“Dobbiamo ritornare padroni assoluti dei destini della nostra
nazione”. Questa è la frase emblematica pronunciata dal generale dei
paracadutisti Sergio Fucito che racchiude, in sintesi, il programma e lo
slogan del partito “Sovranità” presentato oggi a Lucca alla chiesa
dell’Alba. Nel programma del partito il termine “Sovranità” significa
appunto, avere la libertà di forgiare il proprio destino, riprendendo in
mano quelli che sono gli aspetti fondamentali di un paese veramente
libero ed indipendente: sovranità, identità e lavoro.
“Con il termine sovranità non intendiamo solo quella politica –
spiega Fabio Barsanti, coordinatore di Casapound – ma anche quella
territoriale, monetaria, energetica e militare. Il nostro governo non si
preoccupa più di rappresentare il popolo e sta svendendo l’Italia per
interessi prettamente personali”.
In una situazione di crisi molto grave, dove il paese stenta a
decollare dal punto di vista economico e si fa sempre più fatica a
trovare un lavoro, ci si aspetterebbe dalle massime autorità, almeno
l’attaccamento alla propria nazione, manifestato anche attraverso prese
di posizione a livello internazionale. “Il caso dei due marò in attesa
di giudizio in India, è un chiarissimo esempio di una non sovranità
italiana a livello mondiale – afferma Marcella Maniglia, candidata per
la Lega Nord al consiglio regionale – E’ impensabile lasciare due
militari innocenti in balìa di una nazione che non gli riconosce nemmeno
il diritto ad una difesa giusta ed un processo legale”.
Gli episodi di non sovranità italiana, che vanno da Nassiriya fino
allo scandalo Mare Nostrum, sono sfociati naturalmente e per vie
parallele nei programmi politici di Salvini, di Casapound e ora in
quello di Sovranità, e hanno contribuito, ad aumentare l’interesse di
queste formazioni politiche, verso il caso dei marò Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone. “Sono l’esempio della totale dedizione alla patria
che non viene ricompensata”.
Queste le parole di Sergio Fucito, che spiegano lo stato d’animo di
un ex paracadutista nei confronti dell’ingiustizia verso i due militari.
Per spiegare al meglio questo controverso caso dal punto di vista
storico e sociale, è stato invitato alla conferenza stampa Fabio
Ruberti, ex ufficiale della marina e uno dei massimi esponenti nel campo
della subacquea tecnica, il quale ha lavorato per oltre dieci anni in
India.
Attraverso alcune slide, Ruberti propone uno racconto trasversale di
quella che è la situazione indiana dal punto di vista storico, sociale e
politico. “E’ una vergogna far giudicare ad un paese a costituzione
mafiosa, come l’India, due ufficiali del nostro paese – spiega Ruberti –
Io ho dovuto convivere, per lavoro, con quella che è la condizione
sociale indiana e vi posso assicurare che c’è un livello di corruzione
enorme, ramificato in ogni strato sociale. Il processo ai marò è una
farsa, ci sono le prove e il governo italiano non vuole intervenire”.
Le prove in questione sono state esposte dal famoso perito
giudiziario Luigi di Stefano, il quale ha seguito tutto l'iter
processuale dei due fucilieri e ne ha dimostrato l'innocenza. “Ci sono
tanti fatti che invaliderebbero completamente il processo indiano, a
partire dalla negazione dei diritti alla difesa fino ad arrivare
all’occultamento delle prove con l’affondamento del peschereccio
incriminato – spiega di Stefano – Ma a parte i processi completamente
incivili della magistratura indiana ci sono prove concrete che
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono vittime di
un’organizzazione di colpevolezza italiana, messa in piedi dalla guardia
costiera indiana”.
L’argomentazione del perito giudiziario parte dall’incongruenza degli
orari di attracco della nave italiana, Enrica Lexie, al porto di Kochi,
con quelli della morte dei pescatori, fino ad arrivare alla non
corrispondenza delle misure balistiche dei proiettili trovati durante
l’autopsia, nel corpo dei pescatori indiani, con le misure dei
proiettili usati dai due militari italiani. Un’arringa di non
colpevolezza molto chiara e concisa, che non lascia spazio ad ulteriori
repliche, sicuramente i due soldati si sono trovati, loro malgrado, in
una controversia tra forze ed interessi molto più grandi di loro.
L’ultima beffa verso l’Italia e i sui militari, arriva pochi giorni fa
con il rinvio a luglio dell’inizio del processo, ennesimo affronto ad un
paese che non riesce o non vuole imporsi.
di nico venturi- 15 marzo 2015
fonte: http://www.lagazzettadilucca.it
Nessun commento:
Posta un commento