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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

03/08/14

"Se non ci conoscete"... prendete un granchio Raduno della Folgore accusato di 'nostalgia' per una canzone che si è sempre intonata ovunque - Ennesimo scivolone dell'Anpi

antifascismo da asilo

Raduno della Folgore accusato di 'nostalgia' per una canzone che si è sempre intonata ovunque - Ennesimo scivolone dell'Anpi

"Se non ci conoscete"... prendete un granchio


Chissà se gli arditi che hanno combattuto durante la Grande Guerra avrebbero mai immaginato che una delle canzoncine che cantavano con l'ironia goliardica loro propria avrebbe, a distanza di anni, destato tante polemiche. E' bastato infatti che qualche solerte giornalista vedesse il video di un raduno della Folgore presso una caserma senese in cui militari e reduci cantano in coro “Se non ci conoscete” per scatenare una cagnara in pieno stile “dagli al fascista”. Gli scandalizzati difensori della democrazia hanno infatti immediatamente gridato allo scandalo, chiedendo che venissero presi seri provvedimenti per questo rigurgito apologetico. Come sempre (purtroppo) accade in casi simili, l'ansia di voler dimostrare fedeltà all'ideologia resistenziale ha superato la correttezza professionale, secondo cui bisognerebbe almeno documentarsi prima di scrivere.
“Sarebbe bastata una ricerchina su Google – scrive Cristiano Coccanari su Il primato nazionale – per scoprire la verità. Certo, scrivere che si tratta di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno scalpore. Alla canzone originale peraltro, sono seguite innumerevoli versioni, con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma anche una degli Arditi del Popolo”, nota organizzazione antifascista. Per non parlare di quella cantata dalle mondine emiliane: “se non ci conoscete, guardateci all'occhiello: portiam falce e martello, portiam falce e martello”. E di quella dei ragazzi che andavano in colonia, che si concludeva con “dai dai dai, combiniamo tanti guai”.
La versione fascista è quindi soltanto una tra le tante che sono state cantate prima e anche dopo il Ventennio. Come quella della Folgore, che nel testo ha chiari riferimenti alla rivalità con i fanti e all'orgoglio di appartenenza al corpo dei paracadutisti (“Se non ci conoscete guardateci dall'alto, noi siamo i paraca del battaglion d'assalto”).
Goliardia dunque. Nella migliore delle ipotesi male interpretata, nella peggiore strumentalizzata con malafede per attaccare un corpo d'elite la cui sola esistenza a quanto pare infastidisce più di qualcuno. E non da oggi: la polemica sul presunto inno fascista è infatti soltanto l'ultima di una serie di attacchi e critiche di cui la Folgore è stata fatta oggetto. E questo nonostante tutto il mondo la consideri un'eccellenza da ammirare e da imitare. Un corpo scelto che ha dimostrato, in molti scenari di guerra anche recenti (Libano, Somalia, Kossovo, Afghanistan) di essere professionalmente molto valido. E capace di affrontare rischi e perdite con un coraggio ed una dignità di cui andare più che orgogliosi.
L'Italia di oggi è però un Paese assai strano se una tale eccellenza viene addirittura messa sotto inchiesta per una canzone. Una punizione richiesta dai solilti noti, ai quali si è naturalmente accodata l'Anpi regionale Toscana, che ha richiesto provvedimenti esemplari per atteggiamenti che offendono la nazione intera con comportamenti chiaramente nostalgici. Chiude il comunicato, diffuso in questi giorni, l'annuncio che l'associazione starà sempre attenta e pronta a denunciare ogni episodio che infanga la resistenza. Come una canzone goliardica, che si conclude con una strofa anch'essa goliardica, sull'utilizzo per scopi di igiene intima di una bandiera rossa. Ove il rosso, è bene ricordarlo, per i militari è il colore della fanteria. Certo, per chi vuol leggere sempre e comunque tutto sotto la lente deformata dell'ideologia politica è tutta un'altra storia. 
 
 
Chissà se gli arditi che hanno combattuto durante la Grande Guerra avrebbero mai immaginato che una delle canzoncine che cantavano con l'ironia goliardica loro propria avrebbe, a distanza di anni, destato tante polemiche. E' bastato infatti che qualche solerte giornalista vedesse il video di un raduno della Folgore presso una caserma senese in cui militari e reduci cantano in coro “Se non ci conoscete” per scatenare una cagnara in pieno stile “dagli al fascista”. Gli scandalizzati difensori della democrazia hanno infatti immediatamente gridato allo scandalo, chiedendo che venissero presi seri provvedimenti per questo rigurgito apologetico. Come sempre (purtroppo) accade in casi simili, l'ansia di voler dimostrare fedeltà all'ideologia resistenziale ha superato la correttezza professionale, secondo cui bisognerebbe almeno documentarsi prima di scrivere.
“Sarebbe bastata una ricerchina su Google – scrive Cristiano Coccanari su Il primato nazionale – per scoprire la verità. Certo, scrivere che si tratta di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno scalpore. Alla canzone originale peraltro, sono seguite innumerevoli versioni, con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma anche una degli Arditi del Popolo”, nota organizzazione antifascista. Per non parlare di quella cantata dalle mondine emiliane: “se non ci conoscete, guardateci all'occhiello: portiam falce e martello, portiam falce e martello”. E di quella dei ragazzi che andavano in colonia, che si concludeva con “dai dai dai, combiniamo tanti guai”.
La versione fascista è quindi soltanto una tra le tante che sono state cantate prima e anche dopo il Ventennio. Come quella della Folgore, che nel testo ha chiari riferimenti alla rivalità con i fanti e all'orgoglio di appartenenza al corpo dei paracadutisti (“Se non ci conoscete guardateci dall'alto, noi siamo i paraca del battaglion d'assalto”).Goliardia dunque. Nella migliore delle ipotesi male interpretata, nella peggiore strumentalizzata con malafede per attaccare un corpo d'elite la cui sola esistenza a quanto pare infastidisce più di qualcuno. E non da oggi: la polemica sul presunto inno fascista è infatti soltanto l'ultima di una serie di attacchi e critiche di cui la Folgore è stata fatta oggetto. E questo nonostante tutto il mondo la consideri un'eccellenza da ammirare e da imitare. Un corpo scelto che ha dimostrato, in molti scenari di guerra anche recenti (Libano, Somalia, Kossovo, Afghanistan) di essere professionalmente molto valido. E capace di affrontare rischi e perdite con un coraggio ed una dignità di cui andare più che orgogliosi.
L'Italia di oggi è però un Paese assai strano se una tale eccellenza viene addirittura messa sotto inchiesta per una canzone. Una punizione richiesta dai solilti noti, ai quali si è naturalmente accodata l'Anpi regionale Toscana, che ha richiesto provvedimenti esemplari per atteggiamenti che offendono la nazione intera con comportamenti chiaramente nostalgici. Chiude il comunicato, diffuso in questi giorni, l'annuncio che l'associazione starà sempre attenta e pronta a denunciare ogni episodio che infanga la resistenza. Come una canzone goliardica, che si conclude con una strofa anch'essa goliardica, sull'utilizzo per scopi di igiene intima di una bandiera rossa. Ove il rosso, è bene ricordarlo, per i militari è il colore della fanteria. Certo, per chi vuol leggere sempre e comunque tutto sotto la lente deformata dell'ideologia politica è tutta un'altra storia.

cristina di giorgi - 03/08/2014 
fonte: http://www.ilgiornaleditalia.org

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