26 Gennaio 2016
Stefano Tronconi
Che la scelta di ricorrere all'arbitrato internazionale sulla
giurisdizione sia stato solo l'errore finale in una vicenda gestita fin
dal primo giorno in modo demenziale l'ho ormai scritto più volte.
L'avevo scritto prima che tale scelta venisse compiuta e l'ho scritto
nei mesi successivi all'avvio dell'arbitrato. Nel frattempo dovrebbe
ormai essere divenuto evidente a tutti che l'arbitrato ha sortito come
unico effetto quello di congelare ulteriormente la situazione già in
essere ad esclusivo vantaggio dell'India.
Se l'avvio
dell'arbitrato non ha aiutato ad accelerare il rientro in Italia di
Salvatore Girone, in compenso ha tolto l'India da ogni potenziale
imbarazzo. E' stato infatti a questo punto ufficializzato che, almeno
fino al 2018 ma sicuramente oltre, nelle sedi politiche e giudiziarie
italiane, indiane ed internazionali le prove che dimostrano l'innocenza
dei marò e la manipolazione delle indagine svolte in Kerala potranno
essere 'legittimamente' messe da parte.
Un vero e proprio 'capolovoro' di imbecillità che solo l'insipiente classe politica italiana poteva mettere in atto.
Un vero e proprio 'capolovoro' di imbecillità che solo l'insipiente classe politica italiana poteva mettere in atto.
Ci si potrebbe domandare a questo punto se tra i politici italiani vi
sia almeno qualcuno che a furia di errori non abbia quantomeno capito o
imparato qualcosa dalla vicenda.
Purtroppo dalle dichiarazioni più recenti non si direbbe. Oppure semplicemente i nostri politici, nel caso avessero capito qualcosa, pensano ancora di poter far finta di nienta e continuare prendere per fessi tutti quelli che ancora li stanno a sentire.
Purtroppo dalle dichiarazioni più recenti non si direbbe. Oppure semplicemente i nostri politici, nel caso avessero capito qualcosa, pensano ancora di poter far finta di nienta e continuare prendere per fessi tutti quelli che ancora li stanno a sentire.
Iniziamo quest'oggi dal Presidente del Consiglio.
A fine Dicembre Renzi ci aveva illuminato con queste parole:
“Ho provato a trovare un accordo politico con il Primo Ministro Modi che mi ha detto di essersi, come me, ritrovato questa vicenda sul tavolo. Alla fine l'unica strada praticabile è stata quella di riferire la materia ad un tribunale internazionale”.
A parte il fatto che verrebe naturale domandarsi perché mai Renzi abbia girato a vuoto per ben un anno e mezzo prima di piegarsi alla scelta disperata del tribunale internazionale. Ma, a prescindere da questo, di quale accordo politico parla Renzi?
Se in politica estera non fosse la patacca che ha dimostrato di essere, nella vicenda Marò Renzi avrebbe dovuto seguire una sola strada. Avrebbe dovuto far capire a Modi, con le buone o con le 'cattive', che a fronte di tutte le prove che dimostrano che i marò italiani niente hanno a che vedere con la morte dei pescatori, l'interesse dei governi italiano ed indiano poteva essere uno solo ed era un interesse comune. L'interesse reciproco a fare chiarezza individuando, anche attraverso la magistratura indiana, le persone responsabili della manipolazione delle indagini affinché questo incidente non continuasse a gettare una luce sinistra tanto sull'Italia che sull'India come Paesi. Potendo tra l'altro contare sul vantaggio che nessuno di questi responsabili appartiene all'area politica di Modi.
Cosa ha combinato invece il nostro Renzi? Non avendo acceso i fari sui crimini e sugli errori di alcuni individui ben identificati, è riuscito, attraverso l'avvio dell'arbitrato, a mettere l'intera vicenda fermamente nell'alveo dello scontro tra Stati (dove l'India ha sicuramente molte più carte da giocare) ed è riuscito a sprecare le vere carte vincenti che aveva in mano (le prove dell'innocenza dei marò e delle indagini manipolate all'origine).
A fine Dicembre Renzi ci aveva illuminato con queste parole:
“Ho provato a trovare un accordo politico con il Primo Ministro Modi che mi ha detto di essersi, come me, ritrovato questa vicenda sul tavolo. Alla fine l'unica strada praticabile è stata quella di riferire la materia ad un tribunale internazionale”.
A parte il fatto che verrebe naturale domandarsi perché mai Renzi abbia girato a vuoto per ben un anno e mezzo prima di piegarsi alla scelta disperata del tribunale internazionale. Ma, a prescindere da questo, di quale accordo politico parla Renzi?
