Nei primi tre mesi del 2017,
arrivi aumentati del 70 per cento. Da quando le Ong (finanziate da
Soros) salvano i migranti, anche con modalità illegali, «gli scafisti le
usano come taxi»
Nei primi 73 giorni del 2017, rispetto all’anno scorso,
gli sbarchi di immigrati in Italia sono aumentati del 67 per cento.
Erano 9.496 nel 2016, 15.852 quest’anno. Se si confermasse il trend,
alla fine dell’anno saranno sbarcati sulle nostre coste 250 mila
persone, contro le 181 mila dell’anno scorso. Ecco perché il Viminale
lancia l’allarme.
«ACCOGLIENZA HA UN LIMITE». L’attuale piano di redistribuzione degli immigrati tra i Comuni, spiega la Stampa,
si basa su un coefficiente di 2,5 ogni mille abitanti. Ma se i numeri
aumentano del 70 per cento il piano deve per forza essere rivisto.
Nonostante le difficoltà, secondo il responsabile Immigrazione
dell’Anci, Matteo Biffoni, «in generale c’è un buon clima» e tutti
stanno collaborando per rendere possibile l’accoglienza. Il ministro
dell’Interno, Marco Minniti, ha ribadito però anche ieri che
«l’accoglienza ha un limite nell’integrazione» ed è necessario il
«contrasto all’immigrazione illegale».
«ONG USATE DAGLI SCAFISTI». Sul continuo
aumento dell’arrivo di migranti, la maggior parte dei quali non ha
diritto all’asilo politico, sono state aperte indagini da almeno tre
Procure italiane. Sembra infatti che le «navi delle Ong vengano usate
come taxi dagli scafisti», scrive la Stampa. L’agenzia europea
che si occupa dei confini dell’Ue, Frontex, ha accusato nel rapporto
Risk Analysis 32 molte organizzazioni umanitarie di favorire gli
scafisti con i loro salvataggi spesso azzardati: «È chiaro che le
missioni al limite e occasionalmente all’interno del limite delle 12
miglia, in acque libiche, hanno conseguenze non desiderate». Spiega la Stampa:
«Per gli scafisti è fin troppo facile stipare all’inverosimile i
gommoni, e mandarli in mare addirittura senza acqua da bere, senza
carburante, senza salvagente. Tanto ci sono le navi delle Ong lì
pronte».
MEGLIO I VOLONTARI. Molte Ong non
collaborano con Frontex e Ue e gli scafisti preferiscono spedire i
barconi in bocca alle loro navi perché «i volontari non affondano i
gommoni» e non arrestano gli scafisti. Se nel 2014 le Ong hanno soccorso
in mare 1.450 persone, nel 2016 il numero è salito a 46.796. La
conseguenza, pericolosa anche per i migranti stessi, è che ora in media i
gommoni vengono stipati con 160 persone, contro le 90 del 2015. Se poi
nel 2015 le navi delle Ong salvavano il 5 per cento dei barconi, ora ne
prendono in carico il 40 per cento. Ma chi finanzia queste spedizioni
umanitarie?
IL RUOLO DI SOROS. Secondo un articolo pubblicato settimana scorsa dal Giornale, operano
nel Mediterraneo organizzazioni più o meno famose. Tutte però
annoverano fra i propri finanziatori la Open Society e altri gruppi
legati al miliardario “filantropo” George Soros. Bruxelles, scrive Gian
Micalessin, «farebbe bene a spiegare che per fermare il traffico di
uomini bisogna combattere non solo le organizzazioni criminali, ma anche
la carità pelosa, e politicamente motivata, di Soros e della sua
galassia buonista».
OBIETTIVI DIFFERENTI. Frontex ha
criticato esplicitamente le ricche donazioni del miliardario, che «mette
a rischio la sovranità dell’Italia e di altre nazioni». Infatti,
continua il Giornale, «dietro le operazioni di navi di grossa
stazza come il Topaz Responder da 51 metri del Moas, il Bourbon Argos di
Msf, o l’MS di Sea Eye ci sono quasi sempre i finanziamenti del
filantropo». Queste navi, che battono bandiere non europee e che per
questo sono difficilmente indagabili dalle procure italiane, puntano «a
realizzare politiche dissonanti rispetto a quelle europee e italiane».
La tedesca Sea Watch, ad esempio, scrive sul suo sito di non accettare
«arbitrarie distinzioni tra profughi e migranti».
OPERAZIONI ILLEGALI. Un articolo pubblicato sul sito dell’organizzazione maltese Moas
si spinge oltre e descrive «il soccorso di 650 migranti recuperati
“nella notte tra il 21 e 22 novembre a venti chilometri dalle coste
libiche” e poi portati in Italia». Questa, conclude Micalessin, è
«un’esplicita ammissione di come la “flotta umanitaria” operi ampiamente
dentro il limite di dodici miglia (22,2 chilometri) delle acque
territoriali. Un limite entro il quale sarebbe obbligatorio riportare i
naufraghi a terra anziché traghettarli fino alle ospitali coste
italiane».
Foto Ansa
marzo 15, 2017
Redazione
fonte: http://www.tempi.it
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