Dodici lunghissimi anni, di silenzi ed attesa; dodici interminabili anni, di richieste e indifferenza.
È
il 20 gennaio 2005 quando, il Colonnello Carlo Calcagni, ammalatosi tre
anni prima, a causa della massiccia contaminazione da nanoparticelle di
metalli pesanti derivanti dall’impiego in zone bombardate con
munizionamento contenente uranio impoverito e contratta nel 1996 in
corso di missione internazionale di pace in Bosnia, chiede al Ministero
della Difesa un risarcimento del danno biologico in via bonaria con atto
stragiudiziale.
Calcagni confidava in una transazione che potesse avvenire in tempi brevi, poiché il nesso causale tra la ragione di servizio e la sua
malattia era già stato dimostrato, accertato dalle commissioni
Medico-Ospedaliere Militari, probabilmente l’unico in possesso di un
verbale della CMO di Bari sul quale è riportato: “nel 96 il paziente ha operato in regioni belliche e verosimilmente esposto a uranio impoverito”,
poi riconosciuto dal Comitato di Verifica del Ministero dell’Economia e
delle Finanze, e successivamente attestato con decreto di
riconoscimento della dipendenza da causa e fatti di servizio dallo
stesso Ministero della Difesa.
“E
invece – afferma Calcagni – ha prevalso il silenzio ed io sto ancora
attendendo; io assieme a tanti altri colleghi che hanno riportato danni
permanenti, e a coloro che ci hanno già lasciato senza vedere la
conclusione delle pratiche in corso, condannando all’attesa di
risarcimento i propri familiari.
Dal 2005 ad oggi ho presentato una valanga di solleciti senza ricevere alcuna risposta: soltanto totale indifferenza!
Stessa
indifferenza da parte dei Presidenti della Repubblica, dei Ministri
della Difesa e dei Presidenti del Consiglio, che nel tempo si sono
succeduti, fino all’ultima lettera aperta inviata al Presidente della
Repubblica Mattarella ed al Ministro della Difesa Pinotti in data 13
marzo 2017.
In
questa indifferenza delle Istituzioni sono trascorsi dodici lunghissimi
anni, durante i quali la mia condizione di salute è inesorabilmente e
drasticamente peggiorata. Un lungo periodo quello trascorso, in cui ho
avvertito la vita affievolirsi, giorno dopo giorno, e durante il quale
ho dovuto assistere alla morte di tanti colleghi per la stessa causa… e
all’esordio di malattia di tanti altri.”
La
vicenda dell’uranio impoverito, dopo anni di silenzi e di smentite
riguardo i rischi ai quali sono stati esposti i nostri soldati, è al
vaglio della Commissione d’inchiesta che nei giorni scorsi, dopo aver
sentito il Generale Fernando Termentini, che ha partecipato a operazioni
all’estero, ha fornito un’importante testimonianza che ha portato al
deferimento alla Procura del Generale Covato.
“Io
– continua il Colonnello Calcagni – sono tra i pochi fortunati: potrei
anche non essere qui a continuare a lottare per me e per gli altri,
spesso contro un sistema che professa di tutelarci e non perde occasione
di affermare che non ci abbandona… mentre tutta questa assurda e
pericolosa attesa scatena in me… in noi… soltanto un’indicibile rabbia.
Pochissimi
sono ancora coloro che hanno ottenuto, con transazione bonaria o per
esito di cause giudiziarie contro il Ministero, il giusto risarcimento
per i danni subiti. Ma queste pratiche dovrebbero essere trattate con un
iter d’urgenza, proprio perché coinvolgono vite umane, Uomini dello
Stato che hanno reso un giuramento e lo hanno rispettato fino
all’estremo sacrificio, e che invece spesso muoiono ancor prima di
vedere la definizione della propria richiesta.
Sebbene la mia richiesta di transazione bonaria è datata 20.01.2005, non è stata presa in considerazione… mai!
In
alcune interrogazioni parlamentari sull’argomento il Ministero della
Difesa ha sempre dichiarato che non si effettuano transazioni”.
Ma
le cose stanno realmente così? Stando a quanto dichiarato dal
Colonnello la verità è ben diversa. Calcagni infatti afferma di essere
in possesso di un elenco di numerose richieste di risarcimento, tutte
successive alla sua richiesta, “le transazioni esistono: queste sono
soltanto quelle in corso e definite dal Ministero della Difesa fino al
2010”.
“Dopo tutto questo – prosegue il Colonnello –
a giugno di quest’anno, dopo ‘appena’ 12 anni e mezzo dalla mia
richiesta risarcitoria, transazione bonaria, ho ricevuto la lettera
dallo Stato Maggiore della Difesa, Ispettorato Generale della Sanità
Militare, con la quale, in appena 4 righe, mi è stato notificato che: la richiesta risarcitoria non può essere oggetto di accoglimento”.
Per
questo ancora oggi, come da tredici anni ormai… e mai mi stancherò di
farlo finché avrò voce… chiedo per me e per chi mi è accanto in questa
battaglia, per tutti i colleghi che rappresento… che il nostro Stato
smetta di mostrare indifferenza e finalmente ci rivolga il rispetto, la
considerazione e la tutela che ci sono dovuti… come Uomini e come
Servitori della Patria… di quella Patria che abbiamo Giurato di Onorare… fino alla fine…”
Gjm
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