Ha
raggiunto proporzioni “enormi” l’esodo di massa di cittadini
venezuelani verso la Colombia (e altri paesi confinanti), in cerca di
cibo e cure mediche. A riferirlo all’agenzia di stampa Dire è Jozef
Merkx, responsabile della sede di Bogotà dell’Alto commissariato Onu per
i rifugiati.
I dati ufficiali del governo stimano intorno alle 550mila unità il numero di venezuelani fuggiti dal regime Maduro e attualmente residenti in Colombia. Solo da gennaio ad oggi ne sarebbero arrivati 180mila, anche se non tutti si fermano in Colombia e molti proseguono verso Perù, Brasile, Cile ed. Poi, aggiunge Merkx, ci sono sono “i tanti colombiani emigrati negli anni passati in Venezuela, che ora sono costretti a tornare a casa”. Qualche giorno fa David Beasley, direttore generale del World Food Programme, aveva definitivo la crisi dei rifugiati venezuelani “la più grave dell’America Latina”. Merkx si dice d’accordo con questa analisi e sottolinea che “la necessità più impellente in questo momento sono i fondi: la comunità internazionale deve fare di più per accelerare la risposta umanitaria”.
In realtà, aiuti umanitari a parte, stabilizzare la situazione sembra davvero impossibile a meno di un “regime change” attualmente improbabile, viste le ripetute violazioni alle regole del gioco democratico escogitate dal regime. Il nodo centrale, come sempre, restano le politiche economiche di stampo sovietico imposte da Nicolás Maduro (e da Hugo Chávez prima di lui) alla popolazione.
Dal 2013, in particolare, la crisi economica ha fatto sprofondare il Venezuela in una spirale recessiva durissima. Secondo l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, negli ultimi tre anni circa un milione di persone hanno lasciato il paese, ma secondo altre stime (come quella della Venezuela’s Central University), nel 2017 si è arrivati a sfiorare i 3 milioni. Venerdì scorso un comunicato congiunto dei premier di Aruba, Curacao, St. Maarten e del ministro degli Esteri olandese, Stef Blok, ha attirato l’attenzione della comunità internazionale sull’edodo dei venezuelani verso le Antille olandesi, che rischiano di diventare una sorta di “Lampedusa caraibica”. Il controllo della sottile striscia di mare che divide le isole dal Venezuela è di competenza della polizia militare olandese. Che da qualche mese si trova costretta ad affrontare una situazione continua di emergenza. Ma questo, finora, non è servito a frenare i cittadini venezuelani in fuga da Maduro.
I dati ufficiali del governo stimano intorno alle 550mila unità il numero di venezuelani fuggiti dal regime Maduro e attualmente residenti in Colombia. Solo da gennaio ad oggi ne sarebbero arrivati 180mila, anche se non tutti si fermano in Colombia e molti proseguono verso Perù, Brasile, Cile ed. Poi, aggiunge Merkx, ci sono sono “i tanti colombiani emigrati negli anni passati in Venezuela, che ora sono costretti a tornare a casa”. Qualche giorno fa David Beasley, direttore generale del World Food Programme, aveva definitivo la crisi dei rifugiati venezuelani “la più grave dell’America Latina”. Merkx si dice d’accordo con questa analisi e sottolinea che “la necessità più impellente in questo momento sono i fondi: la comunità internazionale deve fare di più per accelerare la risposta umanitaria”.
In realtà, aiuti umanitari a parte, stabilizzare la situazione sembra davvero impossibile a meno di un “regime change” attualmente improbabile, viste le ripetute violazioni alle regole del gioco democratico escogitate dal regime. Il nodo centrale, come sempre, restano le politiche economiche di stampo sovietico imposte da Nicolás Maduro (e da Hugo Chávez prima di lui) alla popolazione.
Dal 2013, in particolare, la crisi economica ha fatto sprofondare il Venezuela in una spirale recessiva durissima. Secondo l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, negli ultimi tre anni circa un milione di persone hanno lasciato il paese, ma secondo altre stime (come quella della Venezuela’s Central University), nel 2017 si è arrivati a sfiorare i 3 milioni. Venerdì scorso un comunicato congiunto dei premier di Aruba, Curacao, St. Maarten e del ministro degli Esteri olandese, Stef Blok, ha attirato l’attenzione della comunità internazionale sull’edodo dei venezuelani verso le Antille olandesi, che rischiano di diventare una sorta di “Lampedusa caraibica”. Il controllo della sottile striscia di mare che divide le isole dal Venezuela è di competenza della polizia militare olandese. Che da qualche mese si trova costretta ad affrontare una situazione continua di emergenza. Ma questo, finora, non è servito a frenare i cittadini venezuelani in fuga da Maduro.
Nessun commento:
Posta un commento