OFFESA AL SENSO COMUNE
Legittima difesa, illegittima offesa al senso comune. La vicenda della legge sulla legittima difesa è assai significativa del clima che si respira nel Belpaese: il Pd "Renziano" rappresenta bene ciò che è diventata l'Italia di Roberto Pecchioli
Legittima difesa, illegittima offesa al senso comune
di
Roberto Pecchioli
La
vicenda del cammino parlamentare della legge sulla legittima difesa è
assai significativa del clima che si respira nel Belpaese, nonché
dell’impressionante inadeguatezza delle sue classi dirigenti.
Tralasciamo, per non scadere nell’avanspettacolo, la questione delle ore
notturne, le uniche in cui sarebbe lecito difendersi dalle aggressioni,
condotta proibita alla luce del giorno. Il problema è ben più grave, ed
è l’illegittima offesa al senso comune arrivata dal governo e dalla
maggioranza, ma anche dall’opposizione. La goffaggine e l’inadeguatezza
dei legislatori targati PD è tanto evidente che l’unica meraviglia
riguarda il numero cospicuo di sostenitori e clienti che hanno
partecipato al gioco delle primarie. Esiste una sola spiegazione: quel
partito rappresenta più e meglio di ogni altro ciò che è diventato il
paese chiamato Italia. A ruota, il personale politico grillino, degno
rappresentante dell’Italia del Bar Sport e degli Incorruttibili riuniti.
Brodo primordiale, lo avrebbe definito Riccardo Pazzaglia, saggio come
possono esserlo soltanto certi napoletani colti.
Cominciamo
da Sua Eccellenza il signor Ministro di Giustizia, Andrea Orlando, gran
dispensatore di luoghi comuni “de sinistra”. Con il consueto sguardo
perso nel vuoto, il custode della giustizia nazionale ha giudiziosamente
affermato che “non è bene armare i cittadini”. Eh, no, signor ministro
sprugolino (lui sa che cosa significa), non è affatto bene. Proprio le
parole decise e rassicuranti che ci si aspetta dalla classe dirigente di
fronte ai problemi. Alla Spezia, la sua città, per descrivere il
carattere particolarissimo degli abitanti, dicono che “di Arcola e di
Pitelli hanno buttato via i modelli”. Speriamo sia così per lei, dottor
Orlando, e magari ci spieghi se è bene che siano armati i delinquenti,
se è di destra o di sinistra che troppi rapinino, rubino,sparino, vivano
di prepotenze quotidiane e di violenze tanto comuni da non trovare più
posto nelle cronache.
Con
parole sue, anche di sinistra, ci dica perché il suo ministero non
esegua i (rari) decreti di espulsione che emette, per cui, sia pure
indirettamente, compagno Andrea, lei ha le mani sporche del sangue di
tanta brava gente, come gli assassinati da Igor il Russo dai tanti nomi e
profili Facebook. Ci spieghi anche perché milioni di persone,
commercianti o semplicemente persone che abitano in zone periferiche,
tra cui certamente moltissimi incauti elettori del suo partito, abbiano
paura e chiedano di armarsi. Qualche giornalista amico suo, come Mattia
Feltri, ha scritto articoli di insulti carichi di razzismo etico nei
confronti dei sostenitori della legittima difesa. Passi, il mondo è
pieno di leccapiedi, ma lei è un ministro di Stato. I suoi più vicini
sodali politici, la sinistra PD ed i transfughi di Articolo 1 (la
sovranità appartiene al popolo…) si sono spinti oltre, affermando che la
nuova legge è “di destra”. No, non se ne può più di questa segnaletica
ridicola ed a senso unico. La bresaola è di destra e la mortadella di
sinistra, secondo Giorgio Gaber. Chiudiamola lì e ragioniamo seriamente.
Come
sempre, si scontrano concezioni della vita e della convivenza comune
molto lontane. Da un lato, lo stravagante impero delle anime belle che
odiano le armi e ripudiano la violenza, ma non quella dei farabutti.
Dall’altro, ci si limita a urlare a gola spiegata – e non è vero- che la
“difesa è sempre legittima”.
Signor
ministro sprugolino (che è solo un modo affettuoso di chiamare, tra
liguri, uno di Spezia) si è chiesto perché la gente vuole armarsi? E’
convinto che noi, quel 99 per cento che non ha l’auto blu, la scorta o
le guardie private, vogliamo davvero quello che voi sapientoni chiamate
senza fantasia Far West? Le risulta che bande di italiani normali girino
per le strade allenandosi al tiro a segno o minacciando a mano armata,
magari mendicanti africani, badanti moldave, camerieri asiatici o
parrucchieri cinesi? Non è così, cari abitatori del dorato mondo dei
Buoni, dei Giusti e dei Riflessivi. Ci si vuole soltanto difendere da
battaglioni di mascalzoni multietnici che spadroneggiano ovunque h.24,
non soltanto nelle scure notti in cui regnano la civetta ed il saggio
gufo. I cattivi esistono, con buona pace delle suorine ottimiste, e
persino nel vecchio West, Wyatt Earp e Doc Holliday arrivarono dopo la
banda assassina dei fratelli Clanton.
