Abbandonato dalle principali tribù,
il premier libico riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez
al-Sarraj e il suo governo di unità nazionale (GNA) sono in difficoltà
anche con la Compagnia petrolifera nazionale (NOC) che tiene i cordoni
della borsa degli incassi dall’export di greggio, attualmente unica
fonte lecita di valuta della Libia.
Mustafa Sanalla presidente della NOC, ha criticato il GNA per aver
deciso di chiudere il ministero del petrolio e aver tagliato la
produzione, in quello che ritiene un abuso di giurisdizione ai danni
della NOC. Sanalla ha dichiarato che al-Sarraj sta “oltrepassando la sua
autorità”, riferendosi al recente provvedimento governativo che assegna
al primo ministro (cioè a sè stesso) – e non a Sanalla – la gestione
dei contratti, degli investimenti, dei progetti e dell’offerta
petrolifera, lasciando al NOC solo un ruolo di esecutore dei piani
governativi.
Il capo della NOC ha chiesto ufficialmente di ritirare il
provvedimento con cui al-Sarraj ha cercato di incassare direttamente
proventi dell’export di greggio che attualmente la NIC gestisce dai
terminal posti sotto il controllo delle truppe di Haftar nella
cosiddetta “Mezzaluna petroliera”
Del resto Sanalla è considerato un personaggio super partes, che gode
del rispetto di tutte le parti in conflitto e che ha lavorato molto in
questi mesi per attrarre nuovamente la fiducia degli investitori
internazionali. Il tentativo di esautorarlo non si è rivelato un buon
affare per al-Sarraj, ormai sempre più isolato.
Non a caso a sostegno di Sanalla si sono espressi i cinque
ambasciatori dei Paesi con seggio permanente al Consiglio di Sicurezza
Onu, dichiarando congiuntamente che “l’infrastruttura petrolifera, la
produzione e i ricavi da esportazione appartengono al popolo libico e
devono rimanere sotto l’amministrazione della NOC. Gli ambasciatori
ritengono che l’appropriazione politica della compagnia petrolifera
nazionale sia un ostacolo alla pacificazione del Paese.
Di fatto ormai l’uomo su cui conta Roma per stabilizzare la Libia e
fermare i flussi di immigrati illegali verso l’Italia non sembra godere
più neppure dell’appoggio delle Nazioni Unite che avevano creato il suo
governo.
Foto Askanews
di redazione 31 marzo 2017
fonte: http://www.analisidifesa.it
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