il Giornale -
Nel suo famosissimo libro intitolato «What went wrong» (che cosa è
andato storto) il maggiore storico del Medio Oriente, Bernard Lewis,
scrive «...il maggior colpevole (del mancato sviluppo) sta nell'aver
relegato la donna in posizione di inferiorità, ciò che priva il mondo
islamico dei talenti e delle energie di metà del suo popolo e condanna
l'altra metà a essere allevata da madri illetterate e oppresse. Da qui
nasce una popolazione arrogante o sottomessa e non adatta a una società
libera e aperta». Cioè: la questione delle donne è quella dell'Islam
stesso. Senza affrontarla non riuscirà mai a produrre uno sviluppo
sociale pari ai bisogni della sua immensa popolazione. Ci sono vari
livelli di oppressione e di abuso, legislazioni diverse, movimenti che
vi si contrappongono. C'è il tentativo Tunisino di promuovere una
legislazione migliore per le donne e certamente fa parte dell'oscurità
medievale più profonda la fatwa subito rinnegata dal Diyanet, ovvero il
consiglio per gli affari religiosi turco, apparsa sul suo sito e poi
cancellata. Era la risposta a un utente anonimo che chiedeva se il
vincolo del matrimonio venga infranto dal desiderio sessuale nei
confronti della figlia e trovava alla domanda repugnante una risposta
altrettanto repugnante: un parere diceva che «comunque la figlia non
deve aver meno di nove anni».
Ci sono state molte proteste, ma è l'estremo di una filosofia
per cui lo stesso Diyenet con un'altra fatwa definiva sconveniente che
le coppie non sposate si tengano per mano, convivano o passino del tempo
da soli: sessuofobia condita di pruriginoso, minuto interventismo che
fa della donna un burattino e che nella nostra cultura, che pure ha
avuto gli stessi problemi, è stata superata con secoli di battaglie di
libertà. Si potrebbero elencare le differenze per legislazione ma la
marea di pregiudizio è più forte: l'Egitto, Paese moderato, è il primo
nella lista dell'oppressione femminile della Thomson Reuters Foundation.
In questi giorni si discute sulla possibilità di convivenza con il
mondo dei maschi musulmani dopo i fatti di Colonia (dove ormai sono 379
le denunce) che adesso cominciano ad apparire come l'inizio di una
rivelazione epocale (è di questi giorni la denuncia di decine di giovani
svedesi e finlandesi aggredite sessualmente da immigrati).Da tempo
avremmo dovuto fare del disprezzo per la donna un tema centrale della
possibilità di incontro fra culture diverse, anche negli aspetti più
conturbanti: per esempio l'uso delle donne yazide come schiave con la
complicità delle kapò-mogli dell'Isis è stata letta come un'orribile
bizzaria, anche se i protagonisti ce la spiegavano con dovizia di fatwe.
Precetti ignorati dai più, ma aleggianti anche quando non praticati.
Così si ignora da anni la crescita del delitto d'onore quando una
ragazza da segni di «occidentalizzazione»; si ignorano le botte, il
velo, la depressione della donna islamica. È vero: la dottrina del
Profeta al momento migliorò la condizione femminile: allora i pagani
bruciavano i neonati non desiderati, e questo fu proibito; fu dato alla
donna il diritto di ereditare e di possedere proprietà. Ma oggi invece
l'Afghanistan, Pakistan, l'Iran, l'Arabia Saudita e anche gli stati
moderati e la Giordania hanno legislazioni che riflettono la
diseguaglianza femminile stabilita nelle scritture dell'Islam, la sua
testimonianza vale la metà di quella di un uomo, il maschio è il capo.
L'idea che la donna sia fonte del peccato la rende oggetto di fantasie
perverse e aggressive. In Pakistan una donna deve provare di essere
stata stuprata con quattro testimoni maschi adulti di «impeccabile»
carattere. L'età in cui una ragazza si può dare in moglie tocca
l'infanzia: le famose foto matrimoniali che a Gaza mostravano una
processione di adulti con spose bambine in vestito bianco è rimasta
quasi oggetto di curiosità etnica, e con comprensione etnica talora
rispondono i giudici europei al delitto d'onore. Gli orrori raccolti
sulla condizione della donna spiegano il perché della violenza a
Colonia: le donne fuori la sera al buio, vestite come pare a loro, da
sole o in compagnia secondo una scelta personale suscitano disprezzo
religioso, morale, sociale, appaiono sgualdrine che si meritano il male e
suscitano fantasie. Come fermare tutto questo? In Norvegia provano con
dei corsi di rispetto per le donne, piccola arma contro i millenni.
- Fiamma Nirenstein - Domenica, 10 Gennaio 2016
- fonte: http://www.lsblog.it
Nessun commento:
Posta un commento