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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

17/03/15

"Je suis Dolce & Gabbana"

 

La Natura é una macchina perfetta ... noi la stiamo stuprando, violentando, offendendo in tutti i modi possibili e non ... É in atto la fine del Mondo . E non sarà stata causata da un evento catastrofico, ma dalla mano dell'uomo.

e.emme

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Ma ora nessuno dice "Je suis Dolce & Gabbana"

 

Forse l'Occidente resisterà agli estremisti islamici, ma non allo Jihad isterico della comunità LGBT, un acronimo che vuol dire lobby



La furia dell'Isis è un divertissement al confronto. In verità moriremo travolti dall'integralismo gender. 




Forse l'Occidente resisterà agli estremisti islamici, ma non allo Jihad isterico della comunità LGBT, un acronimo che, sciolto, significa Lesbo-Gay-Bisex-Trans e, unito, vuol dire lobby. Del pensiero unico. Saremo spazzati via da una sigla. È bastato, a proposito di sigle, che l'ala conservatrice del brand D&G, cioè Domenico Dolce, esprimesse un legittimo punto di vista sulla famiglia tradizionale - che lo «convince di più» rispetto agli «uteri in affitto» - e i pasdaran del politically correct e del sessualmente promiscuo hanno lanciato la loro personalissima crociata. E neppure metaforica: i fondamentalisti della fecondazione assistita hanno chiesto di boicottare una azienda, linciare verbalmente uno stilista e bruciare i suoi prodotti. E chi l'ha detto che il rogo di libri sia peggio di quello dei capi di abbigliamento? Sono entrambi prodotti della creatività e entrambi esprimono una cultura. Attenti, voi che twittate #boycottDolceGabbana a scherzare col fuoco. Sembra uno scherzo, e invece è grottesco: è da due giorni che su D&G si leggono commenti intolleranti firmati dello stesso demi-monde che ogni minuto strilla contro l'intolleranza. La libertà di espressione, quando si tratta di difendere la famiglia classica, non vale più? Se D&G sono omo, va benissimo. Andrebbero bene anche se fossero etero , ma a favore dell'utero in affitto. Se sono eretici , cioè tradizionalisti, no. E cosa faranno ora le celebrity che hanno messo in vitro l'ideologia? Non si puliranno più il seme artificiale con i foulard D&G? Altra domanda. Ma fino a poche settimane fa non eravamo tutti Charlie ? Non sfilavamo tutti a favore della libertà di espressione? Non condannavamo ogni integralismo? Tutto passato. Come i fiori secchi e i lumini consumati che restano, oggi, in Place de la République. Lo stoppino della fiaccola della libertà, a volte, è cortissimo. Si può dire, senza essere omo e senza esagerare con gli abiti slim, Je suis Dolce&Gabbana ? O la solidarietà è solo per certe categorie? La famiglia allargata sì, la Sacra Famiglia no. I gender, dovrebbero essere gli ultimi a fare distinzioni di genere. Già un hastag che boicotta qualcosa è agghiacciante. Se diventa trending topics è orwelliano. La censura - quella sì - appartiene a un pensiero arcaico. E fuori dal tempo semmai è condannare chi osa dire - a titolo personale anche se pubblicamente - libere parole su famiglia, paternità, maternità, diritti e tutele dei figli. Ecco un caso-scuola in cui il pensiero unico progressista ci rigetta nel peggior oscurantismo reazionario. Dopo è difficile distinguere chi è davvero fascista. Che noia questa dittatura del pensiero omofilo come panacea dell'umanità. Pensavamo la vicenda Barilla ci avesse insegnato qualcosa. E in effetti lo ha fatto. Che il politicamente corretto, persino in tema di figli, è capace di partorire mostri sempre peggiori.

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