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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

17/02/16

MARO’: QUATTRO ANNI DI CALVARIO CHE OFFENDE L’ITALIA

marocalvario



Al primo anniversario dell’arresto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non pensavamo che ne avremmo vissuti altri tre con i Marò in attesa di un capo d’imputazione. E chissà se ne vedremo altri. Dal 15 febbraio 2012 ad oggi sono passati quattro anni. Quel giorno l’India ha deciso di attribuire la responsabilità della morte di due pescatori ai militari italiani.
Eppure, a quattro anni di distanza non si sa ancora l’esatta data e ora della morte di Ajesh Binki e Valentine Jelestine, le due vittime.
Non si sa neppure se il fatto sia avvenuto in acque internazionali oppure italiane, quindi di chi sia la giurisdizione e dove con esattezza debbano essere processati i due Marò.
Non si sa, soprattutto, di cosa siano accusati.

Né, particolare tutt’altro che banale e trascurabile, se rischino la pena di morte in caso di condanna.
Insomma, ogni anno dobbiamo scrivere le stesse cose, ma quattro anni di nulla cominciano ad essere tanti, troppi.
E dire che in tutto questo tempo di cose ne sono successe: in Italia sono stati cambiati tre governi, in India ci sono state elezioni, un ministro degli esteri (il diplomatico Giulio Terzi di Sant’Agata) italiano si è dimesso in polemica con il suo governo proprio sulla questione Marò, uno dei due militari, Massimiliano Latorre, ha avuto un malore in India ed è stato costretto a tornare in Italia per motivi di salute. L’altro, Salvatore Girone, è sempre “ostaggio” in India.
Persino la figlia di Latorre, Giulia, ha fatto recentemente parlare di sé a causa di un suo presunto outing. Insomma, dei Marò si parla eccome. Eppure, in quattro anni siamo ancora al punto di partenza.
Cambiamo i presidenti del consiglio, i ministri degli esteri e della difesa, ma non i risultati. Promesse tante, fatti pochi.
Ad oggi, l’opinione pubblica non è in grado di dire se i Marò siano innocenti o colpevoli, l’Italia è divisa più per ideologia che per analisi del merito della vicenda. Questo semplicemente perché le indagini non sono state in grado di stabilire alcunché.
Qualunque sia o sarà la verità giudiziaria, resta l’amaro in bocca per due servitori dello Stato pressoché abbandonati, costretti ad una situazione di incertezza e sospensione perché l’Italia è semplicemente diventata sempre più marginale in politica estera.


L’abbiamo detto sin da subito. Ripetuto ad ogni anniversario dell’arresto dei due Marò. Ed oggi siamo costretti a ribadirlo ancora, per la quarta volta.
A uscirne male è sicuramente l’Italia, perché due militari proprio non meritano questo trattamento.

Roma, 17 febbraio 2016
Redazione


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