Chi
pensava di aver visto tutto il giorno di Renzi col secchio in testa o
col gelato in mano ha dovuto ricredersi ieri, dinanzi al Renzi dei Mille
Giorni (risposta italiana alle Mille e una notte, ma molto più
fiabesca). E non è finita qui, perché voci insistenti danno Roberta
Pinotti e Angelino Alfano in pole position per gli Esteri, con gran
sollievo per la Difesa e per l’Interno. La Pinotti è quella che, alle
primarie del Pd a Genova, arrivò terza: ma solo perché correvano in tre
(se erano in sedici, arrivava sedicesima) e che l’altroieri, alla
notizia che il marò Latorre aveva un malore, s’è scapicollata in India
per accudirlo (senonché, complice il fuso orario, al suo atterraggio il
malato era già guarito). Alfano invece è Alfano. E intendiamoci: l’idea
che uno così non tenga più le mani su polizia e servizi segreti è
rassicurante. Ma ne sfugge l’attinenza con gli Esteri. Se è per questo, i
precedenti esperimenti alla Giustizia, alla segreteria Pdl e
all’Interno hanno dimostrato la sua assoluta incompatibilità con
qualsiasi incarico e la sua enciclopedica incompetenza su qualunque
materia.
Il
che lo rende perfetto per qualsivoglia poltrona: essendo negato per
tutto, può fare tutto con la medesima impreparazione. Va detto, per
inciso, che un ministro degli Esteri dovrebbe parlare qualche lingua
estera, mentre il nostro conosce una sola parola straniera (o meglio,
quella che lui crede una
parola straniera): “vucumprà”. Il mese scorso, giunto in ritardo a
Strasburgo su un volo disturbato dal vento, si scusò con la commissaria
europea Cecilia Malmström che l’aspettava, inerpicandosi temerario sulla
lingua inglese: “Sorry… de uàind…”. La Malmström, svedese dunque
padrona dell’inglese, lo guardò esterrefatta, poi tradusse materna e
protettiva: “Ah, the wind”. Insomma: l’Angelino da esportazione ci
regalerebbe soddisfazioni mai provate neppure ai tempi di Frattini Dry.
Che, a differenza di Alfano, s’impegnava poco, non proferiva verbo e, a
ogni crisi internazionale, veniva colto a svernare su un atollo
caraibico o ad abbronzarsi su una pista da sci. Anche perché i partner
europei, conoscendone la mondana indolenza e la decisiva inutilità, si
scordavano di invitarlo ai vertici. Al
contrario Angelino, pur essendo un altro pelo superfluo della politica,
s’impegna e si agita moltissimo, parla e twitta senza sosta. Nessuno,
sventuratamente, l’ha mai visto a riposo. Tanto Frattini era pigro e
innocuo, quanto Alfano è attivo e pernicioso. Soprattutto per se stesso,
il suo partito (prima il Pdl, ora Ncd) e il suo dicastero. Ogni
volta che apre bocca, cioè sempre e di solito fuori sincrono rispetto
ai rari pensieri che l’attraversano, fa danni. Fortebraccio diceva di
Tanassi: “Tace perché, essendo riuscito ad avere un’idea, ha paura che
gli scappi”. Alfano invece, al primo segno di vita del suo neurone,
inizia a parlare. Poi però s’inceppa: bocca aperta a fermo immagine,
sopracciglia aggrottate, allarme degli astanti che temono una paresi e,
mentre chiamano l’ambulanza, lo vedono improvvisamente sbloccarsi per
dire cose di devastante inutilità. Il 9 marzo era a Sky a commentare la
notizia di tre bambine uccise a Lecco. E lì, forse ispirato dalla
toponomastica, giurò ieratico: “Non daremo scampo a chi ha compiuto
questo gesto efferato e ignobile, inseguiremo l’assassino finché non
l’avremo preso, poi lo faremo stare in carcere fino alla fine dei suoi
giorni: ora convoco i vertici della polizia”. Invano la conduttrice
tentò di frenarne l’empito e, a gesti, di comunicargli che la madre era
stata arrestata da un pezzo e aveva confessato. La polizia s’era
dimenticata di avvertirlo, non capacitandosi del fatto che fosse davvero
il ministro dell’Interno. Se ora passasse agli Esteri, però, con almeno
un paese intratterrebbe ottimi
rapporti: il Kazakhstan. E sarebbe comunque un buon inizio, anche per
le ottime relazioni di Astana con Mosca. Putin poi adora gli italiani
che lo fanno ridere. L’altroieri ha detto: “Se voglio, arrivo a Kiev in
due settimane”. Appena vedrà Alfano si correggerà: “Già che ci sono, in
tre settimane vengo a Roma”.
Marco Travaglio
Da Il Fatto Quotidiano del 02/09/2014.
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