Quinto giorno di interrogatorio nel processo di Mafia Capitale per il ras delle coop: "Coratti, Ferrari, Giansanti, Tassone, D’Ausilio: mazzette per i debiti fuori bilancio"
Salvatore Buzzi
Mazzette, assunzioni su «segnalazione» e accordi
con esponenti del Pd romano. Al suo quinto giorno di esame davanti ai
giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma, Salvatore
Buzzi è ancora un fiume in piena. Il «ras» delle cooperative, in
collegamento video dal carcere di Tolmezzo, racconta dei suoi affari con
il Campidoglio all’epoca dalla giunta Marino.
«Per l’approvazione del debito fuori bilancio legato al servizio di
accoglienza per i minori non accompagnati ci siamo rivolti a Coratti»,
ha detto Buzzi, rispondendo alle domande dei suoi avvocati, Pier Gerardo
Santoro e Alessandro Diddi. «Coratti - ha proseguito - ci ha chiesto
100mila euro in chiaro per far approvare la delibera del debito fuori
bilancio creato nel semestre gennaio-giugno 2013. Io avevo il 26%, il
restante apparteneva ad altre cooperative e tutti eravamo al corrente
che dovevamo dare 50mila euro a Coratti e 50mila euro a D’Ausilio:
praticamente l’1% della delibera da 11 milioni». «Un accordo
corruttivo», il primo di una serie di tre stretti con Coratti, che per
Buzzi sembra non prendere comunque la giusta piega. «L’accordo lo
prendemmo io e Francesco Ferrara con Coratti - spiega Buzzi - ma quando
arrivammo a maggio 2014 lo stesso Coratti mi disse che di queste cose
non ne dovevo parlare più con lui ma con D’Ausilio». La voce del
pagamento dei 100mila euro in chiaro, però, comincia evidentemente a
circolare. «Mi chiama Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino e mi
dice: "e noi?" Quindi, l’8 agosto, mi chiede di passare in commissione
Bilancio. In giunta non c’era problema perché il sindaco Marino è
onestissimo e non ci ha mai chiesto nulla. Alfredo Ferrari del Pd,
presidente commissione Bilancio, e Giansanti mi dicono se non ci dai
30mila euro non va in porto. Su questa vicenda, alla fine, non abbiamo
pagato nessuno perché ci hanno arrestato».
Altri due episodi sui quali si dilunga Buzzi sono quelli relativi
all’ex presidente del decimo municipio, Andrea Tassone. «Inizialmente
Tassone mi chiamava e io evitavo di incontrarlo, perché ogni volta mi
chiedeva di assumere qualcuno - ha raccontato Buzzi - Il 7 maggio 2014,
comunque, mi presenta Paolo Solvi come un suo uomo. Mi disse che gli
servivano un sacco di soldi per la campagna elettorale, e che mi avrebbe
affidato un lavoro di potature in cambio di 30mila euro. Voleva i soldi
in nero perché doveva pagare la campagna elettorale e concordai 26mila e
500 euro, il 10% di 264mila euro della gara». «Ho pagato una tangente a
Tassone e a D’Ausilio anche per la gara per la pulizia delle spiagge di
Ostia - ha poi aggiunto Buzzi - il 10% sui 122mila euro della gara».
E se Buzzi sembra ammettere senza scomporsi dazioni di denaro e
tangenti, si infervora quando arriva il momento di parlare dell’ex
vicesindaco Nieri (non indagato) e di altri politici Pd che, a suo dire,
hanno preso le distanze da lui dopo il suo arresto. «Vergognati Nieri,
vergognati - tuona Buzzi - Mi arrabbio per gli amici che ti conoscono da
trent’anni e non ti difendono. Vengono qui a dire "speriamo che la
giustizia trionfi". Perché non sei andato da Pignatone a dire che hanno
preso un abbaglio? Gli amici si vedono nel momento del bisogno». «Nieri -
ha affermato Buzzi - ci chiese di fare il servizio di guardiania per
una villa a Monte Mario che era stata destinata a Suor Paola. Era il
corrispettivo per l’accordo sull’acquisto della sede della 29 Giugno a
prezzo scontato, nel contesto della dismissione del patrimonio del
Comune. A Nieri gli ho assunto più di venti persone». Un’ultima bordata,
Buzzi la riserva a Matteo Orfini: «Ho fatto la Città dell’altra
economia, Orfini ne beneficiava quando chiedeva la sala convegni.
Nessuno pagava, solo Grillo. Nemmeno 200 euro per la sala».
In merito alla vicenda legata all’acquisto degli appartamenti della
cooperativa San Lorenzo, Buzzi ha invece tirato in ballo la LegaCoop.
«Ho comprato gli appartamenti perché me lo ha chiesto Legacoop - ha
spiegato - Mi chiamò il presidente LegaCoop Lazio, Venditti, e mi disse
che ne aveva parlato con Poletti. Andai a Bologna a parlare con il
direttore generale di Unipol e mi mise a disposizione 4 milioni.
Legacoop mi ha ordinato di comprare e io ho eseguito perché sono un
soldato».
Nessun commento:
Posta un commento