Emmanuel Macron o Marine Le Pen? A meno di un mese dalle
elezioni presidenziali francesi, con il primo turno fissato al 23 aprile
e il ballottaggio al 7 maggio, la sfida finale pare essere un affare a
due, tra la leader del Front National (Fn) e l’uomo della finanza
internazionale. François Fillon, il candidato dei Repubblicani, sembra
ormai fuori gioco, così come i rappresentanti delle varie formazioni
della sinistra. Al ballottaggio, dunque, sarebbero esclusi proprio i
candidati di quelli che erano i due maggiori partiti di Francia, i
socialisti e i repubblicani eredi (solo di facciata) di un gollismo che
in realtà era tutt’altra cosa.
I sondaggi indicano un testa-a-testa tra Le Pen e Macron al primo
turno, con il netto successo dell’uomo ex Rothschild al ballottaggio. Ma
se anche i pronostici venissero confermati, per Macron non si
prospettano tempi facili. Perché a giugno i francesi saranno chiamati
nuovamente alle urne, per le elezioni legislative. E se il Fn reggerà
l’urto di una sconfitta alle presidenziali, alle politiche farà il pieno
di voti e di seggi. Mentre “l’uomo dei Rothschild” avrà maggiori
difficoltà proprio perché espressione della finanza e privo di un
partito organizzato. Le legislative potrebbero premiare anche i
repubblicani a prescindere da Fillon. E, a quel punto, la “destra
presentabile” potrebbe finalmente mettere da parte la pregiudiziale
anti-Fn per decidere di fare una vera opposizione al nuovo presidente. È
vero che la Francia è una repubblica presidenziale, ma un Parlamento
non in linea con Macron avrebbe comunque la possibilità di ostacolare la
politica dell’Eliseo.
Non solo sul fronte interno, ma anche su quello internazionale. Le
Pen e Fillon avevano in comune la simpatia per Vladimir Putin e la
Russia. Macron è molto più freddo nei confronti di Mosca. Punterà a
ripristinare l’asse con Berlino, a prescindere da chi vincerà le
elezioni in Germania. D’altronde, Parigi avrà sempre più bisogno di un
sostegno tedesco anche in sede di Unione europea. Perché i bilanci
francesi non sono per nulla in regola ed occorre che l’Europa continui a
chiudere gli occhi. Così come ha fatto sino ad ora, per evitare che
eventuali sanzioni si trasformassero in un assist per Marine Le Pen.
D’altronde il tifo per Macron da parte delle istituzioni europee è
smaccato. In Francia sono intervenuti i giudici per bloccare la corsa di
Fillon, a Bruxelles è intervenuto il voto dell’assemblea per togliere
l’immunità alla Le Pen, colpevole di aver mostrato ai francesi le
immagini girate dai tagliagole dell’Isis. Incapaci di fronteggiare i
terroristi, attaccano chi mostra i crimini dell’Isis.
D’altronde anche la finanza, francese ed internazionale, è schierata
con Macron. Con le banche che hanno negato a Marine Le Pen i
finanziamenti per la campagna elettorale mentre l’associazione degli
industriali ha già chiarito che sarà contro il Fn, accusato di essere
troppo “socialista”. Ma se è chiaro il ruolo che Macron vuole svolgere
in Europa – contro i populisti, contro i sovranisti, perfettamente
allineato a banchieri ed euroburocrati – è ancor più chiara la ricetta
che ha in mente per la Francia. Massicce dosi di liberismo, precarietà
assoluta per i lavoratori. E nessun intervento per frenare
l’immigrazione. Perché quello che Marx definiva come “esercito
industriale di riserva” è indispensabile per abbattere i salari e
ridurre i diritti dei lavoratori francesi.
Una corsa al ribasso che potrebbe avere conseguenze drammatiche in
tutta Europa. La Francia aumenterebbe la competitività nei confronti
degli altri Paesi, obbligandoli ad adeguarsi e ad inseguire Parigi sul
fronte dei tagli salariali e delle condizioni di lavoro. Ma una corsa a
perdere, perché si ridurrebbe drasticamente il mercato interno di ogni
Paese in seguito all’aumento della povertà generale. La Grecia è il
simbolo del fallimento di queste politiche. Questo, però, non interessa
alla grande finanza ed al grande capitale che controlla gli organi di
informazione che sostengono Macron. L’instabilità politica che si
prospetta nell’Esagono dopo le legislative rischia, però, di ostacolare i
piani del probabile futuro presidente e dei suoi sostenitori. Anche
perché i francesi hanno più volte dimostrato di essere capaci di grandi
mobilitazioni di piazza. Molto dipenderà dall’atteggiamento dei
repubblicani, a seconda se sceglieranno l’opposizione ferma o se
prevarrà ancora una volta la pregiudiziale anti Le Pen.
di Alessandro Grandi (*) - 28 marzo 2017
(*) Think tank di geopolitica “Il Nodo di Gordio”
fonte: http://www.opinione.it
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