso pronunciato quando le fu conferito l' Annie Taylor Award :
«Qualcosa che io ho sperimentato tutta la vita e specialmente negli
ultimi anni. Non ti posso difendere più mi disse, due o tre Natali fa,
un famoso giornalista italiano che in mia difesa aveva scritto due o
tre editoriali. Perché, gli chiesi tutta mesta. Perché la gente non
mi parla più, non mi invita più a cena».
Silenzio, tombale. Forse troppo impegnati, i professionisti della
solidarietà, a schierarsi in questi giorni col direttore del Tg1 Mario
Orfeo, l'ultimo bersaglio di Beppe Grillo. E poi Magdi Allam, chi è
costui? Mica sta dalla parte politicamente corretta per antonomasia.
Mica è un Gad Lerner, un Michele Santoro, o un big dell'informazione tv.
No, meglio tacere. E affidare l'onere della solidarietà a quelli che la
pensano come Allam perché della sua stessa estrazione politica, dal
capogruppo di FdI-An Fabio Rampelli ad Alessandro Pagano e Fabrizio
Cicchitto di Ncd, da Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) al Mattinale ,
che invita il Consiglio di disciplina dell'Ordine a fare dietrofront e
chiudere subito la pratica. E ancora, la presidente dei deputati Ncd
Nunzia De Girolamo, che annuncia la presentazione di una riforma degli
ordini professionali.
Non che sia andata meglio ad Allam sui grandi giornali. Su Repubblica
, tradizionale paladino dell'anti-bavaglio (ricordate i celebri post-it
gialli?) della notizia del procedimento per islamofobia non c'è
traccia. Il Corriere della Sera , giornale del quale Allam è stato
vicedirettore, affida invece alla penna di Pierluigi Battista un
commento, relegato a pagina 51: «Se un giornalista scrive Battista
commette un reato, dovrà essere giudicato come tutti gli altri cittadini
da un Tribunale della Repubblica. Piccoli tribunali del popolo che si
impancano a misuratori dell'eventuale islamofobia di Allam sono invece
pallide imitazioni di epoche autoritarie che non distinguevano tra
reato e opinioni. La giustizia fai da te, i tribunali delle corporazioni
che si permettono di intromettersi non su un comportamento o su una
grave negligenza professionale, bensì sul contenuto di un articolo sono
il residuo di un'intolleranza antica, e che non sopporta la diversità
delle opinioni, anche delle più estreme. Per cui i censori dell'Ordine
potrebbero rimettere nel cassetto i loro processi, togliersi la toga
dell'inquisitore e ammettere di aver commesso un errore». E invece «i
censori dell'Ordine» si sono indispettiti. E hanno replicato
polemicamente con una nota: «Capita recita che un organismo autonomo
dell'Ordine, il Consiglio di disciplina nazionale, dichiari non
manifestamente infondate le doglianze di una associazione
Media&diritto per quanto scritto da Magdi Cristiano Allam,
giornalista ma anche politico sia pure con un consenso dello
zero-qualcosa-per-cento e si scatena il putiferio. Non si tratta di una
condanna ma di una richiesta di spiegazioni al diretto interessato al
quale sono state correttamente fornite garanzie ben più ampie di quelle
minime previste dalla legge. Nonostante questo, c'è chi ipotizza un
attentato alla libertà di manifestare il pensiero. Qualcuno, con memoria
debole, si spinge a sostenere che se un giornalista sbaglia il
danneggiato deve rivolgersi a un Tribunale della Repubblica e non
all'Ordine. La linea dell'Odg è quella del rispetto. Per i diritti di
tutti, non dei giornalisti che debbono convincersi che a loro competono
maggiori doveri rispetto ai comuni cittadini». La nota ricorda che «il
potere conferito all'Ordine riguarda il controllo su chi scrive violando
la deontologia ed altre basilari regole di stile», e rivendica il
dovere di intervento. Altro che mea culpa
di Mariateresa Conti
http://www.ilgiornale.it/news/politica/silenzio-sul-caso-magdi-sinistra-si-mobilita-soltanto-amici-1047737.html
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