Questa sera, di martedì, Matteo Renzi ci ha aperto la porta del suo
cuore. Orfano di Luigi Di Maio, eppure benvoluto nel salotto di Giovanni
Floris, l’ex premier ha confessato che dopo la bruciante sconfitta del
referendum costituzionale, coerentemente con quanto promesso, voleva
andarsene. Lasciare la politica. Il suo proposito era fermo, solido come
la quercia della sua parola. Poi arrivò una mail. Sì, una mail, che lo
supplicava di restare. Quindi un’altra. E un’altra ancora. Ventiseimila
mail che lo imploravano di non mollare. Così ha ceduto. Ha capito che
voler mantenere la parola data contro i desideri dei cittadini sarebbe
stata una dimostrazione di protervia, un gelido formalismo sordo al
richiamo della gente. E si è risolto ad ascoltare. Calpestando il suo
orgoglio è rimasto, per il bene dell’Italia. Ma l’Italia non è forse
stanca e delusa come ha sottolineato Pietro Grasso?, domanda Floris. «Io
vedo tanta bella gente», la profonda e accorata risposta del
fiorentino. Se fossi un meschino demagogo suggerirei al segretario di
leggere anche le mail che lo invitano a levarsi dai coglioni e poi far
di conto, ma non sottilizziamo, l’eroico gesto di abnegazione rimane.
Passiamo piuttosto a un tema meno struggente: Monte dei Paschi. Un
pestifero Massimo Giannini pungola il Segretario: «Lei aveva detto che
MPS era un affare». «Non è vero, non faccia delle fake news», la presta
risposta del leader. Allora andiamo a cercare la dichiarazione di Renzi
del 22 gennaio 2016 e troviamo una testata che di affari se ne intende,
il Sole 24 Ore:
«Oggi la banca è risanata, e investire è un affare. Su Mps si è
abbattuta la speculazione ma è un bell’affare, ha attraversato
vicissitudini pazzesche ma oggi è risanata, è un bel brand. Forse in
questo processo che durerà qualche mese deve trovare dei partner perché
deve stare insieme ad altri».
Bella gente, bel brand… vabé, poi avrà cambiato mood, avrà mutato
sentiment. Sì e no. Riportiamo dal Fatto Quotidiano del 6 novembre, che a
sua volta raccontava l’intervista rilasciata da Renzi a Minoli:
«Il 22 gennaio lei diceva che la banca era risanata e che investire
era un affare», fa notare al presidente del Consiglio il conduttore
Giovanni Minoli. «Lo penso tutt’ora – risponde senza esitazione il
premier – e credo che se ci sia un investitore italiano o straniero che
voglia investire nella banca sia un affare».
Persuasi dalla cogenza trionfalistica della verità, ascoltiamo l’ultimo vaticinio del suo glorioso messo:
«Scommetto che alla fine della fiera, dopo le elezioni, il Pd sarà il
primo gruppo parlamentare e che il centrodestra si spaccherà il giorno
dopo». […] Dovendo scegliere tra Berlusconi e Grillo, gli italiani
sceglieranno tutta la vita il Pd. Ecco perché credo che prenderemo il
40%».
da Colpi bassi, il blog di Augusto Bassi - 8 novembre 2017
fonte: http://blog.ilgiornale.it
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