Se in politica estera non fosse la patacca che ha dimostrato di essere, nella vicenda Marò Renzi avrebbe dovuto seguire una sola strada. Avrebbe dovuto far capire a Modi, con le buone o con le 'cattive', che a fronte di tutte le prove che dimostrano che i marò italiani niente hanno a che vedere con la morte dei pescatori, l'interesse dei governi italiano ed indiano poteva essere uno solo ed era un interesse comune. L'interesse reciproco a fare chiarezza individuando, anche attraverso la magistratura indiana, le persone responsabili della manipolazione delle indagini affinché questo incidente non continuasse a gettare una luce sinistra tanto sull'Italia che sull'India come Paesi. Potendo tra l'altro contare sul vantaggio che nessuno di questi responsabili appartiene all'area politica di Modi.
Cosa ha combinato invece il nostro Renzi? Non avendo acceso i fari sui crimini e sugli errori di alcuni individui ben identificati, è riuscito, attraverso l'avvio dell'arbitrato, a mettere l'intera vicenda fermamente nell'alveo dello scontro tra Stati (dove l'India ha sicuramente molte più carte da giocare) ed è riuscito a sprecare le vere carte vincenti che aveva in mano (le prove dell'innocenza dei marò e delle indagini manipolate all'origine).
Come politico patacca non si è certamente dimostrato da meno di Renzi l'attuale Ministro degli Esteri.
A commento della notizia che il tribunale arbitrale, in assenza di prevedibili ulteriori rinvii, potrà arrivare ad una qualche decisione sulla competenza giurisdizionale non prima dell'estate 2018, Gentiloni non ha trovato meglio da dire che:
“Ogni tanto i tempi della giustizia italiana sono molto più lunghi. Naturalmente noi ci auguriamo che questo periodo possa vedere sia Latorre che Girone in Italia, cioé che nel corso di questa dinamica arbitrale i due marò possano restare in Italia.”
E' tutto quello che ha da dire, Gentiloni? Se un tale commento l'avesse fatto una qualsiasi zia Pierina sarebbe stato accettabile, ma che un commento del genere vanga dal ministro degli esteri ben spiega perché nel mondo l'Italia non se la fili proprio nessuno!
Ministro Gentiloni, ma lo ha capito che i due Marò non hanno ucciso i pescatori? Ha capito che, malgrado la loro innocenza, i miltari italiani sono stati additati all'opinione pubblica internazionale come così male addestrati da non saper distinguere dei pirati da degli inermi pescatori? Ha capito che in questa vicenda l'Italia che lei rappresenta è riuscita ancora una volta a dare di sé solo l'immagine del Paese più politicamente incapace ed inaffidabile del mondo?
Mah ….....
A commento della notizia che il tribunale arbitrale, in assenza di prevedibili ulteriori rinvii, potrà arrivare ad una qualche decisione sulla competenza giurisdizionale non prima dell'estate 2018, Gentiloni non ha trovato meglio da dire che:
“Ogni tanto i tempi della giustizia italiana sono molto più lunghi. Naturalmente noi ci auguriamo che questo periodo possa vedere sia Latorre che Girone in Italia, cioé che nel corso di questa dinamica arbitrale i due marò possano restare in Italia.”
E' tutto quello che ha da dire, Gentiloni? Se un tale commento l'avesse fatto una qualsiasi zia Pierina sarebbe stato accettabile, ma che un commento del genere vanga dal ministro degli esteri ben spiega perché nel mondo l'Italia non se la fili proprio nessuno!
Ministro Gentiloni, ma lo ha capito che i due Marò non hanno ucciso i pescatori? Ha capito che, malgrado la loro innocenza, i miltari italiani sono stati additati all'opinione pubblica internazionale come così male addestrati da non saper distinguere dei pirati da degli inermi pescatori? Ha capito che in questa vicenda l'Italia che lei rappresenta è riuscita ancora una volta a dare di sé solo l'immagine del Paese più politicamente incapace ed inaffidabile del mondo?
Mah ….....
Per non farla troppo lunga, tralascio
in questa occasione di commentare le recenti parole dei politici che
militano nell'opposizione e che da sempre su questa vicenda riescono
solo ad esprimersi con parole che non centrano il cuore del problema e
risultano perdipiù spesso fuori tempo.
Non sto quindi in questa occasione a spiegare perché sono state parole fuori luogo e fuori tempo quelle che abbiamo sentito nelle ultime settimane da parte di:
- l'ex-presidente della Commissione Difesa Elio Vito, ovvero colui che quando era nella posizione di chiedere al governo di abbracciare l''innocenza' chiedeva a gran voce l'arbitrato internazionale ed ora che è in corso l'arbitrato da lui richiesto chiede a gran voce che il governo abbracci l''innocenza;
- l'europarlamentare Lara Comi, ovvero colei che si è meritoriamente mossa per una risoluzione del Parlamento Europeo a favore dei Marò ed ha finito col portare in aula una risoluzione che dà per acquisita un'inesistente responsabilità dei marò nella morte dei pescatori indiani;
- l'ex-ministro degli Esteri Giulio Terzi, ovvero colui sotto la cui guida agli Esteri sono stati compiuti moltissimi dei madornali errori che ancora oggi condizionano la vicenda.
