Il voto francese
Sette regioni ai Republicains, cinque al raggruppamento di sinistra a guida socialista
Il «solito» secondo turno, questa volta delle Regionali, frena ovunque
il Front National e premia il «fronte repubblicano» a targhe alterne.
Sette regioni di Francia sono andate ai Republicains e agli alleati
centristi e cinque al raggruppamento di sinistra a guida socialista. Il
vincitore, ai numeri, è Nicolas Sarkozy che conquista la più importante
regione, l’Ile de France, e salva François Hollande dal «record» di
poter diventare il primo presidente di Francia ad aprire le porte di una
grande istituzione ai Le Pen. Più che soddisfatto di aver impedito la
vittoria lepenista invece è il premier Manuel Valls («In un momento
grave, non abbiamo ceduto niente»), nonostante l’onta di aver costretto i
suoi a sostenere candidati di destra non proprio «moderati» pur di
stoppare il Fn. Sconfitta Marine Le Pen che in Nord-pas-de-Calais perde
appunto con il repubblicano Xavier Bertrand e Marion Le Pen che in Paca è
stata battuta da Estrorsi, così come Florian Philippot in Alsazia.
Festeggia Sarkozy per il quale «l'unità nel partito, l'unione con il
centro e il rifiuto di ogni compromesso con l'estrema destra ha permesso
questo risultato. Questi principi devono restare nostri anche in
futuro». Anche se i due vincitori dei Republicains con Marine e Marion
hanno comunque ringraziato gli elettori socialisti, legittimando
quell’union sacrée dai cui Sarko si era cercato di smarcare. A
determinare il brusco stop al Fn non solo il «patto repubblicano» ma
anche l’alta affluenza, che con il 59% ha nettamente superato la
percentuale del primo turno e si è rivelata un’arma utile in chiave
antilepenista. Contro il Front National è scattata anche la corsa alla
«procuration» nei commissariati: ossia le richieste di delega
amministrativa con cui gli elettori lontani da casa e impossibilitati a
recarsi al seggio hanno autorizzato i familiari a votare al loro posto.
Dal suo comitato di Henin-Beaumont Marine Le Pen nonostante la delusione
non ha perso lo smalto e ha rilanciato il dato sociopolitico sul quale
sta già innervando la sua campagna in vista delle Presidenziali: «Ora la
divisione non è più tra destra e sinistra ma tra i mondialisti e i
patrioti. Viva la Francia, Viva la Repubblica!», ha spiegato
sottolineando come l’alleanza «repubblicana» sia in realtà il volto
delle élite al servizio degli interessi antinazionali. Il dato che
emerge da questo secondo turno, infatti, è che per fermare il Front
National si sono dovuti unire tutti i partiti, inclusi radicali di
sinistra: un referendum che cristallizza così uno dei motivi retorici
più cari a Marine. I risultati di oggi, ha concluso il leader del Front,
non scoraggeranno «la inesorabile ascesa, elezione dopo elezione, di un
movimento nazionale» che sta dietro al nostro partito. A Marine Le Pen è
subito giunto il messaggio dell’alleato italiano più stretto, Matteo
Salvini per il quale contro di lei «hanno dovuto fare un'ammucchiata,
tutti insieme, sinistra e finta destra, socialisti e repubblicani,
banchieri e giornali. Ma ormai la riscossa delle persone perbene non la
ferma più nessuno, potranno rallentarla ma non bloccarla: grazie
Marine!».
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