antifascismo da asilo
Raduno della Folgore accusato di 'nostalgia' per una canzone che si è sempre intonata ovunque - Ennesimo scivolone dell'Anpi
Chissà
se gli arditi che hanno combattuto durante la Grande Guerra avrebbero
mai immaginato che una delle canzoncine che cantavano con l'ironia
goliardica loro propria avrebbe, a distanza di anni, destato tante
polemiche. E' bastato infatti che qualche solerte giornalista vedesse il
video di un raduno della Folgore presso una caserma senese in cui
militari e reduci cantano in coro “Se non ci conoscete” per scatenare
una cagnara in pieno stile “dagli al fascista”. Gli scandalizzati
difensori della democrazia hanno infatti immediatamente gridato allo
scandalo, chiedendo che venissero presi seri provvedimenti per questo
rigurgito apologetico. Come sempre (purtroppo) accade in casi simili,
l'ansia di voler dimostrare fedeltà all'ideologia resistenziale ha
superato la correttezza professionale, secondo cui bisognerebbe almeno
documentarsi prima di scrivere.
“Sarebbe
bastata una ricerchina su Google – scrive Cristiano Coccanari su Il
primato nazionale – per scoprire la verità. Certo, scrivere che si
tratta di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno
scalpore. Alla canzone originale peraltro, sono seguite innumerevoli
versioni, con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è
vero, ma anche una degli Arditi del Popolo”, nota organizzazione
antifascista. Per non parlare di quella cantata dalle mondine emiliane:
“se non ci conoscete, guardateci all'occhiello: portiam falce e
martello, portiam falce e martello”. E di quella dei ragazzi che
andavano in colonia, che si concludeva con “dai dai dai, combiniamo
tanti guai”.
La
versione fascista è quindi soltanto una tra le tante che sono state
cantate prima e anche dopo il Ventennio. Come quella della Folgore, che
nel testo ha chiari riferimenti alla rivalità con i fanti e all'orgoglio
di appartenenza al corpo dei paracadutisti (“Se non ci conoscete
guardateci dall'alto, noi siamo i paraca del battaglion d'assalto”).
Goliardia
dunque. Nella migliore delle ipotesi male interpretata, nella peggiore
strumentalizzata con malafede per attaccare un corpo d'elite la cui sola
esistenza a quanto pare infastidisce più di qualcuno. E non da oggi: la
polemica sul presunto inno fascista è infatti soltanto l'ultima di una
serie di attacchi e critiche di cui la Folgore è stata fatta oggetto. E
questo nonostante tutto il mondo la consideri un'eccellenza da ammirare e
da imitare. Un corpo scelto che ha dimostrato, in molti scenari di
guerra anche recenti (Libano, Somalia, Kossovo, Afghanistan) di essere
professionalmente molto valido. E capace di affrontare rischi e perdite
con un coraggio ed una dignità di cui andare più che orgogliosi.
L'Italia
di oggi è però un Paese assai strano se una tale eccellenza viene
addirittura messa sotto inchiesta per una canzone. Una punizione
richiesta dai solilti noti, ai quali si è naturalmente accodata l'Anpi
regionale Toscana, che ha richiesto provvedimenti esemplari per
atteggiamenti che offendono la nazione intera con comportamenti
chiaramente nostalgici. Chiude il comunicato, diffuso in questi giorni,
l'annuncio che l'associazione starà sempre attenta e pronta a denunciare
ogni episodio che infanga la resistenza. Come una canzone goliardica,
che si conclude con una strofa anch'essa goliardica, sull'utilizzo per
scopi di igiene intima di una bandiera rossa. Ove il rosso, è bene
ricordarlo, per i militari è il colore della fanteria. Certo, per chi
vuol leggere sempre e comunque tutto sotto la lente deformata
dell'ideologia politica è tutta un'altra storia.
Chissà se gli arditi che hanno combattuto durante la Grande Guerra
avrebbero mai immaginato che una delle canzoncine che cantavano con
l'ironia goliardica loro propria avrebbe, a distanza di anni, destato
tante polemiche. E' bastato infatti che qualche solerte giornalista
vedesse il video di un raduno della Folgore presso una caserma senese in
cui militari e reduci cantano in coro “Se non ci conoscete” per
scatenare una cagnara in pieno stile “dagli al fascista”. Gli
scandalizzati difensori della democrazia hanno infatti immediatamente
gridato allo scandalo, chiedendo che venissero presi seri provvedimenti
per questo rigurgito apologetico. Come sempre (purtroppo) accade in casi
simili, l'ansia di voler dimostrare fedeltà all'ideologia resistenziale
ha superato la correttezza professionale, secondo cui bisognerebbe
almeno documentarsi prima di scrivere.
“Sarebbe bastata una ricerchina su Google – scrive Cristiano Coccanari su Il primato nazionale – per scoprire la verità. Certo, scrivere che si tratta di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno scalpore. Alla canzone originale peraltro, sono seguite innumerevoli versioni, con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma anche una degli Arditi del Popolo”, nota organizzazione antifascista. Per non parlare di quella cantata dalle mondine emiliane: “se non ci conoscete, guardateci all'occhiello: portiam falce e martello, portiam falce e martello”. E di quella dei ragazzi che andavano in colonia, che si concludeva con “dai dai dai, combiniamo tanti guai”.
