Siamo alla paranoia ideologica virale.
Una bandiera del Secondo Reich, che era una monarchia costituzionale
ottocentesca, tenuta in caserma da un ragazzo carabiniere di vent’anni,
diventa il pretesto del giorno per gridare al Nazismo risorgente, che
non c’entra un tubo con la bandiera e con la storia del secondo Reich.
L’uso fake della storia sconfina nel delirio persecutorio.
Ma non basta.
In pieno autunno del 2017, un benemerito compagno ha scoperto una cosa
tremenda: il 20 maggio del 1924, la città di Crema conferì su proposta
della giunta locale la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.
L’orrenda scoperta ha subito compattato il valoroso popolo de sinistra
– enti, associazioni, partiti e sindaca, oltre l’ineffabile Anpi – che
ha intimato di provvedere subito a ritirare l’atto osceno in luogo
pubblico.
Togliendo la cittadinanza onoraria di Crema a Mussolini avremo finalmente un Duce scremato. Tempestivo, non c’è che dire, se ne sentiva l’urgenza, 93 anni dopo.
Ma come dice un proverbio politicamente corretto, Chi va piano va Fiano e va lontano. E’ tutta una gara in Italia per scoprire e revocare la cittadinanza onoraria al Duce in un sacco di comuni.
Pensavo a questo eroico atto di ribellione al fascismo
da parte della città cremosa mentre leggevo per il terzo giorno
consecutivo commenti, anatemi e mobilitazioni contro il pericolo
fascista dopo la sconcertante “azione squadrista” compiuta a pochi
chilometri da Crema, a Como.
La Repubblica, per esempio, ha schierato il suo episcopato
per condannare il fascismo risorgente e chiamare a raccolta
l’antifascismo eterno. Sui tg c’è stato un tripudio di demenza militante
a reti unificate. Non avevo intenzione di scriverne, mi pareva
immeritevole d’attenzione, ma la paranoia mediatico-politica non accenna
a scemare.
1) Ora, per cominciare, quell’irruzione in un’assemblea pro-migranti
non è di stampo squadrista semmai di stampo sessantottino. Gli
squadristi, come i loro dirimpettai rossi, non irrompevano per leggere
comunicati e andarsene senza sfiorare nessuno.
L’abitudine di interrompere lezioni, assemblee, lavori
è invece tipicamente sessantottina e poi entrò negli usi degli
anarco-situazionisti, della sinistra rivoluzionaria, dei centri sociali,
ecc. Gli “skin” in questione ne sono la copia tardiva, l’imitazione
grottesca.
2) Secondo, i comunicati. Trovate pure
demente e mal recitato, quel comunicato che gli impavidi neofascisti
hanno letto interrompendo la riunione filo-migranti. A me fa sorridere,
se penso ai comunicati degli anni di piombo.
Vi ricordate?
Davano notizie o annunci di assassini, accompagnavano attentati ed
erano a firma Br, Primalinea e gruppi affini. Quando penso a quei
comunicati, deliranti ma corrispondenti ad azioni deliranti e
sanguinose, trovo farsesco il remake a viso aperto di quattro fasci e
l’allarme mediatico che ne è seguito.
3) Terzo, la violenza di irrompere e interrompere.
Succede ancora, nelle università, in luoghi pubblici, verso chi non
piace ai movimenti di sinistra radicale, lgbt, centri sociali o affini. È
capitato anche a me, girando l’Italia, di trovare aule universitarie e
luoghi pubblici in cui non riesci a parlare o parli sotto scorta, tra
interruzioni, proclami e incursioni.
Di questo teppismo i giornali e i tg non ne parlano mai.
E nessuna di queste anime belle che gridano indignate al pericolo
fascista, ha mai espresso una parola di solidarietà e di condanna.
Lo dico anche al pinocchietto fiorentino
che esorta la comunità nazionale a indignarsi tutta e non solo la sua
parte politica, per l’episodio di Como, anzi per la strage virtuale: lui
non ha mai speso una parola per stigmatizzare episodi di segno opposto,
assai più numerosi e più violenti e pretende che l’Italia insorga
compatta per una robetta del genere?
Diamine, ci sono ogni giorno
storie di violenza e di morti, aggressioni in casa, e la comunità
nazionale intera deve mobilitarsi unita di fronte a un episodio verbale
così irrilevante?
In realtà, voi informazione pubblica,
voi governativi, voi giornaloni e associati, siete i primi spacciatori
di bufale o fake news. Perché prendete una minchiata qualsiasi e la fate
diventare La Notizia della Settimana, ci imbastite teoremi, prediche,
rieducazioni ideologiche, campagne e mobilitazioni antifasciste.
Se il pericolo che corrono le nostre istituzioni ha tratti così farseschi,
allora il primo pericolo è la ridicolizzazione della storia e della
democrazia da voi operata quando sostenete che sono messe a repentaglio
da episodi così fatui e marginali.
Non sapete distinguere tra una bomba e una pernacchia. E finirete spernacchiati.
MV, Il Tempo 3 dicembre 2017
di Marcello Veneziani
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