Deserto Italia. Incominciamo dai dati che in questi giorni stanno
impazzando attraverso i media. Non generiamo più vita. Che scoperta.
Ogni donna partorisce 1,34 figli a testa, paurosamente sotto i 2,1 che
servirebbero per non farci scomparire, nel volgere di qualche
generazione, dalla faccia della terra in qualità di occidentali.
Occidentali’s Karma. Francesco Gabbani ha vinto
un festival, noi stiamo perdendo le nostre radici, compromettendo il
futuro. In Italia, nel 2016, sono nati 474mila pargoli contro i 486mila
del 2015. Siamo ai minimi storici dall’Unità d’Italia. I decessi, lo
scorso anno, sono stati 608mila, la mescolanza di numeri crea uno
scenario orrifico. Il monologo dell’orrore, da far impallidire quello di
Marlon Brando, nei panni del Colonnello Walter E. Kurtz, sulla
cellulosa di Apocalypse Now. L’apocalisse tricolore. Davanti al
precipizio sorridono i nostri governanti, sorride l’ebete, mentre cade
pensando all’adrenalina del volo, ma non alla caduta. Siamo diventati un
paese di anziani, eppure non a misura di anziani. Simone de Beauvoir
nel 1970 scrisse: “I vecchi sono degli esseri umani? A giudicare dal
modo in cui sono trattati nella nostra società, è lecito dubitarne: la
vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito”.
Invecchiamo, ma non sappiamo farlo. Crolliamo, ma ci crediamo giovani
per sempre. Forever young. 17 anni tutta la vita. Ma non nello spirito.
Ve li ricordate i distretti industriali? Il fiore all’occhiello della
produzione italiana? Stanno diventando un ricordo lontano. Quelle
piccole e medie industrie che hanno fatto grande il Paese a partire dal
post Seconda Guerra Mondiale. Le viscere della nazione, gente vogliosa
questi italiani, gente capace di buttarsi alle spalle le bombe del 1945 e
ricostruire tutto daccapo. Olivetti, Mattei passando per l’Eni. Sono
molti i nomi, e le sigle, che riportano alla mente un passato rampante,
capace di regalare speranza. Ora ci troviamo davanti allo scheletro di
quello che è stato. Un monumento alla decadenza, si sbriciolano i
mattoni, sembra di essere davanti ad un mausoleo. Immenso e silenzioso,
con in lontananza le grida dei “nuovi” europei che sgomitano per
prendere il nostro posto. Un romanzo tutto da scrivere, ma con il finale
già sancito. I finanziamenti alle banche dominano lo scenario, 20
miliardi di euro che entrano dalla finestra, dopo essere usciti dalla
porta. I giovani periscono, gli esodati piangono, niente a che vedere
con le lacrime da coccodrillo di Elsa Fornaro, mentre quelli nel mezzo
pregano. Abbiamo scelto di non scegliere, siamo i Mark Renton della via
di mezzo. Avevamo la vita abbiamo deciso di interpretare uno stato di
morte apparente, ci viene così bene da non svegliarci più.
“Se ne va anche un’azienda del San Daniele. Una delle aziende che
producono il prosciutto più famoso d’Italia infatti finisce nelle mani
nei francesi. Ad accaparrarsi questa fetta del made in Italy è stato il
gruppo agroalimentare d’Oltralpe CA Animation, ‘a cui fanno capo le
società produttive Loste Tradi France e Jean Larnaudie'”. Questo quanto
si legge sulle colonne de Il Giornale. Stiamo svendendo. Chiudiamo
bottega. Venghino siori, venghino. Il battitore dell’asta è Paolo
Gentiloni, ma lo sappiamo che il burattinaio resta Matteo Renzi, uomo da
camouflage, mentre tutti scappano non suona nemmeno il violino che ci
accompagna al naufragio, alla Titanic per intenderci. Volete un po’ di
sovranità, sedetevi al tavolo. Il popolo non ha il pane, che si mangi il
debito pubblico. Sembriamo destinati ad un futuro ineluttabile, un
destino che fa rima con la scomparsa dell’Italia. Segnati per sempre.
Grecia. Spagna. Irlanda. Un domani nostro? Un certezza in caricamento.
Renaud Camus, teorico dell’ovvia Grande Sostituzione, bussa alle nostre coscienze. In un’intervista rilasciata a ilTempo.it,
il 21 aprile 2016, ha dichiarato: “Il sostituzionismo è il mondo del
falso, del doppio, dell’ersatz. Io chiamo questo mondo il ‘fauxel’, il
reale ribaltato, il reale falso. Lo scambio di tutto con il suo doppio
meno costoso implica la proletarizzazione così suggestiva della nostra
società. Se le persone del 1900 o anche del 1950 ritornassero nelle
nostre città, penserebbero che sono abitate solo da clochard, vestiti
male, che si comportano altrettanto male e parlano male la loro stessa
lingua. Ma la sostituzione etnica fa sì che questa proletarizzazione
diventi sempre di più una ‘terzomondizzazione’. Su un terzo del suo
territorio, Parigi è Bamako, Marsiglia è la banlieue nord di Algeri. È
così rassicurante per l’uomo, in fondo: è l’uomo che conta, e non certo
le materie prime. Ma con una popolazione del terzo mondo, un paese
europeo diventa del terzo mondo”. Rotoliamo verso sud e siamo felici di
farlo. Siamo a crescita zero e siamo felici. Le aziende chiudono e siamo
felici. Una felicità unità di misura dello sfacelo. Qualcuno ci vede
sparire nel giro di una decade, una realtà che si avvicina in maniera
spaventosa.
“La Commissione europea ha confermato stamani le previsioni di
crescita dell’Italia, rispetto alle stime di novembre, con un aumento
del prodotto interno lordo dello 0,9% nel 2017 e dell’1,1% nel 2018.
Sono le stime più basse di tutta l’Unione. Nella sua analisi della
congiuntura, Bruxelles accoglie positivamente l’impegno del governo di
correggere la traiettoria dei conti pubblici entro aprile, ma nel
frattempo ha rivisto leggermente al rialzo le sue stime di debito
pubblico”. Così sentenziava, un mese fa, Il Sole 24 Ore in diretta da
Bruxelles. Dovevamo correre, stiamo seguendo l’esempio del granchio. Le
certezze parlano d’altro, parlano di una fine ineluttabile. E non sono
pessimista, solamente realista.
Italiani che non fanno più figli perché non hanno la possibilità
economica per mantenerli, aziende che continuano ad abbassare le
saracinesche, perché strozzate dalle tasse e da una burocrazia
pachidermica, le poche aziende che resistono vengono comprate da
multinazionali estere che acquistano il brand e poi esportano le
produzioni all’estero, il tasso di povertà che continua a crescere a
livelli veramente preoccupanti, i nostri giovani costretti a scappare
all’estero per trovare lavoro, immigrazione fuori controllo, percezione
di sicurezza per i cittadini pari a zero, leggi antiquate e nessuna
certezza della pena, la macchina della giustizia che grazie proprio a
queste leggi obsolete e troppo interpretabili non riesce a garantire
processi veloci ecc ecc. E potrei continuare ancora perché l’elenco non
finirebbe mai. Per tutto questo dobbiamo ringraziare una classe di
politici, anzi di politicanti, sia di destra che di sinistra, di centro e
movimenti vari totalmente incapaci che hanno pensato e pensano tutt’ora
solamente ai loro interessi personali e mai a quelli della
collettività. Vergogna.
da il blog di Andrea Pasini - 13 marzo 2017
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