RIPORTIAMOLI A CASA
Domani sono 36 mesi di calvario Errori a ripetizione e scelte sballate Così il nostro Paese si copre di ridicolo
Domani, 15 febbraio 2015, scocca il terzo rintocco della vergogna
italiana per i due marò Latorre e Girone, accusati in India di aver
fatto il loro dovere di militari e di italiani.
Tre anni fa, il 15 febbraio 2012, il mai chiarito incidente in acque
internazionali e, poco dopo, il loro arresto. In qualunque parte del
mondo una condanna a tre anni è dura per gli imputati e per le loro
famiglie. Tanto più in Italia, dove i colpevoli di gravi crimini vengono
denunciati a piede libero. Loro: Massimiliano Latorre, attualmente in
convalescenza nella sua Taranto, e Salvatore Girone, agli arresti
domiciliari nell’Ambasciata italiana di Nuova Delhi, tre anni di
detenzione li hanno già scontati, con le loro famiglie. Ma non sono
colpevoli. Colpevole è invece una politica ondivaga e incerta, portata
avanti da tre presidenti del Consiglio, un commissario straordinario,
tre ministri della Difesa più cinque degli Esteri, uno dei quali (Emma
Bonino) arrivò perfino ad affermare che noi italiani non sapevamo se i
marò sono colpevoli o innocenti. E a ben poco è servita la
determinazione dell’attuale esecutivo unita a quella del Capo dello
Stato che, appena eletto, ha messo i nostri marinai del San Marco in
cima alle priorità del Paese. Perché le cose cambiano anche in India e
il «nuovo interlocutore», il premier Narendra Modi, che ha stravinto le
elezioni la scorsa estate, ha ora preso una sonora bastonata nelle
locali, ma importanti, consultazioni a Nuova Delhi.
Così oggi il ministro Gentiloni, che confidava nella «trattativa
riservata», ha di fronte un uomo sconfitto. Tanto che Narendra Modi ha
gelato i suoi sostenitori, a pochi giorni dall’inaugurazione di un
tempio e di una statua consacrate in suo onore, che lo levavano a rango
di semidio, a Rajkot, nel Gujarat, stato nel quale il premier è stato
per anni primo ministro. Ora si è detto «costernato» e ha pregato i suoi
sostenitori di dedicare quel tempio a qualche altra divinità. Cose che
accadono in India.
E in Italia, nonostante lo sdegno di big della politica come Elio Vito
(FI), Ignazio La Russa (FdI) e l’ex ministro e ambasciatore Giulio
Terzi, la vita prosegue come sempre, tanto che giusto ieri l’Ice,
l’Agenzia per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese
italiane all’estero, ha siglato un accordo di rappresentanza in Italia
della manifestazione fieristica indiana «Everything About Water»,
l’esposizione specializzata dedicata al settore del trattamento delle
acque, un «big business» del futuro.
«Sono passati tre anni - commenta il Cocer, il sindacato delle
stellette - da quando i nostri connazionali, Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, sono stati trattenuti in India. Oggi, a tre anni di
distanza, la situazione è ancora incredibilmente indefinita».
E mentre l’Italia continua, in qualche modo, a partecipare alle
missioni internazionali, la compagna di Latorre dà voce alla speranza di
tutti gli italiani: «L’unica cosa che mi sento di dire, l’unica parola
che vorrei dire, è la parola fine». Grazie a Paola Moschetti: l’unica
parola che vorremmo sentire su questa vicenda è: «Fine».
Nessun commento:
Posta un commento