Avete presente quella cosa lì chiamata Italia?
Fa acqua da tutte le parti e non solo perché è una penisola. Ma tutto
di questo paese non va: la politica, l’economia, la bioetica, l
giustizia, l’ordine pubblico, il fisco, perfino l’anagrafe e la
demografia, considerata la prevalenza record di vecchi e di morti sui
nati e sui giovani.
Poi, invece, ti guardi da lontano,
per esempio con gli occhi di un americano e scopri che l’Italia è la
nazione leader al mondo per influenza culturale. Non traffico
d’influenze, come si dice nella cronaca giudiziaria di questi giorni,
no, proprio influenze culturali.
È passata inosservata questa notizia,
che per la rivista Us News l’Italia ha strappato quest’anno lo scettro
di leader culturale del mondo alla Francia e agli stessi Stati Uniti che
sono al terzo posto dopo le due sorelle latine. Cos’è poi l’influenza
culturale?
È l’appeal dell’Italia, il fascino,
l’attrazione che esercita in vari campi e per varie motivazioni: dalla
cucina alla moda, dall’arte alla cultura, dalla natura al clima, dai
geni che ha generato ai suoi centri storici, per non dire dell’incrocio
unico di impero romano, cristianità e civiltà mediterranea.
Diciamolo con parole nostre: il Mito dell’Italia è ancora il più forte del mondo.
Se cerchiamo un punto di ripartenza per il nostro Paese,
o se preferite un punto estremo di resistenza al suo declino finale, e
di consolazione nazionale eccolo, è lì: è quella classifica, dove al
nostro seguito dopo il francesi e gli americani, ci sono nell’ordine la
Spagna, il Regno Unito, il Giappone, la Svizzera, il Brasile, la Svezia e
l’Australia.
Non ci sono paesi giganteschi come
la Cina, l’India e la Russia e questo è un mistero o forse un
pregiudizio occidentale. E la leadership tra i continenti resta ancora,
nonostante tutto, la nostra Europa. L’Unione europea ce l’ha messa tutta
ma non è riuscita a sopprimere l’influenza europea nel mondo.
Ma fa colpo che quella striscetta curva e penzolante nel Mediterraneo,
così piena di guai, sia la regina del mondo, la più influente della
Terra. Trump ha di recente condensato il suo programma di governo in un
motto, Prima l’America; ma l’Italia è già prima di suo, senza che lo
dicano Mattarella, Renzi o Gentiloni. Anzi lo è nonostante loro, e
malgrado la sua volontà. Lo è naturaliter, culturaliter…
Se riuscissimo a costruire un sistema paese,
un sistema politico e sociale, una visione culturale, su quel punto di
eccellenza, svolteremmo davvero. Poi vedi il grigiore della quotidianità
e i suoi protagonisti assoluti e hai l’idea che stai parlando di un
altro paese, questo è la caricatura del precedente, il fratello scemo e
malandrino…
Ma è lì, dalla nostra grandezza, dal
nostro marchio d’origine, dalla nostra esemplare civiltà, dalla nostra
spiccata personalità nazionale che torreggia a livello mondiale, che
dobbiamo ripartire anche se ancora non abbiamo capito come.
Il problema è trovare chi saprà tradurre quel primato,
quel mito in politica, governo e vita quotidiana. Ossia chi farà
diventare normale l’eccezionalità italiana e farà del miracolo italiano
il prodigio di ogni santo giorno.
L’Italia è un mito.
di Marcello Veneziani
MV, Il Tempo 16 marzo 2017
Nessun commento:
Posta un commento