19 Gennaio 2016
Stefano Tronconi
Sulla base delle più elementari leggi della probabilità statistica se
la gestione della vicenda marò fosse stata affidata anziché alla classe
politica italiana ad un 'nulla-sapente' che, svegliandosi ogni mattina
avesse deciso a caso la strategia da seguire nella vicenda, entrambi i
fucilieri di marina sarebbero verosimilmente già a casa da tempo
prosciolti da ogni accusa falsa ed infamante.
Invece l'hanno gestita una miriade di personaggi – politici e non – dotati di scarsa intelligenza e conoscenze, non in grado di relazionarsi a livello internazionale e afflitti dai tipici conflitti di interesse che derivano dal far parte di una casta aggrappata al potere.
Con il risultato che Salvatore Girone taglierà anche il traguardo dei quattro anni di sequestro in terra indiana pur essendo del tutto innocente.
Invece l'hanno gestita una miriade di personaggi – politici e non – dotati di scarsa intelligenza e conoscenze, non in grado di relazionarsi a livello internazionale e afflitti dai tipici conflitti di interesse che derivano dal far parte di una casta aggrappata al potere.
Con il risultato che Salvatore Girone taglierà anche il traguardo dei quattro anni di sequestro in terra indiana pur essendo del tutto innocente.
La
notizia di ieri che il Tribunale Arbitrale discuterà della richiesta di
rimpatrio per Salvatore Girone solo il prossimo 30 e 31 Marzo altro non è
che una nota a margine degli ultimi eventi già scontata. E' infatti la
naturale conseguenza del fatto che l'udienza della Corte Suprema
indiana della scorsa settimana sia andata ancora una volta a vuoto.
Aggiornandosi a fine Marzo il Tribunale Arbitrale dunque altro non ha fatto che sincronizzarsi con il nuovo calendario deciso dalla Corte Suprema indiana che ha rinviato ogni decisione a dopo le elezioni politiche che si dovranno tenere in Kerala tra fine Marzo ed Aprile (la data precisa verrà stabilita nella seconda metà di Febbraio).
Aggiornandosi a fine Marzo il Tribunale Arbitrale dunque altro non ha fatto che sincronizzarsi con il nuovo calendario deciso dalla Corte Suprema indiana che ha rinviato ogni decisione a dopo le elezioni politiche che si dovranno tenere in Kerala tra fine Marzo ed Aprile (la data precisa verrà stabilita nella seconda metà di Febbraio).
Per chi non l'avesse ancora capito, il Tribunale Arbitrale rappresenta
oggi lo scudo protettivo dietro cui ha deciso di rifugiarsi il governo
Renzi dopo aver clamorosamente 'cannato' l'intera strategia con cui ha
gestito la vicenda. Scudo protettivo gentilmente 'regalato' al governo
Renzi dall'insipienza e dalla pochezza di tutte le opposizioni politiche
oggi presenti in Italia che, in assenza di una qualsiasi strategia,
hanno continuato ad invocarlo a gran voce senza comprenderne appieno le
conseguenze.
Naturalmente, oltre che per il governo italiano, il
Tribunale Arbitrale rappresenta anche lo scudo protettivo dietro cui si
è rifugiata l'India per evitare che tutti gli abusi compiuti nei
confronti dei due fucilieri di marina venissero alla luce.
Con la sostanziale differenza che, grazie al ricorso al Tribunale Arbitrale che ha 'congelato' i termini della contesa a quanto contenuto nei documenti manipolati prodotti dalla polizia del Kerala, l'India può mantenere il controllo sugli sviluppi della vicenda, mentre all'Italia non rimane che subirli.
Il tutto con grande soddisfazione dell'India che si è trovata a poter governare con maggiore tranquillità una situazione potenzialmente esplosiva e molto imbarazzante senza dover fare alcuno sforzo.
E' stata infatti formalmente l'Italia ad avviare il procedimento arbitrale scegliendo di porre al centro della contesa gli aspetti giurisdizionali a scapito dell'innocenza dei fucilieri di marina cosicché un'ennesimo cambio di strategia dell'Italia (per quanto oggi invocato da qualche politico dell'opposizione sempre fuori tempo) a questo punto è da escludere in quanto farebbe sbellicare il mondo intero dal ridere per l'ennesima prova di incoerenza italiana.
Con la sostanziale differenza che, grazie al ricorso al Tribunale Arbitrale che ha 'congelato' i termini della contesa a quanto contenuto nei documenti manipolati prodotti dalla polizia del Kerala, l'India può mantenere il controllo sugli sviluppi della vicenda, mentre all'Italia non rimane che subirli.
