CASO MARO'
Qualcosa è cambiato....
Dopo la telefonata di Renzi con il premier Modi, al quale peraltro fece seguito una nota del governo indiano nel quale si ribadiva che sarebbe stata la loro magistratura a giudicare, non ci sono stati ulteriori contatti. Dopo circa tre anni stiamo ancora parlando di "Exchange of views" che, salvo qualche altra ridicola giustificazione che lo rimandi, dovrebbe avvenire a metà ottobre.
Il tanto sbandierato ricorso all'internazionalizzazione, che di fatto sembra mai partito, rimane "sotto" il tavolo, forse solo nei pensieri di qualcuno, anche se la Mogherini dice: "E' tecnicamente pronto".
Renzi e compagni di governo brindano alla decisione del governo indiano di mandare Massimiliano in Patria per curarsi: "è la cartina di tornasole...il segno che qualcosa è cambiato". Ci si spinge persino ad offrire collaborazione alla giustizia indiana e ad esprimere fiducia e stima per Modi e il suo governo... Ma dal 15 feb 2012 fino all'altro ieri questi nostri volpini dove sono stati ?
Se Massimiliano avesse avuto un secondo più grave episodio di ischemia cerebrale, in India, non sarebbe stato un gran brutto pasticcio per l'Italia, ma soprattutto per l'India ? che non è stata ancora capace di presentare un capo d'accusa, nemmeno uno straccio di prova, e che sa benissimo che i due fucilieri sono innocenti ? Per quale motivo, quindi, l'India si sarebbe dovuta opporre al trasferimento di Latorre, per soli 4 mesi ? Con il rientro garantito da un "Affidavit" ? E a quale soddisfacente risultato brindano Renzi & Co., a quello di aver tolto la patata bollente dalle mani di Modi ?
Rimette le cose al proprio posto la dichiarazione del viceministro degli esteri, Lapo Pistelli, uno di quelli che aveva promosso, ultimamente sembra averlo dimenticato, il rientro in India dei due fucilieri nel marzo 2013:
«L’happy ending di questa vicenda è ancora lontano».
Intanto si resta alla finestra ..... a guardare.
Cosa è cambiato ?
Edoardo Medini - 15 sett 2014
Marò, il dialogo Italia-India comincia a dare frutti: a ottobre lo “scambio di vedute”
Dietro il permesso di quattro mesi per Latorre la distensione dei rapporti tra Roma e Delhi col nuovo premier Narendra Modi
Il risultato ottenuto ieri – il sì della Corte suprema
indiana al ritorno di Massimiliano Latorre in Italia per un periodo di
quattro mesi – è la cartina di tornasole, il segno che qualcosa è
cambiato a Nuova Delhi. Il governo di Narendra Modi, in carica dalla
fine di maggio, ha mostrato tutto un altro approccio rispetto al quello
guidato da Sonia Gandhi, “l’italiana”, costretta alla linea dura per non
esporsi alle critiche di servilismo nei confronti di Roma. Già
dall’estate, palazzo Chigi e la Farnesina hanno preso atto che i loro
nuovi interlocutori sono maggiormente disposti al dialogo. E così la
strategia “conflittuale” elaborata fino ad allora – la cosiddetta
internazionalizzazione della vicenda marò – sta passando in secondo
piano. Il permesso di rimpatrio per la convalescenza di Latorre pare una
dimostrazione di buona volontà da parte degli indiani. Ed è quindi un
incentivo a procedere sulla strada percorsa nelle ultime settimane.
Intendiamoci: l’ipotesi “conflittuale” – ovvero la richiesta di un
arbitrato internazionale sul caso, con la nomina di una commissione di
giudici terzi per risolvere la lite tra i due stati – rimane sul tavolo.
Appena quattro giorni fa, il ministro degli esteri Federica Mogherini
ha fatto sapere che l’Italia è «tecnicamente pronta» a procedere con
l’arbitrato. Ma una procedura del genere avrebbe tempi lunghi, ancora
più lunghi. Se si potesse evitare, trovando una soluzione consensuale
tra i due governi, si potrebbero bruciare le tappe.
Tra Roma e Nuova Delhi non ci sono stati ulteriori contatti diretti
dopo la telefonata dell’11 agosto di Renzi con Modi. Abbassata la
cornetta, il nuovo premier del gigante asiatico aveva diffuso un
comunicato che parlava di «stretto dialogo» tra i due governi. Già ad
aprile l’Italia aveva chiesto un incontro bilaterale tra i team
giuridici delle due parti, quello che in gergo si chiama “scambio di
vedute”. Per mesi dall’India non è arrivata nessuna risposta. Dopo la
conversazione Renzi-Modi, s’è iniziato a lavorare per organizzare
l’exchange of views: il tavolo dovrebbe riunirsi alla metà di ottobre.Il malore di Latorre avrebbe potuto rappresentare un ostacolo, se la risposta degli indiani fosse stata meno collaborativa. Non è andata così. La Corte suprema ha chiesto un parere del governo Modi, che ha risposto positivamente sul rimpatrio del fuciliere di marina. Renzi ha reagito con un tweet sulla «stima» per il premier indiano. In cambio l’ambasciatore italiano in India Daniele Mancini ha firmato l’“affidavit”, l’atto con cui il nostro governo si impegna a far tornare Latorre in India al termine dei quattro mesi. Nel frattempo si vedrà se i colloqui bilaterali hanno cominciato a portare frutto. «L’happy ending di questa vicenda è ancora lontano», ricordava ieri il viceministro degli esteri Lapo Pistelli. Ma l’arrivo di Modi a Nuova Delhi sembra aver dato il via ad una fase nuova, meno tesa.
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