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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

18/09/14

Indignatevi meno, approfondite di più


Familienausflug auf dem Motorino by  Julia Janßen
Familienausflug auf dem Motorino by Julia Janßen


Leggendo su Facebook questo divertissement:
“Ma voi, in tutta onestà, se un maro’ renziano con tessera di forza Italia, juventino, figlio di immigrati somali residente a Siena (grande appassionato di palio, contrada della Tartuca), fan della prima ora di Sorrentino, attivista No-Tav, stordito per un ice bucket challenge finito male, sparasse per errore, con indosso la maglia di Balotelli, a Napoli ad un orsa grillina senza casco voi, onestamente, da che parte stareste?”
Non posso non pensare al dibattito intorno a un libro che è uscito qualche anno fa e che si intitolava appunto “Indignatevi!”. Pare che in Italia questa cosa si sappia fare benissimo, viceversa pare così difficile riflettere sulle cose. Il ragazzo ucciso a Napoli ha portato a proteste che non si sono mai viste, come ha detto Don Manganiello:
“Perché nessuno è sceso in piazza a danneggiare le macchine dei camorristi che ammazzano napoletani innocenti?”
Perché c’è una totale dispercezione di quello che accade, perché la cugina del ragazzo ucciso ha detto che la camorra non uccide i sedicenni e invece lo Stato sì, quindi è peggio della camorra. Mentre è comprensibile il dolore di chi perde i propri cari, non si capisce perché chi raccoglie questa intervista non debba poi dire chiaramente dire che è falso.
Invece di indignarci dovremmo iniziare a pensare perché è normale che a Napoli lo Stato sia percepito in questo modo, dovremmo cercare di capire perché in un intero territorio non valgano le regole di civile convivenza che valgono per il resto del Paese. Perché non ci sia in fondo nulla di male ad andare con in tre, senza casco, su un motorino senza documenti e senza assicurazione. Perché dei ragazzi che sono in questa condizione sul motorino scelgano come soluzione quella di forzare il posto di blocco. Certo, lo Stato ha fallito, ma non solo quando il Carabiniere non ha rispettato le sue regole (e diciamo che non le ha rispettate ma con il beneficio di inventario, anche lui ha diritto a un giusto processo, o lui lo possiamo processare in modo sommario?) ha fallito quando ha fatto sì che quella condizione, la condizione di totale sprezzo delle regole non fosse una eccezione, ma fosse la normalità di interi quartieri, di intere città.

E’ molto meno impegnativo, così, è molto più facile. Comprare e mantenere un motorino, usare il casco, pagare l’assicurazione, rispettare le regole è più difficile. Si deve insegnare, si deve capire, se ne deve dare la possibilità. Quindi agli indignati per la morte del ragazzo chiediamo: voi avete fatto tutto il possibile per evitare questo clima di illegalità che ha portato – come concausa – a quella morte? Siete del tutto innocenti? Gli avevate fatto capire che la legalità è anche una protezione?
E possiamo continuare con tutte le indignazioni di quella simpatica nota. Ma ne prendiamo giusto un’altra, per sottolineare il nostro punto: l’indignazione è spesso legata a una scarsa informazione. Un caso che ha fatto molto discutere è stato quello dell’orsa Daniza morta mentre si tentava di catturarla dopo un’aggressione. Gli indignati (e sono stati davvero tanti) sanno rispondere a un po’ di domande? Tipo: gli orsi attaccano gli uomini? Quanti attacchi di questo tipo ci sono stati negli ultimi 150 anni? Che ferite ha avuto il fungaiolo vittima dell’aggressione? L’orsa Daniza era già considerata un caso particolare per il suo comportamento? Qual è il protocollo in questi casi? La telenarcosi è sempre senza effetti collaterali?
A leggere le informazioni che ci sono disponibili è facile farsi un’idea propria, precisa e difficilmente indignata. Perché l’indignazione è spesso frutto di un meccanismo autoassolutorio che ci deresponsabilizza: ci indignamo così non dobbiamo fare la fatica né di fare qualcosa, né di capire con attenzione quello che accade.
Se siete arrivati fin qui avrete capito che questo non è un articolo contro un’orsa o in difesa di un carabiniere. Qui si vuole soltanto invitare a indignarsi di meno e fare di più. Se vi siete indignati per la morte di Daniele Bifolco, sostenete Maestri di Strada, se vi siete indignati per Daniza, cercate di capire come funzionano i processi di ripopolazione delle specie protette. Insomma, indignatevi meno, indignatevi solo quando davvero non c’è niente altro che possiate fare.



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