Questi signori non c'azzeccano proprio, ma quantomeno aiutano a tenere alta l'attenzione, e quindi sono forse meglio le loro dichiarazioni patacca rispetto al silenzio vergognoso che ha caratterizzato il restante 99% dei politici.
Non sto quindi in questa occasione a spiegare perché sono state parole fuori luogo e fuori tempo quelle che abbiamo sentito nelle ultime settimane da parte di:
- l'ex-presidente della Commissione Difesa Elio Vito, ovvero colui che quando era nella posizione di chiedere al governo di abbracciare l''innocenza' chiedeva a gran voce l'arbitrato internazionale ed ora che è in corso l'arbitrato da lui richiesto chiede a gran voce che il governo abbracci l''innocenza;
- l'europarlamentare Lara Comi, ovvero colei che si è meritoriamente mossa per una risoluzione del Parlamento Europeo a favore dei Marò ed ha finito col portare in aula una risoluzione che dà per acquisita un'inesistente responsabilità dei marò nella morte dei pescatori indiani;
- l'ex-ministro degli Esteri Giulio Terzi, ovvero colui sotto la cui guida agli Esteri sono stati compiuti moltissimi dei madornali errori che ancora oggi condizionano la vicenda.
Questi signori non c'azzeccano proprio, ma quantomeno aiutano a tenere alta l'attenzione, e quindi sono forse meglio le loro dichiarazioni patacca rispetto al silenzio vergognoso che ha caratterizzato il restante 99% dei politici.
Preferisco invece
chiudere questo post ricordando le parole di Mattarella pronunciate
circa due mesi fa durante la visita su una nave 'fregata' italiana (in
questo caso dalle parole vuote si passa al gesto vuoto):
“ Il mio pensiero va alla missione di Girone e Latorre, allora impegnati anch'essi a difesa della sicurezza delle nostre navi mercantili. A loro rinnovo il sostegno del Paese. Sarò davvero lieto quando potrò incontrarli INSIEME in Italia”.
Ieri Mattarella ha in qualche modo smentito se stesso ed ha incontrato il solo Massimiliano Latorre con una scelta che mette una volta di più in risalto tutta l'impotenza della classe politica italiana, conseguenza degli enormi errori commessi.
La 'finestra di opportunità' di questo mese di Gennaio su cui aveva probabilmente fatto conto anche il Presidente della Repubblica è venuta meno vuoi per il disastroso 'tempismo' del sen. Nicola Latorre, vuoi per altre considerazioni di convenienza politica interna indiana.
Per la nuova 'finestra di opportunità' Salvatore Girone dovrà ora aspettare Aprile. L'Italia infatti con l'avvio dell'arbitrato sulla giurisdizione si è legata definitivamente le mani lasciando di fatto all'India ogni decisione sui tempi di rientro in patria di Salvatore.
Cari politici ...... credo proprio che il termine 'patacca', che sta ad indicare qualcosa o qualcuno che vale meno di quanto si voglia far credere, ve lo siate tutti meritati sul campo!
“ Il mio pensiero va alla missione di Girone e Latorre, allora impegnati anch'essi a difesa della sicurezza delle nostre navi mercantili. A loro rinnovo il sostegno del Paese. Sarò davvero lieto quando potrò incontrarli INSIEME in Italia”.
Ieri Mattarella ha in qualche modo smentito se stesso ed ha incontrato il solo Massimiliano Latorre con una scelta che mette una volta di più in risalto tutta l'impotenza della classe politica italiana, conseguenza degli enormi errori commessi.
La 'finestra di opportunità' di questo mese di Gennaio su cui aveva probabilmente fatto conto anche il Presidente della Repubblica è venuta meno vuoi per il disastroso 'tempismo' del sen. Nicola Latorre, vuoi per altre considerazioni di convenienza politica interna indiana.
Per la nuova 'finestra di opportunità' Salvatore Girone dovrà ora aspettare Aprile. L'Italia infatti con l'avvio dell'arbitrato sulla giurisdizione si è legata definitivamente le mani lasciando di fatto all'India ogni decisione sui tempi di rientro in patria di Salvatore.
Cari politici ...... credo proprio che il termine 'patacca', che sta ad indicare qualcosa o qualcuno che vale meno di quanto si voglia far credere, ve lo siate tutti meritati sul campo!
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