Ha
ragione il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, in
Italia la situazione non migliora e agli italiani bisognerebbe dire la
verità sui conti. Si tratta di due ovvietà che in Paese normale non
avrebbero necessità di essere annunciate, ma Katainen non conosce la
politica e i politici italiani. Da noi, infatti, specialmente a
sinistra, il concetto di “verità” è piuttosto vago ed elastico,
soprattutto in vista delle elezioni. Si tratta insomma di una virtù che i
cattocomunisti considerano talmente propria ed esclusiva da utilizzarla
ad nutum e da sempre. L’Italia, infatti, è cresciuta così, dalla storia
all’economia, dalla realtà sociale a quella statuale; tutto raccontato e
inculcato secondo la verità cattocomunista. Il risultato di questa
caratteristica intellettuale è ovviamente ciò che viviamo e vediamo: un
albero storto, talmente storto da sfiorare spesso il crollo definitivo.
Del resto non è un caso che tra i Paesi europei l’Italia sia agli ultimi posti un po’ per tutto. È l’unica nazione ad avere un apparato pubblico mostruoso, in parte inutile e nullafacente, un sistema previdenziale colabrodo e iniquo, un debito stellare e una giustizia ingiusta. È l’unico Paese, inoltre, ad avere una macchina fiscale ossessiva, cervellotica, avida e talmente opprimente da scatenare una guerra permanente fra contribuenti e amministrazione. Insomma, raramente agli italiani è stata detta la verità sulle necessità reali, sulle modifiche indispensabili, sullo stato dei conti, sulle soluzioni per raddrizzare l’albero.
Anzi, a dirla tutta quasi sempre in Italia i cattocomunisti più le cose andavano male e più insistevano con illusioni e provvedimenti di appesantimento economico e sociale. Per farla breve, è stato utilizzato un modello tutto loro, di libera e fuorviante applicazione del keynesismo in tutti i campi. Si è usato quindi l’intervento pubblico per modificare, distorcere e per certi versi viziare disastrosamente la realtà del sistema. Lo hanno fatto per giustificare se stessi, per mantenersi in vita, per acquisire consensi, per occupare ogni spazio, per gestire le risorse e infine, purtroppo, per illudere gli italiani, tartassarli e condizionarli.
Ecco perché ha ragione Katainen quando dice che agli italiani bisognerebbe dire la verità su tutto. Al vicepresidente della Commissione europea possiamo rispondere che nonostante ciò e nonostante sia giusto dopo decenni di esperienze negative, gli italiani la verità se la sono presa da soli. Oggi la gente non ha bisogno delle dichiarazioni del Governo, dei dati strombazzati fino alla nausea, dei titoli forzati ad hoc, per rendersi conto della verità sullo stato delle cose. Oggi gli italiani sono assolutamente in grado di vedere e capire sulla loro pelle se sia vero o meno il successo e la vittoria sulla crisi di cui l’Esecutivo parla. Basta parlare con i cittadini in giro per le strade, nei supermercati, alla fermata del bus o dal giornalaio per capire se siano convinti della ripresa e del benessere ritrovato. Basta mettersi in fila in un ufficio pubblico per svolgere una pratica, oppure in un ambulatorio per chiedere una visita, oppure a uno sportello di Equitalia per sentire i giudizi e le convinzioni della gente. Basta infine recarsi in un tribunale per registrare un atto, per capire quanto la popolazione abbia fiducia nella giustizia.
Caro Katainen, lei ha ragione, ma stia tranquillo, gli italiani oramai sulla verità sono maggiorenni e vaccinati.
Del resto non è un caso che tra i Paesi europei l’Italia sia agli ultimi posti un po’ per tutto. È l’unica nazione ad avere un apparato pubblico mostruoso, in parte inutile e nullafacente, un sistema previdenziale colabrodo e iniquo, un debito stellare e una giustizia ingiusta. È l’unico Paese, inoltre, ad avere una macchina fiscale ossessiva, cervellotica, avida e talmente opprimente da scatenare una guerra permanente fra contribuenti e amministrazione. Insomma, raramente agli italiani è stata detta la verità sulle necessità reali, sulle modifiche indispensabili, sullo stato dei conti, sulle soluzioni per raddrizzare l’albero.
Anzi, a dirla tutta quasi sempre in Italia i cattocomunisti più le cose andavano male e più insistevano con illusioni e provvedimenti di appesantimento economico e sociale. Per farla breve, è stato utilizzato un modello tutto loro, di libera e fuorviante applicazione del keynesismo in tutti i campi. Si è usato quindi l’intervento pubblico per modificare, distorcere e per certi versi viziare disastrosamente la realtà del sistema. Lo hanno fatto per giustificare se stessi, per mantenersi in vita, per acquisire consensi, per occupare ogni spazio, per gestire le risorse e infine, purtroppo, per illudere gli italiani, tartassarli e condizionarli.
Ecco perché ha ragione Katainen quando dice che agli italiani bisognerebbe dire la verità su tutto. Al vicepresidente della Commissione europea possiamo rispondere che nonostante ciò e nonostante sia giusto dopo decenni di esperienze negative, gli italiani la verità se la sono presa da soli. Oggi la gente non ha bisogno delle dichiarazioni del Governo, dei dati strombazzati fino alla nausea, dei titoli forzati ad hoc, per rendersi conto della verità sullo stato delle cose. Oggi gli italiani sono assolutamente in grado di vedere e capire sulla loro pelle se sia vero o meno il successo e la vittoria sulla crisi di cui l’Esecutivo parla. Basta parlare con i cittadini in giro per le strade, nei supermercati, alla fermata del bus o dal giornalaio per capire se siano convinti della ripresa e del benessere ritrovato. Basta mettersi in fila in un ufficio pubblico per svolgere una pratica, oppure in un ambulatorio per chiedere una visita, oppure a uno sportello di Equitalia per sentire i giudizi e le convinzioni della gente. Basta infine recarsi in un tribunale per registrare un atto, per capire quanto la popolazione abbia fiducia nella giustizia.
Caro Katainen, lei ha ragione, ma stia tranquillo, gli italiani oramai sulla verità sono maggiorenni e vaccinati.
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