Anche la morte è di destra e di sinistra. Difficile a credersi, ma è
proprio così. L’ennesimo, eclatante esempio di quanto il nostro sistema
politico, mediatico e intellettuale siano malati e anche un po’
perversi lo abbiamo avuto proprio nei giorni scorsi.
Umberto Eco, morto il 19 febbraio, uomo di indubbio spessore
culturale, che in più di un’occasione ha dimostrato di volgersi più a
sinistra che a destra, è stato e continua ad essere celebrato come un
dio in terra, la cui perdita ha lasciato un’impronta indelebile nelle
menti e nei cuori di milioni di persone.
Due giorni dopo, il 21 febbraio, all’età di 91 anni si è spenta nel
più assordante dei silenzi la grande Ida Magli, antropologa, filosofa,
studiosa, scrittrice, fervida sostenitrice della cultura occidentale e
delle radici e dei valori su cui essa si fonda. Sulla morte di Ida Magli
si sono spese sì e no tre parole, mentre in onore di Umberto Eco si è
innalzato un vero e proprio sipario.
Ida Magli, donna spiccia e di poche parole, non è mai entrata nelle
grazie dei nostri attuali politicanti. Anzi... agli occhi della sinistra
radical chic che parla politically correct ha commesso alcuni grandi,
imperdonabili errori. Tipo condannare l’orda di immigrati musulmani che
stanno letteralmente invadendo il nostro Paese; ritenere la classe
politica italiana incapace di governare; sostenere il fallimento
dell’Unione Europea e della moneta unica concepiti più come un mezzo per
vessare i cittadini che un’opportunità per inserirli in un contesto più
globale; etichettare come “colpo di stato” quello commesso da
Napolitano nel 2011 per togliere di torno la destra al comando (eletta
democraticamente); ritenere inconcepibile la condizione tuttora
irrisolta dei due marò in India, e in ultimo dover ammettere la
sconfitta della donna in quanto tale dopo aver passato una vita a
sostenerne la parità dei diritti, e la constatazione che l’attuale
mutamento sociale a favore di culture retrogade e medievali come quelle
islamiche finirà per riportare indietro di cent’anni la condizione della
donna, vanificando gli sforzi sinora compiuti per salvaguardarne la
propria identità.
Alla luce di questo mio pensiero io credo che per ognuno di noi sia
giusto poter esprimere simpatia e stima per Umberto Eco piuttosto che
per Ida Magli. Quello che a me spaventa è il dover ammettere che anche
di fronte alla morte, questa grande, immensa incognita della nostra
vita, che fa parte della vita e da cui nessuno può sottrarsi, c’è chi
distingue tra morti di serie A e morti di serie B; morti di destra e
morti di sinistra.
Questa distinzione la trovo semplicemente aberrante, irrispettosa,
pericolosa. Siamo in una dittatura di sinistra... inutile girarci tanto
intorno. Dove non esiste opposizione, se non un ammasso di cialtroni che
non vuole trovare un punto di incontro per non assumersi
responsabilità. Ma a quanto pare oggigiorno chi non la pensa come la
sinistra non ha diritto a nulla: nemmeno a morire in pace.
di flavia favilla - 24 febbraio 2016
fonte: http://www.lagazzettadilucca.it
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