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Fermare l’invasione di migranti economici dall’Africa si può, basta che ci sia la volontà politica e il coraggio di affrontare le inevitabili reazioni dei buonisti. Ora che- per fortuna – la costosissima operazione Mare Nostrum è conclusa, solo una modesta parte di coloro che partono dalle coste libiche sui gommoni o sulle carrette del mare vengono raccolti da navi battenti la nostra bandiera e quindi, mettendo piede su suolo italiano, acquisiscono il diritto di chiedere asilo o protezione umanitaria a noi. La maggior parte viene ormai salvata da navi armate e finanziate da un numero imprecisato di ONG,che battono le più varie bandiere di comodo (Panama, Liberia, Nauru e quant’altro) e che da tempo sono sospettate di essere in collusione con gli scafisti, con cui si mettono d’accordo prima su dove raccogliere i “disperati”. Perciò, tecnicamente, coloro che vengono tratti in salvo vengono a trovarsi sul territorio di questi Paesi, ed è perciò a questi che dovrebbero rivolgere in prima istanza le loro richieste. Naturalmente, si guardano bene dal farlo, e chiedono e ottengono di essere sbarcati in Italia, dove sanno che sarano accolti e accuditi e che comunque può servire da ponte per raggiungere altre nazioni europee di loro gradimento.
Ora, in base anche alla recentissima sentenza della Corte europea sui
diritti dei singoli Stati in materia di accoglienza (naturalmente subito
contestata in primo luogo dalle stesse ONG, noi non siamo tenuti a far
scendere da una nave straniera che attracca in un nostro porto chi è
senza documenti in regola,cioè passaporto e visto d’ingresso rilasciato
dalle nostre autorità consolari. E’ vero che la legge del mare prevede
che una nave che abbia soccorso e preso a bordo dei naufraghi possa
sbarcarli nel porto più vicino,ma a questo si possono opporre tre
obiezioni: 1)Il porto più vicino alle coste libiche non è né Pozzallo né
Augusta né Trapani, ma prima gli scali della Tunisia meridionale e poi
Malta; e se questi si rifiutano (nel caso dei maltesi non senza ragione,
viste le dimensioni del Paese e l’imponenza dei flussi) non c’è scritto
da nessuna parte che dobbiamo essere noi a subentrare i terza battuta.
2) Coloro che vengono raccolti dalle navi delle ONG al limite delle
acque territoriali libiche (e, sembra, spesso addirittura su
appuntamento), quando stanno già per finire le scorte di acqua e
carburante e chiamano aiuto con un telefono satellitare che viene loro
appositamente fornito dagli scafisti sono, più che naufraghi veri,
naufraghi VOLONTARI. Essi non affronterebbero cioè mai il mare aperto
sapendo già di non essere attrezzati per tentarlo se non avessero la
quasi certezza di essere messi in salvo dopo una ventina di miglia
(equivalenti a un decimo della traversata prevista) da soccorritori che
hanno come specifica missione di prenderli a bordo. 3) A chi obbietta
che è comunque nostro dovere salvare e accogliere i “disperati” – che
sarebbe più esatto definire migranti economici o immigrati clandestini –
che fuggono dalla guerra, dalla miseria o dalla siccità e spesso
vengono torturati e vessati lungo il cammino è facile rispondere che,
una volta a bordo delle navi delle varie ONG, non corrono più nessun
pericolo. Tra l’altro,siamo all’assurdo che dopo l’accordo, per la
verità ora un po’ traballante, tra UE e Turchia per fermare in quel
Paese i profughi che arrivano davvero da zone di guerra e hanno perduto
tutto non riescono più ad arrivare in Europa, ce la fanno giovanotti
dell’Africa subsahariana che,nell’80-90% dei casi non possono – in
base alla Convenzione di Ginevra – avanzare alcun diritto di protezione e
dovrebbero essere rimandati a casa loro.
Con questo, non avremmo risolto tutti i problemi: c’è per esempio quello dei minori non accompagnati, e ci saranno sempre casi pietosi – donne incinte o con bambini piccoli – per cui bisognerà fare eccezioni. Ma invece dei 200mila e passa migranti attesi nel 2017 (siamo già oltre le cifre dell’anno scorso, ma il grosso arriverà con la buona stagione), dovremo accoglierne molto meno e la situazione diventerebbe più gestibile. Dal momento che, sul dossier migranti,l’UE continua a ignorare le nostre sacrosante richieste, proviamo questa strada e vediamo cosa succede.
Con questo, non avremmo risolto tutti i problemi: c’è per esempio quello dei minori non accompagnati, e ci saranno sempre casi pietosi – donne incinte o con bambini piccoli – per cui bisognerà fare eccezioni. Ma invece dei 200mila e passa migranti attesi nel 2017 (siamo già oltre le cifre dell’anno scorso, ma il grosso arriverà con la buona stagione), dovremo accoglierne molto meno e la situazione diventerebbe più gestibile. Dal momento che, sul dossier migranti,l’UE continua a ignorare le nostre sacrosante richieste, proviamo questa strada e vediamo cosa succede.
di Livio Caputo - 18 marzo 2017
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