Secondo il Gatestone Institute
per evitare discriminazioni circa 45 mila cristiani fuggiti da Siria e
Iraq nascondono la loro identità religiosa
Circa 45 mila cristiani fuggiti da Siria e Iraq devono nascondere la
loro identità religiosa in Turchia per evitare discriminazioni. Decine
di migliaia di armeni, siriaci e caldei hanno chiesto asilo negli Stati
Unti, in Canada o in Austria e in attesa del permesso di partire
potranno restare in Turchia fino al 2023.
«CI FINGIAMO MUSULMANI». Il Gatestone Institute
riporta la testimonianza di Anonis Alis Salciyan, armena fuggita
dall’Iraq nel 2014 e ora residente nella cittadina di Yozgat. «In
pubblico facciamo finta di essere musulmani. Tiriamo avanti solo grazie
agli aiuti che ci giungono da parenti in Europa. I nostri figli non
parlano la lingua e non possono andare a scuola». Per lei in realtà si
tratta quasi di un ritorno, visto che la sua famiglia era stata
deportata durante il genocidio di cui l’anno scorso si è ricordato il centenario.
«PREGHIAMO IN CASA». Anche Linda e Vahan Markaryan
sono scappati dall’Iraq l’anno scorso, dopo che la loro casa è stata
attaccata dai miliziani dello Stato islamico. «Mia figlia, Nusik, sette
anni, ha smesso di parlare il giorno dell’attacco e da allora non ha
ancora detto una parola». In Turchia preferiscono tenere nascosta la
loro religione: «Dobbiamo pregare in casa. Non è sicuro».
«NON ABBIAMO DIRITTI». La famiglia è certa di «non
avere un futuro qui», ma non sa dove altro andare. Il marito di Linda,
Vahan, fatica a trovare un impiego: «Ci sono solo lavori temporanei nei
cantieri edili. Gli operai turchi guadagnano 100 lire al giorno ma noi,
per fare lo stesso lavoro, ne prendiamo solo 25. Non abbiamo diritti».
Foto Ansa
gennaio 26, 2016
Redazione
fonte. http://www.tempi.it
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