La versione fascista è quindi soltanto una tra le tante che sono state cantate prima e anche dopo il Ventennio. Come quella della Folgore, che nel testo ha chiari riferimenti alla rivalità con i fanti e all'orgoglio di appartenenza al corpo dei paracadutisti (“Se non ci conoscete guardateci dall'alto, noi siamo i paraca del battaglion d'assalto”).Goliardia dunque. Nella migliore delle ipotesi male interpretata, nella peggiore strumentalizzata con malafede per attaccare un corpo d'elite la cui sola esistenza a quanto pare infastidisce più di qualcuno. E non da oggi: la polemica sul presunto inno fascista è infatti soltanto l'ultima di una serie di attacchi e critiche di cui la Folgore è stata fatta oggetto. E questo nonostante tutto il mondo la consideri un'eccellenza da ammirare e da imitare. Un corpo scelto che ha dimostrato, in molti scenari di guerra anche recenti (Libano, Somalia, Kossovo, Afghanistan) di essere professionalmente molto valido. E capace di affrontare rischi e perdite con un coraggio ed una dignità di cui andare più che orgogliosi.
L'Italia di oggi è però un Paese assai strano se una tale eccellenza viene addirittura messa sotto inchiesta per una canzone. Una punizione richiesta dai solilti noti, ai quali si è naturalmente accodata l'Anpi regionale Toscana, che ha richiesto provvedimenti esemplari per atteggiamenti che offendono la nazione intera con comportamenti chiaramente nostalgici. Chiude il comunicato, diffuso in questi giorni, l'annuncio che l'associazione starà sempre attenta e pronta a denunciare ogni episodio che infanga la resistenza. Come una canzone goliardica, che si conclude con una strofa anch'essa goliardica, sull'utilizzo per scopi di igiene intima di una bandiera rossa. Ove il rosso, è bene ricordarlo, per i militari è il colore della fanteria. Certo, per chi vuol leggere sempre e comunque tutto sotto la lente deformata dell'ideologia politica è tutta un'altra storia.
“Sarebbe bastata una ricerchina su Google – scrive Cristiano Coccanari su Il primato nazionale – per scoprire la verità. Certo, scrivere che si tratta di una canzone di epoca pre-fascista avrebbe fatto molto meno scalpore. Alla canzone originale peraltro, sono seguite innumerevoli versioni, con testo modificato. Tra queste una in epoca fascista, è vero, ma anche una degli Arditi del Popolo”, nota organizzazione antifascista. Per non parlare di quella cantata dalle mondine emiliane: “se non ci conoscete, guardateci all'occhiello: portiam falce e martello, portiam falce e martello”. E di quella dei ragazzi che andavano in colonia, che si concludeva con “dai dai dai, combiniamo tanti guai”.
La versione fascista è quindi soltanto una tra le tante che sono state cantate prima e anche dopo il Ventennio. Come quella della Folgore, che nel testo ha chiari riferimenti alla rivalità con i fanti e all'orgoglio di appartenenza al corpo dei paracadutisti (“Se non ci conoscete guardateci dall'alto, noi siamo i paraca del battaglion d'assalto”).Goliardia dunque. Nella migliore delle ipotesi male interpretata, nella peggiore strumentalizzata con malafede per attaccare un corpo d'elite la cui sola esistenza a quanto pare infastidisce più di qualcuno. E non da oggi: la polemica sul presunto inno fascista è infatti soltanto l'ultima di una serie di attacchi e critiche di cui la Folgore è stata fatta oggetto. E questo nonostante tutto il mondo la consideri un'eccellenza da ammirare e da imitare. Un corpo scelto che ha dimostrato, in molti scenari di guerra anche recenti (Libano, Somalia, Kossovo, Afghanistan) di essere professionalmente molto valido. E capace di affrontare rischi e perdite con un coraggio ed una dignità di cui andare più che orgogliosi.
L'Italia di oggi è però un Paese assai strano se una tale eccellenza viene addirittura messa sotto inchiesta per una canzone. Una punizione richiesta dai solilti noti, ai quali si è naturalmente accodata l'Anpi regionale Toscana, che ha richiesto provvedimenti esemplari per atteggiamenti che offendono la nazione intera con comportamenti chiaramente nostalgici. Chiude il comunicato, diffuso in questi giorni, l'annuncio che l'associazione starà sempre attenta e pronta a denunciare ogni episodio che infanga la resistenza. Come una canzone goliardica, che si conclude con una strofa anch'essa goliardica, sull'utilizzo per scopi di igiene intima di una bandiera rossa. Ove il rosso, è bene ricordarlo, per i militari è il colore della fanteria. Certo, per chi vuol leggere sempre e comunque tutto sotto la lente deformata dell'ideologia politica è tutta un'altra storia.
cristina di giorgi - 03/08/2014
fonte: http://www.ilgiornaleditalia.org
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