" Il Polo hi-tec nell'area post Expo ? E' questo il progetto strombazzato da Renzi ? "
L’immagine dei primi novanta profughi arrivati nell’area del
dopo-Expo è la faccia di una medaglia che dall’altro lato mostra uno
struzzo con la testa sotto la sabbia. Sulla questione è in corso una
battaglia politica, con Maroni da una parte che attacca duramente la
decisione presa dal prefetto di Milano Alessandro Marangoni, lasciando
intendere che tale provvedimento sia frutto di una sorta di accordo tra
lo stesso prefetto e l’allora commissario di Expo Giuseppe Sala.
L’attuale candidato sindaco di Milano Giuseppe Sala ha prontamente
smentito. Ma come tutti sanno, una smentita è una notizia data due
volte, specialmente se a metterci il naso è Il Fatto Quotidiano che ha
prontamente pubblicato stralci di un verbale datato 13 ottobre 2015 in
cui il direttore generale Christian Malangone espone la richiesta della
prefettura di utilizzare il campo base per i profughi. Si esprime
fermamente contraria Alessandra Dal Verme, componente
del cda nominata dal ministero dell’Economia, mentre non è registrata
alcuna presa di posizione di Sala. Che però a questo punto, come minimo,
non poteva non sapere. E la riunione si conclude senza una decisione
ufficiale in merito e con la sensazione in chi legge che Sala abbia
messo la testa sotto la sabbia. Negli auspici di Matteo Renzi, il
candidato Sala doveva volare nei consensi proprio sull’effetto Expo, in
realtà la manifestazione internazionale si sta rivelando un complicato
percorso ad ostacoli disseminato di poca chiarezza, numeri non certo
buoni e ora la questione profughi conosciuta e smentita, tutti argomenti
subiti goffamente e malamente dal candidato Sala che ha dimostrato di
non avere una strategia in merito se non la difesa d’ufficio del suo
operato, non è mai riuscito infatti a dare risposte perentorie e
convincenti in chiave elettorale, finendo quasi sempre per affondare
nelle sabbie mobili delle risposte farfugliate, confuse e con molte
contraddizioni.
Ma il punto è un altro e va ben oltre la polemica politica spicciola.
Che fine ha fatto la Lombardia? Tra grida manzoniane e teste sotto la
sabbia, la regione ancora una volta dimostra di non contare nulla. Sai
che novità dirà qualcuno. Ed in effetti solo per rimanere nelle ultime
settimane, dai frontalieri ignorati alla tragicomica vicenda di
Pedemontana, tanti sono gli esempi in tal senso. Ma con la questione
profughi o presunti tali in area dopo-Expo si è raggiunta una vetta di
autolesionismo difficilmente superabile. Una umiliazione innanzitutto,
ma soprattutto la dimostrazione di non capire nulla di sviluppo, di
innovazione, di qualsiasi ingrediente un lombardo abbia presente per
uscire definitivamente dalla crisi. Expo, un investimento considerevole,
un ritorno di immagine e di business altrettanto importante, la città
che fa sistema per risorgere, una serie di progetti fattibili pronti al
lancio per il dopo e cosa fa lo Stato? Trasforma parte dell’area in un
campo base per i profughi. E nessuno sa quanti ne arriveranno nel tempo.
Una distruzione di valore mai vista ed immaginata da nessuno, una
congiura verrebbe da pensare. Si dirà, è stato assicurato che trattasi
di una soluzione tampone, temporanea, ma, come tutti sanno, in Italia
non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. E chi si fida poi,
specialmente se le rassicurazioni vengono da un parruccone di Stato nel
completo silenzio di Renzi e dei suoi colonnelli locali. Non reggono
nemmeno le motivazioni umanitarie, chi le tira fuori fa parte di quel
nugolo deleterio di buonisti pelosi con i paraocchi. Perché alla fine è
sempre Milano a doversi sobbarcare la risoluzione di problemi nazionali?
Una città tra l’altro già martoriata a sufficienza negli ultimi anni da
questo problema-emergenza, con periferie allo sbando, situazioni
conclamate di disagio ovunque, accampamenti di clandestini in ogni dove.
Cornuti e mazziati verrebbe da dire. Manteniamo il paese, siamo
depredati ogni anno di cifre folli, un residuo fiscale di oltre 50
miliardi di euro annui regalati allo spreco nazionale e ci rifilano pure
questa zavorra. E dove la lanciano? Nel bel mezzo dell’area più
pregiata della regione oggetto di progetti innovativi, scientifici,
industriali di alto valore. Non è masochismo, è uno sfregio all’area più
sviluppata del Paese, un insulto. E tutti con la testa sotto la sabbia,
quelli che hanno il potere di decidere. A Roma, non a Milano. La
vulgata a sinistra propone il solito mantra del centrodestra, o meglio,
della Lega, al governo per tanti anni ed incapace di portare risultati
epocali per il territorio. Vero sicuramente, ma ora, e da tempo
immemore, tra finti tecnici e sinistri autentici ben altri stanno
governando e di risultati in chiave lombarda non se ne vedono. Anzi,
qualsiasi provvedimento è vistosamente penalizzante. E purtroppo con
conseguenze a lungo termine. E io pago… come diceva il Principe de
Curtis.
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