Ancora una carrellata sull’ossessione malata del mondo contemporaneo contro il crocifisso: l’ultimo simbolo della spiritualità nell’occidente materializzato dev’essere rimosso, oppure oltraggiato dalla cosiddetta arte al servizio della Bestia, o al limite distrutto materialmente. Anche chi si sente lontano dal Cristianesimo deve fermarsi a riflettere.
(www.valtellinanews.it)
– Non si può dire che gli atti vandalici compiuti nel livignasco contro
alcuni crocifissi, che la devozione popolare ha collocato nel tempo
lungo le strade di montagna, abbia suscitato particolari reazioni al di
fuori dei confini comunali. E’ facile prevedere che se simili atti
fossero stati rivolti a una lapide resistenziale o, in altri contesti, a
lapidi di un cimitero ebraico, la voce della cosiddetta società civile
si sarebbe fatta sentire alta e forte.
Anche se,
fortunatamente, gli episodi vandalici sembrano riconducibili all’atto
isolato di una persona particolare, non cambia il giudizio sul fatto.
Purtroppo,
da tempo il crocifisso ha cessato di essere un simbolo di fede per
milioni di credenti per diventare oggetto di vilipendio, ostracismo,
censura. Basti un fuggevole riferimento alla cronaca recente. Al
Photolux Festival di Lucca, una mostra sponsorizzata da diverse
istituzioni pubbliche toscane, in corso in questi giorni, solo la
reazione di alcuni ambienti cattolici, sbrigativamente bollati da taluni
come “conservatori”, ha evitato, con grande dispiacere del curatore,
che fosse esposta “Piss Christ”, una fotografia realizzata da Andres
Serrano, sedicente artista statunitense, che ha immortalato un
crocifisso immerso in un bicchiere pieno della sua urina.
Negli
stessi giorni, sempre in Toscana, va registrato il contrastato
episodio, riferito da La Nazione e parzialmente smentito con formalismi
burocratico-didattici dal preside, di non portare gli alunni di una
terza elementare a visitare la mostra «Bellezza Divina» in corso a
Palazzo Strozzi, con opere di Van Gogh, Chagall e altri artisti, con la
motivazione che avrebbero potuto turbare la sensibilità religiosa delle
famiglie non cattoliche [ Vedi l’articolo di AzioneTradizionale in proposito,
ndr]. Salvo, come a Lucca, dopo le reazioni di diversi ambienti anche
non cattolici, fare marcia indietro e decidere di portare tutti i
bambini alla mostra successivamente.
Da qui in
avanti, con l’approssimarsi del periodo natalizio, oltre la morte di
Cristo sarà censurata anche la Sua nascita: sarà un profluvio di divieti
di allestire il presepe nelle scuole e in altri locali pubblici. In
questo senso si è portata avanti la giunta comunale di Madrid, guidata
dall’indignata Manuela Carmena (Podemos) che, già da fine ottobre, ha
annunciato di avere in corso lo studio di misure alternative circa la
storica collocazione del Presepe a Palacio de Cibeles, la sede del
municipio. Da noi, il primo titolo di telegiornale sull’argomento se
l’aggiudica la scuola Garofani di Rozzano che in un colpo solo ha
abolito le feste natalizie, inventandosi la “festa d’inverno” da tenersi
immediatamente dopo le irrinunciabili e “sacrosante” vacanze
natalizie, e in aggiunta ha tolto i crocifissi dalle aule, “per
uniformità con quelle che ne erano prive”, la penosa giustificazione
data.
Da ultimo
merita essere segnalata la decisione delle tre maggiori catene di cinema
britanniche, Cinemaworld, Vue e Odeon, di non proiettare il messaggio
promozionale della Chiesa Anglicana, Just Pray, in cui persone di ogni
colore ed estrazione sociale, a partire dall’arcivescovo di Canterbury,
Justin Welby, recitano il Padre Nostro.
Il
breve video doveva andare sugli schermi in occasione delle prossime
feste natalizie, ma a questo punto non sarà nella stragrande maggioranza
delle sale. E, per una volta, cristiani, musulmani e atei sono uniti
contro questa incredibile decisione.
Da troppo
tempo ormai una sana e corretta laicità è stata soppiantata da un vuoto e
autodistruggente laicismo, i cui effetti pratici e morali sono sotto
gli occhi di tutti, che ha inesorabilmente portato a una diffusa
indifferenza anche rispetto a valori fino a poco tempo addietro
comunemente condivisi. Indifferenza che spesso contagia anche le
persone di buona volontà e buon senso, che sono sì ancora la
maggioranza, spesso però una maggioranza afona, incapace di far sentire
le proprie ragione. Per questo, è forte l’esigenza che si torni,
innanzitutto, a essere testimoni coerenti dei principi professati,
capaci di intervenire, con discernimento, anche nel valutare la qualità
oggettiva di chi va ad occupare posti di responsabilità, istituzionale e
non, e , nel caso, saper stigmatizzare comportamenti discutibili in
materie delicate quali quelle che attengono il credo di ognuno. I
cittadini probi, al di là delle appartenenze o diverse sensibilità, non
solo politiche, sono chiamati sempre più a far sentire la propria vigile
presenza se vogliono veder rispettati, oltre i principi, anche i
simboli in cui si riconoscono.
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