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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

24/02/16

“Quando anche per morire degnamente, bisogna essere di sinistra”




Anche la morte è di destra e di sinistra. Difficile a credersi, ma è proprio così. L’ennesimo, eclatante esempio di quanto il nostro sistema politico, mediatico e intellettuale siano malati e anche un po’ perversi lo abbiamo avuto proprio nei giorni scorsi.
Umberto Eco, morto il 19 febbraio, uomo di indubbio spessore culturale, che in più di un’occasione ha dimostrato di volgersi più a sinistra che a destra, è stato e continua ad essere celebrato come un dio in terra, la cui perdita ha lasciato un’impronta indelebile nelle menti e nei cuori di  milioni di persone.
Due giorni dopo, il 21 febbraio, all’età di 91 anni si è spenta nel più assordante dei silenzi la grande Ida Magli, antropologa, filosofa, studiosa, scrittrice, fervida sostenitrice della cultura occidentale e delle radici e dei valori su cui essa si fonda. Sulla morte di Ida Magli si sono spese sì e no tre parole, mentre in onore di Umberto Eco si è innalzato un vero e proprio sipario.
Ida Magli, donna spiccia e di poche parole, non è mai entrata nelle grazie dei nostri attuali politicanti. Anzi... agli occhi della sinistra radical chic che parla politically correct ha commesso alcuni grandi, imperdonabili errori. Tipo condannare l’orda di immigrati musulmani che stanno letteralmente invadendo il nostro Paese; ritenere la classe politica italiana incapace di governare; sostenere il fallimento dell’Unione Europea e della moneta unica concepiti più come un mezzo per vessare i cittadini che un’opportunità per inserirli in un contesto più globale; etichettare come “colpo di stato” quello commesso da Napolitano nel 2011 per togliere di torno la destra al comando (eletta democraticamente); ritenere inconcepibile la condizione tuttora irrisolta dei due marò in India, e in ultimo dover ammettere la sconfitta della donna in quanto tale dopo aver passato una vita a sostenerne la parità dei diritti, e la constatazione che l’attuale mutamento sociale a favore di culture retrogade e medievali come quelle islamiche finirà per riportare indietro di cent’anni la condizione della donna, vanificando gli sforzi sinora compiuti per salvaguardarne la propria identità.
Alla luce di questo mio pensiero io credo che per ognuno di noi sia giusto poter esprimere simpatia e stima per Umberto Eco piuttosto che per Ida Magli. Quello che a me spaventa è il dover ammettere che anche di fronte alla morte, questa grande, immensa incognita della nostra vita, che fa parte della vita e da cui nessuno può sottrarsi, c’è chi distingue tra morti di serie A e morti di serie B; morti di destra e morti di sinistra.
Questa distinzione la trovo semplicemente aberrante, irrispettosa, pericolosa. Siamo in una dittatura di sinistra... inutile girarci tanto intorno. Dove non esiste opposizione, se non un ammasso di cialtroni che non vuole trovare un punto di incontro per non assumersi responsabilità. Ma a quanto pare oggigiorno chi non la pensa come la sinistra non ha diritto a nulla: nemmeno a morire in pace.

di flavia favilla - 24 febbraio 2016

fonte: http://www.lagazzettadilucca.it

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