Sono
passate le ere glaciali, si sono sciolti i ghiacciai del comunismo, del
socialismo, del riformismo, del progressismo, è sorto il sole del
renzismo ma quelli di sinistra hanno sempre lo stesso difetto genetico: si chiama “carenza di adattamento alla realtà”.
Vivono sospesi in una bolla di aria calda tra la terra e il cielo,
fluttuante nelle scemenze delle proprie convinzioni ideologiche; poi
accade sempre che, come d’incanto, la bolla esploda e loro cadano con il
sedere per terra accorgendosi che la realtà è un’altra cosa.
Quando erano comunisti e aspettavano il
Sol dell’Avvenire, la situazione era disastrosa. Passavano i decenni e
non c’era modo che accettassero quello che andava contro le loro
certezze: infatti, c’hanno messo 70 anni per capire che i Gulag non
erano colonie estive per i figli degli operai sovietici e che migliaia di italiani, nelle foibe, non c’erano caduti durante una scampagnata.
Così come i carri armati comunisti in piazza S. Venceslao o a Budapest non erano entrati per portare la pace nel mondo (come scriveva Giorgio Napolitano) e che le montagne di teschi raccolti da Pol Pot non servivano per le repliche dell’Amleto.
Poi l’hanno capito e allora, per salvare la faccia, hanno deciso di non essere più comunisti; è bastata una scrollatina di spalle, un cambio di abito et voilà, sono rientrati in scena con un nuovo trucco e un nuovo copione.
Così come i carri armati comunisti in piazza S. Venceslao o a Budapest non erano entrati per portare la pace nel mondo (come scriveva Giorgio Napolitano) e che le montagne di teschi raccolti da Pol Pot non servivano per le repliche dell’Amleto.
Poi l’hanno capito e allora, per salvare la faccia, hanno deciso di non essere più comunisti; è bastata una scrollatina di spalle, un cambio di abito et voilà, sono rientrati in scena con un nuovo trucco e un nuovo copione.
Sarà che l’Evoluzione è una cosa seria,
ma bisogna prendere atto che a sinistra hanno migliorato la capacità di
analisi: se prima ci mettevano 15 anni per capire che le Brigate Rosse non erano “compagni che sbagliavano”
ma terroristi che sparavano, ora ce ne hanno messi meno della metà per
comprendere che i jihadisti che si fanno esplodere e sgozzano non sono “nuovi resistenti” ma tagliagole islamici fanatici e disumani.
Eppure, c’era un argomento sul
quale la bolla ideologica della sinistra post-moderna ha continuato a
galleggiare sopra la realtà: quello dell’immigrazione e dell’accoglienza. Su questo, niente da fare. Neppure il fallimento del multiculturalismo, i quartieri jihadisti ad Amsterdam e Bruxelles, i tribunali della sharia in Gran Bretagna e Germania, le rivolte dei giovani musulmani nelle banlieue francesi, il terrorismo islamico in Europa praticato da cittadini europei, hanno turbato le certezze sul dogma dell’accoglienza; complici
il falso buonismo di sensi di colpa mai sopiti e il nefasto potere dei
tecnocrati di Bruxelles, ai quali la sinistra italiana è avvinta come
l’edera.
Ma ora qualcosa sta cambiando: dopo i fatti di Colonia si accorgono anche loro che l’immigrazione può essere un problema serio. Lucia Annunziata ha scritto che, quello che è accaduto, è “il primo episodio di scontro di civiltà “(ah, quindi esiste!!!).
Ed ora a sinistra arrivano persino a dare ragione ai cittadini di Tor Sapienza
(quelli che fecero la rivolta contro gli immigrati violenti), a suo
tempo bollati come razzisti dagli intellettuali radical-chic; e a
chiedersi se quelli che arrivano da noi sono veramente tutti profughi
bisognosi. Domande che qualcuno si fa da anni, accusato di xenofobia e
intolleranza dalle anime belle dell’accoglienza ideologica. Ora che
hanno paura, iniziano a farsele anche loro.
Che dire: benvenuti in Eurabia, compagni!
Che dire: benvenuti in Eurabia, compagni!
di Gianpaolo Rossi - 15 gennaio 2016
fonte: http://blog.ilgiornale.it
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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