Ciò
che dovrebbe preoccupare anche lei è il disarmo morale del nostro
popolo, la sua rassegnazione, l’incapacità di reagire a troppe pessime
cose, delle quali la malvivenza è solo una. No, l’indignazione di
Orlando e lorcompagni va all’ipotesi che i cittadini si armino.
Disarmino i delinquenti, e vedrà che saranno pochissimi a comprare
pistole e fucili, e gli appassionati si accontenteranno del Tiro a Segno
Nazionale. Ed a proposito, come mai ladri, assassini, rapinatori,
grassatori e farabutti vari le armi se le procurano sempre, e con
facilità? Forse comprano online, come gli aspiranti genitori
che su diversi siti possono procurarsi figli con garanzia ed in offerta
speciale. Credeteci, è tutto vero. Magari gli organi del suo benemerito
ministero potrebbero occuparsi meno di reprimere le opinioni dissidenti o
le baruffe tra tifosi e un po’ di più di stroncare tanti squallidi
mercati. Ma già, non è così semplice, nel supermercato mondo. Per le
armi ed il loro uso, sappiamo tutti benissimo che l’aspirazione di chi
intende difendersi è quella di non doverle mai usare, che diciamo,
nemmeno essere costretti a spianarle dinanzi all’aggressore.
Inoltre,
dottore Orlando, una relazione tra l’immigrazione incontrollata e la
violenza diffusa esiste. Igor non è di Bra, Kabobo non è nativo di
Castrovillari e le bande di “latinos” non affliggono l’omonima città
fondata da un innominabile dittatore. Un giorno qualsiasi, vada dalle
parti di Piazza Brin, nel quartiere umbertino della sua città, e si
metta una mano sulla coscienza, verificando, ad esempio, che lo spaccio
di droga non è in mano al feroce cartello di Sarzana.
La
verità è che in Italia – e non solo- delinquere è una buona scelta di
vita. L’immensa maggioranza dei furti non è perseguita, spesso neanche
denunciata, solo una minoranza delle rapine si conclude con l’arresto e
comunque espiare le pene è molto raro, certo più difficile che usufruire
delle mille leggi e circolari per le quali i colpevoli tornano presto
in circolazione. Pure gli omicidi godono di attenuanti ed esimenti che
limitano molto, per chi viene condannato, la permanenza nelle carceri,
un brutto posto, ma prima che a Caino, forse sarebbe il caso di pensare
ad Abele. Se la maggioranza credesse nell’efficacia della polizia e nel
ruolo della giustizia non ci si armerebbe, poiché il mestiere di
delinquente sarebbe rischioso. L’errore è alla base: le costituzioni
europee affermano che le pene devono essere rieducative. Vasto, angelico
programma che dimentica l’offesa arrecata. Un corretto sistema
giuridico considera le pene retributive, ossia il giusto castigo degli
errori commessi. Poi, con la giustizia, deve sussistere la grazia, che
va meritata con i comportamenti, e chi ha sbagliato una volta non deve
essere proscritto o stigmatizzato per sempre. Un proverbio antico
consigliava “la prima si perdona, la seconda si bastona”.
In
tutta onestà intellettuale, occorre riconoscere che, sulla vicenda, il
comportamento del centrodestra non è granché migliore. Solo slogan, poca
riflessione, la difesa non è sempre legittima, e la soluzione non è
l’iniziativa privata. La soluzione è il ripristino dello Stato, come
autorità, come funzione e prestigio e come spazio comune. Certo,
difendere la vita e l’oggetto del proprio lavoro è sacrosanto, ma
sparare nel mucchio non è un diritto. La Chiesa cattolica, nella sua
saggezza millenaria, pronunciò parole di verità ed equilibrio sin dal
Medio Evo. San Tommaso, nella Summa Theologiae, scrisse: “Dall’azione
della difesa possono seguire due effetti: il primo è la conservazione
della propria vita. Quest’azione non può essere considerata illecita”.
Il secondo effetto che l’Aquinate ammette come moralmente accettabile è
la morte dell’offensore. Il vigente Catechismo, ai punti 2264 e 2265
riprende identici concetti quasi con le medesime parole del grande
domenicano. Vi è di più, a nostro avviso: in molte circostanze, la
difesa non è solo un diritto naturale, ma un dovere morale, come sa
chiunque voglia proteggere i suoi figli ed i suoi affetti.