Il tutto con grande soddisfazione dell'India che si è trovata a poter governare con maggiore tranquillità una situazione potenzialmente esplosiva e molto imbarazzante senza dover fare alcuno sforzo.
E' stata infatti formalmente l'Italia ad avviare il procedimento arbitrale scegliendo di porre al centro della contesa gli aspetti giurisdizionali a scapito dell'innocenza dei fucilieri di marina cosicché un'ennesimo cambio di strategia dell'Italia (per quanto oggi invocato da qualche politico dell'opposizione sempre fuori tempo) a questo punto è da escludere in quanto farebbe sbellicare il mondo intero dal ridere per l'ennesima prova di incoerenza italiana.
Data
la surreale situazione, non rimane dunque che riaggiornare le attese per
il ritorno di Salvatore Girone in Italia alla prossima udienza della
Corte Suprema indiana prevista per il mese di Aprile dopo che, grazie
anche al contributo forse determinante dell'ingenuo (per non dire altro)
sen. Nicola Latorre, la scorsa settimana le speranze sono andate
deluse.
Speranze che, val la pena ricordare, erano in primo luogo del governo italiano come ci ha informati anche Danilo Taino, ovvero l'unico giornalista italiano che sulla vicenda riceve dal governo italiano imboccate di prima mano. Ha scritto infatti Taino sul Corriere della sera del 14 Gennaio che “durante l’udienza di ieri a Delhi il governo indiano ha un po’ deluso le aspettative di Roma, presentandosi, attraverso l’avvocato dello Stato, senza dire nulla di nuovo.“
Ma come avrebbe potuto il governo indiano dire 'qualcosa di nuovo' dopo essere stato colpito il giorno precedente dal fuoco di sbarramento dell'opposizione indiana a poco più di due mesi dallo svolgimento delle elezioni politiche in Kerala e dopo essere stato messo sulla difensiva per le incaute dichiarazioni del sen. Latorre?
Speranze che, val la pena ricordare, erano in primo luogo del governo italiano come ci ha informati anche Danilo Taino, ovvero l'unico giornalista italiano che sulla vicenda riceve dal governo italiano imboccate di prima mano. Ha scritto infatti Taino sul Corriere della sera del 14 Gennaio che “durante l’udienza di ieri a Delhi il governo indiano ha un po’ deluso le aspettative di Roma, presentandosi, attraverso l’avvocato dello Stato, senza dire nulla di nuovo.“
Ma come avrebbe potuto il governo indiano dire 'qualcosa di nuovo' dopo essere stato colpito il giorno precedente dal fuoco di sbarramento dell'opposizione indiana a poco più di due mesi dallo svolgimento delle elezioni politiche in Kerala e dopo essere stato messo sulla difensiva per le incaute dichiarazioni del sen. Latorre?
In realtà è
stata un'udienza surreale quella del 13 Gennaio scorso al cui avvio
l'avvocato di parte italiana si è trovato a dover 'strisciare' di fronte
alla Corte Suprema indiana dichiarando che “le affermazioni del sen.
Latorre rappresentavano un'opinione personale e che il senatore non
faceva parte del governo italiano e che non era intenzione dell'Italia
sfidare le decisioni della Suprema Corte” (resoconto ZeeNews del 14
Gennaio).
Un'udienza surreale quella del 13 Gennaio scorso in cui
al procuratore aggiunto Pinky Anand che rappresentava il governo
indiano non è rimasto altro “chiedere un nuovo rinvio dell'udienza di
fronte alla Corte Suprema per ricevere istruzioni in merito alla
richiesta del secondo marò sotto inchiesta, Salvatore Girone, di poter
tornare a casa” (resoconto Times of India del 14 Gennaio). Si potrebbe
dire meno male che è rimasto almeno il procuratore indiano a ricordare
che il problema sul tavolo è quello del rientro di Salvatore Girone,
mentre i politici italiani sono riusciti solo a fare casino intorno
all'irrealistica possibità di un rientro di Massimiliano Latorre.
Un'udienza surreale quella del 13 Gennaio scorso, sfumata nel nulla per
colpa di una classe politica italiana, che definire lei stessa surreale
è poco. Una classe politica che non solo ha dimostrato di non essere
in grado di capire e di operare, ma neppure di starsene zitta quando il
momento lo richiederebbe.
Ma in fondo in questa vicenda dei due
fucilieri di marina accusati di un crimine da loro mai commesso tutto è
stato surreale fin dal primo giorno. Chi può dunque ancora stupirsene?
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