Ciò
che deve essere fatto è ripristinare l’autorità – innanzitutto morale-
dello Stato, l’efficienza delle forze di sicurezza (che vanno sostenute e
difese) e pretendere la certezza della pena. Nel ventennio bipolare, il
centrodestra è stato al governo per dieci anni. Non ha risolto nulla,
né rispetto all’immigrazione, né in merito all’ordine pubblico, che ora è
di moda chiamare sicurezza. E’ troppo semplice prendersela con
l’avversario politico, che pure ha la faccia e le parole dei mille
Orlando. La sinistra è arroccata su vecchie idee giustificazioniste (le
colpe della società, vere o presunte povertà, altre baggianate
sociologiche), il mito incapacitante del dialogo ad ogni costo anche
quando manca qualsiasi codice comune, tutte cose che impediscono una
politica della sicurezza. Ma la destra, da parte sua, a parole
inflessibile e talora forcaiola con ladri e semplici disturbatori della
quiete borghese, è assai di manica larga allorché si tratta di
perseguire i criminali in giacca e cravatta, manipolatori di bilanci,
truffatori finanziari, corruttori per sistemare affari ed appalti. Il
risultato, se ci si permette la semplificazione, è che ciascuno difende i
suoi, una mano lava l’altra ed entrambe aiutano i disonesti dii ogni
risma.
C’è
poi un’altra questione di grande rilievo, ed è il monopolio dell’uso
della forza legittima. Da una parte aborrono le armi in mano ai privati,
ma, diciamolo, non digeriscono neppure che polizia e carabinieri siano
armati, tant’è che è piuttosto comune vedere sul banco degli imputati
chi è armato per dovere e servizio. Dall’altra, si fidano così poco
degli organi di giustizia, che la maggior parte delle liti tra società
di capitali vengono affidate ad esperti perché emettano rapidi lodi e
diffondono le imprese di sicurezza private. Ripetiamo, la soluzione è
più Stato, ma uno Stato migliore e completamente diverso dal presente
simulacro in mano a inadeguati, incompetenti, disonesti.
Le
varie componenti della società contemporanea dissentono su tutto, e,
come comprese Ortega, si sono trasformate in gruppi reciprocamente
ostili, ma una cosa hanno in comune, il fastidio o l’aperto disprezzo
per tutto ciò che è ordine, stabilità, certezza, continuità. Ad una cosa
potrà servire il dibattito sulla legittima difesa, depurato dagli
slogan e dalle urla scomposte delle tifoserie avverse, a recuperare una
dimensione smarrita, quello dello spazio “sacro”, privato ed intimo di
cui la contemporaneità ci ha espropriato. A nessuno può essere
consentito di violare il recinto dei miei affetti, della mia casa, del
lavoro che ho costruito, delle mie stesse cose, che amo perché sono mie e
le ho volute, proprio quelle e proprio lì. La violenza della nostra
società ha diversi aspetti, e la violazione dello spazio personale è una
ferita profonda.
Se
aggiungiamo l’arroganza dei criminali, non importa se nazionali o di
importazione, l’indifferenza e goffaggine delle istituzioni, la rovina a
cui può condurre sostenere interminabili battaglie giudiziarie,
l’insicurezza latente anche quando saliamo su un mezzo pubblico in tante
zone o ci avventuriamo nelle stazioni ferroviarie, il ghigno sardonico
di chi spaccia sotto i nostri occhi, minaccia, ruba, toglie
tranquillità, si resta sbalorditi della scarsa capacità di reazione del
nostro popolo. Forse il fuoco cova sotto la cenere, forse l’italiano
medio non è migliore di chi lo governa e apre gli occhi solo quando è
colpito personalmente. Forse, semplicemente, non è più un popolo, ma un
gregge stanziato casualmente tra le Alpi e il mare.
Manca
il senso e lo spirito pubblico, ma latita anche il senso comune. Ed
esiste ancora un senso comune, o la frammentazione sociale è tanto
avanzata che non c’è consenso neppure sui fondamenti della convivenza?
Per questo anche un tema drammatico come la legittima difesa si è
trasformato in un palcoscenico in cui bene e male, giusto e sbagliato si
sono confusi e fatti spettacolo. E’ la lunga notte di una
civilizzazione stremata, impaurita ma incapace di difendersi per disarmo
interiore. Più che la forza, servirebbe la virtù della fortezza.
Roberto Pecchioli
fonte: http://www.ilcorrieredelleregioni.it
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